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Jazz e cicchetti: quindi com’è questo nuovo Zuni?

Le polemiche per il nome, una scelta tra ristorazione e musica dal vivo: siamo andati a curiosare nel nuovo locale

Esiste parecchia mitologia su ciò che rimane nei luoghi disabitati: la più dolce è forse l’immagine dei nerini del buio immaginati da Hayao Miyazaki in “Il mio vicino Totoro”, imperdibile film di animazione del 1988. Questi nerini si formano infatti quando un luogo viene abbandonato, dall’unione di polvere e fuliggine e scappano immediatamente appena qualcuno di nuovo entra nella casa: in sostanza la proteggono, per quel tempo che serve tra una vita e l’altra.

Devono essercene stati parecchi dentro quel posto che era Zuni, chiuso da diversi anni e che da qualche settimana è tornato ad essere un locale, con lo stesso nome ma un proprietario diverso.

Una scelta che ha fatto decisamente rumore, indubbiamente: perché per diversi anni, dal 2000 in poi Zuni è stato il punto di riferimento di una certa comunità di persone che l’avevano un pò fatto diventare una seconda casa. Un angolo di città dove concerti, cineforum, mostre e molto altro confluivano in un luogo orgogliosamente alternativo. Tanto che si sentiva a casa chi ci andava spesso ed estraneo chi non lo frequentava mai: piacesse o no, era insomma un luogo con una personalità ben definita, come raccontava Listone Mag in questo articolo del 2014.

Però il tempo passa e oggi di Zuni ce n’è uno nuovo: per capire da dove arriva, come mai abbia scelto di riproporre quel nome e cosa vuole diventare siamo entrati nel locale a pochi giorni dall’inaugurazione, per capire qualcosa in più.

Gli interni del nuovo Zuni

Il nuovo proprietario si chiama Mauro Rolfini, che lo gestirà insieme alla moglie Rita. “Per capire come arriviamo a Zuni oggi, bisogna risalire a quando ho cominciato a suonare, una cosa che faccio da anni e anni e che non ho mai potuto esprimere con la mia attività imprenditoriale.” – spiega Mauro. “Il mio paese di origine è Lagosanto, dove ho cominciato a lavorare con mio padre nella pescheria comunale del paese e che è diventata in quel paese prima e a Ferrara poi l’esperienza di Pronto Pesce. Un servizio che voleva portare in Italia un’idea vista all’estero, di cottura immediata del pesce fresco acquistato in negozio. Da Lagosanto abbiamo poi aperto il primo punto vendita dentro l’Ipercoop il Castello, e l’attuale attività in via Eva e Adamo.

Mauro ci racconta che parallelamente a questo percorso imprenditoriale è nata però un’altra passione: la musica. Anni di studio, concerti e un paio di lauree, una in chitarra e jazz, l’altra in clarinetto e basso, strumenti che mostra con un certo orgoglio dentro ad un armadio nella piccola stanza dietro il palco, dove si gestisce l’impianto sonoro del nuovo Zuni. Si, il palco è ancora al suo posto! (ma sarebbe difficile posizionarlo altrove).

Sul palco del nuovo Zuni

“Queste due passioni, pesce e musica, le ho assemblate di nuovo in questo contenitore: quando l’ho acquistato e annunciato che si sarebbe chiamato Zuni c’è stata un pò di perplessità. Ho telefonato ai vecchi gestori del locale, che si erano dispiaciuti che io avessi deciso di riproporre quel nome. È un tema che comprendo ma mi piaceva l’idea che loro avevano già messo in campo nella loro esperienza: sicuramente ho capito che Zuni è una tribù (il nome originario deriva proprio da una Tribù dell’America Centrale, ma era anche il nome del cane di Maurizio Camerani, uno degli artisti che lo aprì nel 2000) però in questo senso diventa una tribù chiusa.
Io penso che alla tribù possano appartenere tutti, senza che qualcuno ne abbia la prerogativa. In più, in ogni caso avrei dovuto annunciare che avrei aperto un locale “nell’ex Zuni”, il nome sarebbe rimasto nell’aria, che io lo volessi o no… E se tu credi che quello che passa poi scompare sbagli, niente scompare semplicemente. L’unico modo che avevo per dichiarare questa mia idea era avere un posto mio, e potendo aprire questo locale, che altri nomi avrei dovuto usare? Inventare un Vision, uno Stone, un Controcorrente? Ho preferito mantenere quel nome e dargli la mia visione.”

