Nasce il Comitato in memoria di Aldro. Per la verità, per la giustizia, perché non accada mai più
Martedì, 18 Marzo 2025 - 99 anni fa nasceva Dante Bighi, grafico pubblicitario

Nasce il Comitato in memoria di Aldro. Per la verità, per la giustizia, perché non accada mai più

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A settembre saranno passati 20 anni da quella notte un po’ troppo buia che ha lasciato una cicatrice evidente sulla storia della nostra città. Ad alcuni non sembra vero, altri invece li sentono tutti addosso, questi 20 anni.

Quella notte, quattro agenti accorciavano la vita di Federico Aldrovandi, e poco dopo, una squadra di persone con il cuore spezzato, capitanata da quella forza della natura che sono Patrizia e Lino (i genitori di Federico), cercava di spostare il riflettore più potente su una verità scomoda per una giustizia universale. Federico non tornerà, ma il suo tragico epilogo può essere una nuova vita per qualcun altro.

Tante cose sono successe in questi 20 anni, tutte guidate dalla mano salda dell’Associazione Federico Aldrovandi. Convegni, divulgazione, manifestazioni, sostegni, interventi, tornei, ma soprattutto – ricordiamo tutti – concerti così urlati da spostare la città: l’Associazione ha messo l’anima in tutto questo, dallo sforzo emotivo, all’organizzazione e al relativo investimento economico. 

Nel 2014, Patrizia Moretti, mamma di Federico, ha lasciato la presidenza dell’Associazione ad Andrea Boldrini, uno dei migliori amici di Aldro. Andrea ha tenuto premuto l’acceleratore fino al concertone del 2018, quello con Lo Stato Sociale e il compianto Paolo Benvegnù, tra gli altri, ai Bagni Ducali. A luglio 2019 l’ultima ‘festa di compleanno’, al Solito Festival di Sonika, e poi Patrizia ha fatto un altro passo indietro, e con lei la sua energia.

Foto di Claudia Guido dalla pagina di Facebook Federico Aldrovandi

Un passo indietro così giustificato e gentile che l’Associazione lo ha accolto con la massima comprensione. Conclusa la vicenda giudiziaria che le aveva dato un obiettivo nell’infinita tristezza, e quella forza così incredibile da farla diventare un modello, Patrizia ha voluto tornare a vivere la sua famiglia, a elaborare un lutto così duro nella sua intimità; ha voluto smettere di trattenere le lacrime ogni volta che dal palco del grande concerto risuonava il nome di Federico. Il ringraziamento a quei ragazzi che le sono sempre stati vicini si è trasformato subito nell’incoraggiamento a non fermarsi senza di lei; e Andrea, Matteo, Nicola, Pietro e gli altri non l’hanno fatto.

Il loro modo di ricordare Aldro è cambiato da quella sentenza, ma resta ancora così chiaro l’affetto, un dolore che ha una nuova forma, e quel senso di giustizia per il quale non hanno mai smesso di lottare.

A quasi 20 anni da quella notte, è nata una nuova forma di ricordo, collettiva e accogliente, attiva e battagliera; è nato il Comitato Federico Aldrovandi 2005-2025 con lo scopo di ricordare Aldro, sempre, ma anche tutte le altre vittime di un sistema ingiusto.

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Ho incontrato Andrea e Matteo simbolicamente all’Ippodromo, perché mi raccontassero qualcosa in più su questo nuovo Comitato.

Dalla pagina Facebook Federico Aldrovandi

Andrea, sono passati 20 anni: cosa è successo in tutto questo tempo? Cosa è cambiato e cosa resta?
Di lui resta un ricordo indelebile, per i familiari e gli amici; sicuramente resta l’impatto sociale della storia, resta la battaglia per la verità e la giustizia. È stata una lunga strada, prima con la richiesta di un processo giusto contro i quattro poliziotti indagati, e poi con quello che è venuto dopo: il tentativo di costruire una rete di tutti i casi analoghi, tutti i casi di malapolizia in Italia.
E cosa è cambiato? Sicuramente l’approccio verso queste storie. Quello di Aldro è stato il primo caso social se così si può dire; i suoi genitori per far emergere la vicenda fondarono un blog che diventò virale in pochissimo tempo e trovò un sacco di sostegno su tutto il territorio nazionale, dall’associazionismo, a singoli cittadini preoccupati per per quello che era successo. Nonostante una diffusione così importante, sia grazie al blog, che alla stampa locale e nazionale, la sensibilizzazione sul caso, che ha creato un precedente giuridico, non ha portato a quello che speravamo. Le nostre richieste rispetto agli interventi delle forze dell’ordine non sono state ascoltate – nemmeno quando erano condivise con Associazioni come Amnesty -, dalla notifica del numero identificativo sulle divise, alla dotazione della bodycam; 

