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Consorzio Factory Grisù
1 Dicembre 2019 ore 17:00
Inshallah Italia – Inaugurazione e Dibattito
MOSTRA FOTOGRAFICA
di Tommaso Migani e Selene Magnolia
INIZIO H 17:00
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APERITIVO BENEFIT CON BUFFET
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PRATICHE DI SOLIDARIETA’ DAL BASSO: dialogheranno gli ospiti Gianni Belletti – Emmaus Ferrara
Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi – Linea D’ombra
Adrian Knopfel – Cadus Berlino
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LIVE
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DJSET
presentazione della mostra fotografica e reportage sul tema delle migrazioni internazionali verso l’Europa lungo la rotta Balcanica.
il viaggio compiuto in tandem per scoprire le realtà di questa crisi migratoria e l’esperienza di chi ha fatto volontariato sul campo.
l’impegno delle associazioni e di chi ogni giorno si prodiga per aiutare le persone in difficoltà.
aperitivo benefit
live acustico dei TAULANT
DJset FUFF & IVI, YORG
Introduzione
Muri, filo spinato, respingimenti violenti, il flusso di migranti lungo la Balkan Route non si è mai fermato e ogni giorno uomini, donne e bambini sono costretti a vivere in condizioni disumane.
Inshallah Italia è una mostra fotografica di Selene Magnolia e Tommaso Migani, i loro scatti rispondono alla lontananza dall’attenzione mediatica sulla situazione della rotta balcanica, per portare il nostro sguardo sui migranti, i volontari, gli attivisti che non si arrendono di fronte alle contraddizioni delle politiche Europee, riaffermando ogni giorno i valori della libertà e della solidarietà.
Nell’agosto del 2019 Tommaso, con l’aiuto dell’amico Giulio, ha intrapreso un viaggio in tandem per realizzare un reportage fotografico. Partendo da Gorizia, ha attraversato le montagne della Slovenia arrivando a Zagabria; diretto verso il confine serbo è giunto a Sid, paese di frontiera dove tanti uomini e donne vivono in strada, in case abbandonate o nei boschi, con l’ostilità dei locali e delle istituzioni. Durante questa prima fase del viaggio ha conosciuto gli attivisti di No Name Kitchen, un’organizzazione spagnola che fornisce pasti caldi, assistenza sanitaria, beni di prima necessità e assistenza legale per denunciare gli abusi e monitorare le violenze sui confini.
In Bosnia è passato per Tuzla, città di transito per molti migranti diretti a Bihac, uno dei punti di partenza per quello che chiamano “the game”, il gioco, cioè il tentativo di raggiungere l’Europa. “The Game” avviene viaggiando di notte nei boschi, tra le mine antiuomo inesplose della guerra nell’ex Jugoslavia e il rischio di abusi da parte della polizia; la maggior parte l’ha già provato, chi una, chi cinque, chi venti volte, rimandato indietro scalzo, senza soldi e con il telefono spaccatogli in testa. Questo muro di gom!a è “the game”. L’ultima tappa è stata Velika Kladusa, cittadina bosniaca scelta come punto di partenza perché prossima alla Croazia, dove i migranti trovano una polizia sempre meglio equipaggiata: droni, elicotteri, rilevatori di calore e i cittadini croati che sono pronti a guadagnarsi la taglia che pende sulle loro teste.
All’interno di questo viaggio fotografico attraverso i Balcani, si apre uno spin off che intende approfondire la realtà, specialmente sotto il punto di vista delle problematiche di tipo medico, a Sarajevo, in Bosnia. Città situata lungo la rotta migratoria balcanica, Sarajevo è da anni uno dei punti di sosta di innumerevoli vissuti che cercano di raggiungere una terra sicura, caratterizzato da insufficienza di infrastrutture, mancanza di assistenza, ostilità. Sarajevo è inoltre notoriamente il punto di ritorno della maggior parte dei migranti che vengono respinti e abusati dalle autorità di confine nei loro tentativi di proseguire il viaggio, e diventa così bacino di raccolta di speranze e disperazioni.
CADUS, una NGO tedesca che da 5 anni è impegnata in missioni di interventi medici in contesti di emergenza, recentemente in Siria e in Iraq, è stata operativa a Sarajevo con una clinica mobile e un team medico nel 2018 e fino alla fine dell’inverno del 2019. Attraverso il proprio lavoro, ha consentito l’accesso a cure e assistenza medica a migliaia di persone alle quali il sistema sanitario del paese ha spesso chiuso le porte davanti. Il lavoro di CADUS non si è limitato soltanto a fornire competenti e tempestive cure mediche in questo contesto di emergenza, ma intende da sempre denunciare la situazione politica e diffondere ciò che, tramite il lavoro sanitario, gli attivisti hanno conosciuto e condiviso con i propri pazienti.
A Sarajevo, la maggior parte delle persone arriva a piedi e riparte a piedi, in viaggi di settimane e per centinaia di chilometri. L’esposizione fotografica, oltre a mostrare il lavoro degli attivisti, rappresenta soprattutto questo, i vissuti, un ritratto senza volto di tante individualità in lotta per la propria vita, in fuga attraverso il gelo.
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Selene Magnolia è un’attivista e fotogiornalista freelance che, dopo essersi avvicinata al mondo della fotografia, ha studiato alla British Academy of Photography, ha vissuto a Londra e ora a Berlino. Il suo background, nato nel contesto dell’attivismo, caratterizza molto il suo lavoro oggi, che si concentra su tematiche di giustizia sociale, diritti umani, antropologia, femminismo, danno climatico e industria alimentare. Etica e solidarietà sono le fondamenta salde del suo lavoro e l’approccio ai progetti documentaristici si basa sulla ricerca antropologica, sullo scambio e sullo slow journalism. Recentemente, Selene ha partecipato a missioni di soccorso nel Mediterraneo, ha operato nel contesto della cosiddetta crisi migratoria sull’isola greca di Lesbo e ha preso parte alla missione di CADUS a Sarajevo durante lo scorso inverno.
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