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Dunque cosa sarà questo nuovo Zuni? Rolfini prosegue: “È un progetto culturale e a questo tengo molto: sono quarant’anni che suono, anche all’estero, a Parigi, Amsterdam, ho fatto un workshop a Berlino, ho sempre dovuto spostarmi per poter fare la mia proposta e ad oggi, a Ferrara, non c’è uno spazio per questa visione. Le strutture che ci sono non danno spazio all’improvvisazione, perlomeno non a quella che intendo io: ad esempio in quella che è la dinamica del jazz, c’è un musicista che si muove sul tessuto sonoro mosso dagli altri strumenti che suonano, mentre l’improvvisazione è vera e propria libertà, è qualcosa di diverso. È il cercare di trovare un equilibrio e un dialogo tra i musicisti, che possa essere ascoltabile e piacevole”.

Mauro racconta di infiniti tentativi per portare la sua idea di musica, ma senza successo: senza critiche ad altre realtà cittadine negli anni non è comunque riuscito a trovare un luogo dove inserirsi. Quindi l’idea sarà quella di affiancare una cicchetteria di pesce a una solida programmazione artistica.

Dal vecchio bancone con gli alcolici alla vetrina con il pesce

“I musicisti sono selezionati da me e dal mio direttore artistico Francesco Salmaso. Il mercoledì si farà il mercoledì del salmone, una serata quindi controcorrente: ci saranno sul palco alcuni musicisti che proporranno quindici, venti minuti con una proposta in via di conclusione ma ancora non finita, una prova dal vivo, per testare i brani di fronte ad un pubblico. Finite le esibizioni tutti i partecipanti scriveranno il proprio nome in un biglietto, tireremo un dado e i due numeri che usciranno suoneranno, pura improvvisazione. È una esperienza che ho fatto ad Amsterdam e che ho trovato bellissima.”

“Il venerdì sarà dedicato ai jazzisti a km zero, musicisti della città o poco oltre, mentre il sabato sarà dedicato agli artisti con materiale già pubblicato. Rimangono il martedì e il giovedì, che potrebbero essere integrati con dj set e workshop: dipenderà molto dalla risposta del pubblico.”

Zuni appare già oggi molto diverso: Mauro ci mostra l’impianto audio, curato maniacalmente con tanto di materiale fonoassorbente alle pareti, per consentire sia qualità che dialogo tra le persone. Differente anche negli intenti dal passato, quando l’acustica era più artigianale e fracassona. Via i divanetti e le riviste di musica internazionale ora ci sono eleganti lampadari e luci curate, dall’aria un po’ lounge: come una abitazione, quanto può cambiare un luogo in base a chi lo vive, nonostante i muri siano gli stessi…

Tea for two

E questi cambiamenti avvengono in una città che da allora è comunque molto cambiata, le persone sono diverse, molte esperienze in auge appena dieci anni fa sono concluse e altre nuove si sono affacciate. Forse la cosa più importante è che i nerini del buio se ne siano andati via da quel posto, da quelle memorie: il silenzio non serve a nessuno, se non ai ricordi. Mentre in questo nuovo Zuni c’è voglia di dare voce ad un’idea musicale ed è un presente onesto, che merita di poterci provare, messi da parte i dissapori su un nome che ha una storia di tutto rispetto: Mauro in fondo ha superato i sessant’anni, prima di poter avere una sua voce.

Forse possiamo dire che c’è una nuova tribù in città.

MORE INFO:
Social, menu e proposte musicali di Zuni si trovano qui.
Se volete fare un salto a vederlo di persona, Zuni è da sempre in via Ragno, 15 a Ferrara.

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