Oggi, il caso di Ramy a Milano ci dimostra che sia molto più facile rendere una storia di cronaca virale, anche grazie alla diffusione sul web di registrazioni di liberi cittadini; così come sembra più facile avere accesso alle telecamere fisse nei quartieri e divulgare i video dell’accaduto. Ma è anche altrettanto facile cadere subito nel dimenticatoio; e sicuramente non c’è una volontà, da parte dei governi che in questi 20 anni si sono succeduti, di dare più garanzie al cittadino che subisce un normale fermo delle forze dell’ordine.

Ci sono cose che avreste fatto diversamente in questi anni o siete soddisfatti del percorso che hai costruito con l’Associazione sulla vicenda?
Andrea: Il percorso che abbiamo affrontato prima come comitato e poi come associazione è stato lungo e faticoso, ma grazie a tutte le persone che ci hanno aiutato e sostenuto, siamo riusciti ad arrivare fino a qui. Abbiamo raggiunto traguardi importanti a livello mediatico, sociale e giuridico. Credo che tutti gli obiettivi che ci eravamo posti inizialmente siano stati raggiunti e che, onestamente, non si potesse fare di più. Siamo consapevoli del fatto che Federico non ci sarà mai restituito, ma tutto ciò che è accaduto in questi vent’anni dimostra che la sua storia continua a essere raccontata.
Il fatto che di Aldro si parli ancora oggi, dopo due decenni, e che sia conosciuto anche da persone che all’epoca non erano ancora nate, è la prova di un percorso lungo e faticoso, soprattutto dal punto di vista emotivo. Ma è stato anche un percorso condiviso, vissuto insieme a tante persone. E proprio per questo non smetterò mai di ringraziare chi ci ha sempre sostenuto. Penso ad esempio alle curve, che sono ambienti trasversali, con un pubblico variegato: in ogni città, ovunque ci sia una tifoseria organizzata, la bandiera di Federico è sempre presente.

Matteo: In realtà, è ovvio che, guardando al passato e al percorso che abbiamo fatto, sia facile dire che si poteva fare meglio in alcune cose. Però, con il senno di poi, è sempre più semplice giudicare. Non eravamo abituati a fare questo tipo di cose, ci siamo trovati dentro quasi per caso: è stato un percorso che nasceva su un terreno inesplorato. Grazie all’aiuto di persone che ci sono sempre state accanto, abbiamo imparato anche dai nostri errori. E, alla fine, devo dire che sono contento, soprattutto perché il riscontro che abbiamo avuto a livello nazionale è stato enorme. Non ricordo eventi che non abbiano visto una partecipazione significativa, sia fisicamente che virtualmente. Per questo posso dire di essere complessivamente soddisfatto di ciò che siamo riusciti a costruire’.

Foto dii Sara Tosi

Che ruolo ha avuto l’Associazione per voi e per il percorso di sensibilizzazione?
Andrea sorride: A livello personale, l’Associazione ha significato molto per me. Avevo vent’anni anch’io in quel momento e, in un certo senso, siamo cresciuti insieme. In questi vent’anni, è sempre stata parte della mia vita e mi ha dato tanto, soprattutto in termini di valori e consapevolezza. Mi ha permesso di portare avanti, attraverso un percorso condiviso e democratico, una richiesta di giustizia basata su principi fondamentali in cui credo profondamente. Poi, l’Associazione ha avuto un ruolo fondamentale anche in tutti i casi di abuso successivi a quello di Federico. Con il precedente legale che abbiamo contribuito a creare, è nata una comunità solida e coesa attorno a questa vicenda. Un punto di riferimento concreto per chi, purtroppo, si trova a vivere esperienze di mala gestione da parte delle forze dell’ordine, che si tratti di un fermo amministrativo, di una perquisizione o di qualsiasi altro evento che, in teoria, dovrebbe rientrare nella normalità.

