Lo sappiam bel Signorino
Tirammo i sassi al calessino
Ed allor tu l’hai giurato
Sarà l’oltraggio vendicato
Chi è partito per la guerra
Per avere la sua terra
Al ritorno si è trovato
Solamente decorato
Qui comando da cent’anni
Sempre oziando tutti gli anni
Mantenendo solo cani
E fregando i paesani
C’è il governo che finanzia
E il frutteto qui si spianta
Con la legna ci guadagna
Taglia tutto e grano pianta
E la terra avevan chiesto
Per le case popolari
Le risposta è data presto
Un fortino dei più rari
Posso fragole piantare
Più lavoro potrei dare
Ma le pioppe qui ci pianto
E a ramengo io vi mando
C’è la lotta sul contratto
Col gendarme do lo sfratto
Il mio campo me lo sfrutto
Se non posso brucio tutto.(dalla “Canzone del Signorino” del 1975)
Oggi, in poco più di due chilometri quadrati si concentrano festival, mercatini, sagre, opportunità sportive, turistiche, culturali ed enogastronomiche. Vanta un festival di tutto rispetto, il Bundan Celtic Festival, il Mercatino dell’Antiquariato, la pluricentenaria Sagra dell’Anatra, l’Osservatorio Astronomico, tre agriturismi, tre chiese, la Rocca e la Casa dell’Ariosto, appartenuta al figlio del sommo Poeta, che oggi ospita il Museo Civico Archeologico G. Ferraresi. E’ capolinea della Destra Po, una ciclopista lunga 120 chilometri, e posto sulla “Strada dei Vini e dei Sapori”.
La documentazione e le testimonianze raccolte hanno dato vita ad un “Archivio della Memoria”, un mix tra una biblioteca e un archivio storico, all’interno di Casa Ariosto, e hanno ridato vita, grazie ad una mostra, al “Gorilla Quadrumano”, un’attività di animazione teatrale, musicale e culturale voluta fortemente dal Centro Etnografico Ferrarese e supportata dall’Università di Bologna, che ha coinvolto nel 1975 tutto il paese e ha raccontato con scene, scritti, filastrocche, fantocci, la leggenda dell’uomo selvatico. L’intento fu quello di provare a valorizzare una parte del territorio provinciale che ancora non era attirato dai flussi turistici (rispetto alla zona litoranea già in pieno sviluppo), facendo leva sul Grande Fiume e sulla sua direttrice. Al termine della mostra è stato riproposto parte dello spettacolo che venne messo in scena negli anni ’70, con gli ex attori del DAMS.
La fase di documentazione è servita poi per strutturare alcune proposte di itinerari turistici, realizzare segnaletica turistica aggiuntiva, una guida cartacea del borgo e un sito web di progetto www.stellatamate.it.
Passeggiando tra i vicoli, nel brusio proveniente dalle case, tutti si sono nutriti di profumi provenienti dalle finestre aperte, hanno condiviso momenti di festa con la gioia di chi esplora e scopre un’umanità sconosciuta, ma che ancora c’è. Un po’ di coscienza si è fatta largo e speriamo che davvero l’amministrazione comunale e la neocostituita Pro-Loco possano continuare a presentare questo borgo come un luogo ideale per una vacanza scandita dai ritmi lenti e rilassanti, nonché un punto di partenza per visitare i territori che lo circondano attraverso percorsi naturalistici, cicloturistici, enogastronomici e culturali.