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Teatro Comunale di Ferrara
14 Ottobre 2022 - 7 Novembre 2022
Mostra “Manifesti strappati” di Giulio Piazzi
“Il tempo passa, il teatro resta” con Manifesti Strappati. Dal 14 ottobre visibile a Teatro la mostra fotografica di Giulio Piazzi. L’esposizione fotografica inaugura venerdì 14 ottobre alle ore 19.45. Sarà visibile nell’atrio del Teatro Comunale di Ferrara fino al 7 novembre (in concomitanza delle aperture del teatro al pubblico per gli spettacoli in cartellone).
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I manifesti hanno vita breve, durano il tempo di uno spettacolo. Attraverso l’occhio dell’artista Giulio Piazzi, con la mostra Manifesti strappati, però, riprendono vita, raccontando un’ulteriore storia. L’esposizione fotografica – allestita nell’atrio del Teatro Comunale di Ferrara, inaugura venerdì 14 ottobre alle ore 19.45, e rimarrà visibile fino al 7 novembre (in concomitanza delle aperture del teatro al pubblico per gli spettacoli in cartellone). L’attività è realizzata grazie al contributo concesso alla Biblioteca della Fondazione Teatro Comunale dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura.
Il pensiero di Piazzi, nella realizzazione di questo progetto, è che “il tempo passa, il teatro resta”. Alcuni anni fa, venuta meno la possibilità di compiere alcuni viaggi anche per nutrire la sua passione per la fotografia, ha dovuto rivolgersi a soggetti più vicini, accessibili, a portata di “obiettivo”. “È stato così che ho scoperto l’infinito mondo dei manifesti della mia città: affissi e strappati in modo casuale, in quell’ultimo stadio della loro vita, lacerati e offesi dal tempo e dai passanti, emergevano tracce di visi, gesti ed espressioni che costituivano la sopravvivenza dei loro messaggi ormai quasi cancellati – racconta Piazzi -. L’incontro con il Teatro Comunale di Ferrara – vera bolla di cultura, educazione, rispetto e cortesia – ha fatto emergere un “serbatoio” di manifesti relativo alle rappresentazioni passate. I manifesti del Teatro, che provengono in gran parte dal deposito delle copie in esubero, non gridavano più il loro messaggio originario, ma la loro voce si era fatta più sommessa e sofferta, incrinata da pieghe, graffi, sfregi. E così li ho ritratti, dando loro un’ultima occasione”.
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