Matteo: L’Associazione ha contribuito a creare maggiore consapevolezza su vicende purtroppo frequenti. Il caso di Aldro non è stato il primo e, tragicamente, non è stato nemmeno l’ultimo. Tuttavia, ha rappresentato uno spartiacque, perché ha acceso i riflettori su questioni che fino a quel momento erano rimaste in ombra. Chi si è trovato a vivere esperienze simili ha sempre saputo di poter contare su di noi, su Patrizia, su Lino e su chi, prima di lui, aveva già dovuto affrontare queste situazioni. Credo che l’eredità più grande di questo percorso sia proprio la maggiore consapevolezza: sapere come muoversi, cosa aspettarsi e a chi rivolgersi. Affrontare da soli un sistema così grande e potente come lo Stato è durissimo. Purtroppo, non tutti i casi hanno avuto esiti anche solo vagamente positivi. In queste vicende, non esiste un vero lieto fine. Tuttavia, almeno oggi c’è una maggiore comprensione di certe dinamiche e si è più consapevoli di come affrontarle. A volte ci sono verità che non vengono dette apertamente, ma che, in realtà, gridano forte la loro esistenza.

Dalla pagina Facebook Federico Aldrovandi

Cos’è dunque il Comitato e cosa farà in memoria di Aldro in questo 2025?Quest’anno, dopo cinque anni di pausa dell’Associazione Federico Aldrovandi, come amici abbiamo deciso di rifondare questo comitato per ricordare Federico, perché dopo vent’anni era giusto farlo. Ma non vogliamo limitarci a una semplice commemorazione. Vogliamo anche riflettere su dove siamo arrivati in questi anni, su quanto è stato fatto e, soprattutto, su come vogliamo andare avanti. Perché, a quanto pare, per alcuni aspetti si sta tornando indietro. La trasparenza che cercavamo continua a mancare e dobbiamo capire come proseguire nella richiesta di giustizia.

La scelta è nata anche dalle sollecitazioni di associazioni, gruppi e singoli che, in questi anni, ci hanno sostenuto e hanno lottato al nostro fianco. L’obiettivo è organizzare una serie di iniziative affinché il ricordo di Aldro venga mantenuto vivo nel modo più capillare e trasversale possibile.

Abbiamo già in programma diverse attività con le varie associazioni e gruppi: dibattiti, iniziative sociali, eventi musicali e sportivi. Trattandosi di una data così significativa, vogliamo fare in modo che se ne parli il più possibile. Abbiamo deciso anche di adottare un nuovo logo: un simbolo che accompagnerà e rilancerà tutte le iniziative che porteremo avanti.
Lanciamo anche un appello: chiunque voglia organizzare iniziative, anche al di fuori di Ferrara, su tutto il territorio nazionale, è il benvenuto. Siamo disponibili a collaborare con chiunque, perché, essendo un gruppo ristretto di amici, per il momento le energie a disposizione sono limitate. Il nostro obiettivo è coinvolgere il maggior numero possibile di realtà, partendo da chi c’è sempre stato, ma aprendoci anche a chiunque voglia partecipare. Perché questa battaglia non riguarda solo noi, ma tutta la cittadinanza e, in fondo, l’Italia intera.

Foto di Sara Tosi

Matteo, quale momento di ‘ricordo’ tra quelli degli anni passati pensi che lui avrebbe apprezzato di più?

Beh sicuramente quelli musicali, perché la musica per noi era tutto in quel momento. In effetti sono stati anche gli eventi più importanti e che abbiamo sempre cercato di organizzare a cadenza regolare perché erano il modo migliore per ricordarlo. E di conseguenza, sicuramente gli eventi musicali non mancheranno nemmeno quest’anno. In un percorso di questo tipo, tutto quello che resta è sempre prezioso; tutti quelli che restano sono importanti, per conservare un ricordo necessario, e il Comitato si presenta con le parole giuste: ‘In memoria di Federico. Per la verità. Per la giustizia. Perché non accada mai più’.

Dalla pagina Facebook Federico Aldrovandi

MORE INFO:
Per ulteriori informazioni e per consultare il calendario dei prossimi eventi, il Comitato invita a visitare la pagina Instagram del Comitato Federico Aldrovandi 2005-2025.

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