Le Mura di Ferrara: guardiane che abbracciano la città
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Le Mura di Ferrara: guardiane che abbracciano la città

Tra passato e presente, un patrimonio Unesco da conoscere e valorizzare
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Avete presente quella sensazione di essere cullati dalla natura e sentirsi in pace con il mondo? Beh, è proprio ciò che trasmettono le Mura di Ferrara. Le Mura della nostra città, silenziose e forti, antiche e maestose, racchiudono in un protettivo abbraccio il cuore pulsante di Ferrara. La loro nascita affonda le radici nel periodo medievale, ma la forma attuale che presentano è il risultato di modifiche avvenute nei secoli successivi. L’eco della loro storia, ancora oggi, risuona ogni volta che le percorriamo, perché ogni pietra sussurra un passato dei cavalier, l’arme e gli amori, di cui ci parlava il sommo poeta Ludovico Ariosto.

I nove chilometri, che un tempo erano all’incirca tredici, scrutano il cammino di chi li percorre e custodiscono meravigliosi segreti. Proviamo a svelarne qualcuno.

Foto Pierluigi Benini per inferrara.it

Le prime tracce di fortificazioni a Ferrara risalgono al VI secolo, quando i Bizantini eressero delle difese per proteggere un importante traghetto fluviale. Con l’aumento del traffico sul Po e la necessità di salvaguardare un secondo traghetto, nel X secolo furono aggiunte nuove strutture difensive, questa volta realizzate da Tedaldo di Canossa, figura di spicco dell’epoca. Un secolo dopo, con la costruzione della nuova cattedrale a nord rispetto alla basilica di San Giorgio originaria, le mura iniziarono ad assumere una funzione più strategica, delimitando il nuovo centro urbano.

Fu infatti con l’arrivo della dinastia degli Estensi nel XIII secolo che Ferrara vide la costruzione di un vero e proprio sistema di mura cittadine. Nel XIV secolo, con l’espansione dei possedimenti della famiglia, Ferrara subì numerosi assedi e attacchi da parte di rivali politici. Questi fattori spinsero alla costruzione di fortificazioni più moderne. Gli Estensi si avvalsero della consulenza di ingegneri e architetti, alcuni dei quali provenienti da altre corti italiane, per potenziare e ampliare le Mura.

Uno tra questi fu il celeberrimo Biagio Rossetti, architetto del 1400 conosciuto tra le altre cose per aver progettato e sviluppato il piano regolatore di espansione a nord della città, che includeva una serie di interventi innovativi. Rossetti introdusse un piano di ampliamento e riorganizzazione delle mura cittadine, utilizzando un approccio che univa necessità difensive e miglioramenti urbanistici, ispirandosi ai principi di difesa avanzati dell’epoca e applicando i nuovi canoni di fortificazione che prevedevano l’uso di bastioni e fossati.

Foto Pierluigi Benini per inferrara.it

Rossetti progettò una nuova cinta muraria, con bastioni angolari che fornivano una migliore protezione contro gli attacchi, ma anche una maggiore funzionalità ed una migliore estetica per la città. Ferrara era dotata di una struttura difensiva molto solida, con una doppia cerchia di mura e una serie di torri e porte fortificate che proteggevano l’accesso alla città. Le strutture non erano solo un sistema di difesa contro gli assalti esterni, ma anche un segno di potere e prestigio della potente famiglia degli Estensi, che voleva ribadire la sua autorità sulla città e sui suoi territori. A causa dell’espansione di Ferrara e l’aumento della popolazione, nel corso del XIV secolo furono realizzate modifiche e ampliamenti alle Mura: le porte principali di accesso alla città vennero protette da fortificazioni mentre la cinta muraria si espandeva per includere i nuovi quartieri che si stavano sviluppando.

Con il passare dei secoli, le Mura di Ferrara persero gradualmente la loro funzione difensiva, soprattutto dopo che Ferrara divenne parte dello Stato Pontificio alla fine del Cinquecento e divennero progressivamente meno necessarie dal punto di vista militare, e così, la loro importanza strategica venne piano piano a scemare.

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Cartolina d’epoca che riproduce un’incisione di Andrea Bolzoni del 1747

Sebbene la città fosse stata sotto il controllo della famiglia d’Este per secoli, nel 1598 la città passò infatti sotto il controllo papale, come parte di un accordo che segnò la fine del dominio degli Estensi su Ferrara. All’inizio del 1600 venne quindi costruita la Fortezza di Ferrara su ordine di Papa Paolo V.

I lavori durarono ben dieci anni e vennero affidati a Giovan Battista Aleotti, che fu nominato architetto della Fortezza della città, per poi essere portati a termine da Pompeo Targone, ingegnere che visse a cavallo dei due secoli. Oltre duecentocinquant’anni di storia e la fortezza venne rimessa in discussione con l’arrivo delle truppe napoleoniche: nel 1859 iniziò la demolizione della struttura, ma la fine definitiva avvenne con la nascita del Regno d’Italia.

Giuseppe Chittò Barucchi (Ferrara 1817-1900), La fortezza di Ferrara, ante 1860; olio su tela, cm 46 x 80

Se oggi le Mura sono ciò che sono è però sicuramente anche grazie al restauro degli anni Ottanta del secolo scorso. Già dagli anni Sessanta e Settanta iniziarono a svilupparsi iniziative di tutela del patrimonio artistico, naturale e culturale. Il restauro di Ferrara negli anni Ottanta fu una delle operazioni di conservazione e valorizzazione più significative, permesso anche grazie ai finanziamenti FIO (Fondi Investimenti Occupazione) del Ministero dei Beni Culturali.

Si diede avvio al “Progetto Mura” e vennero riportate alla luce più di duecento postazioni per artiglieri e fucilieri, inoltre, le torri, i bastioni ed il fossato che avevano subito danni, furono oggetto di interventi di consolidamento per garantire la loro stabilità. Anche alcune delle porte storiche della città, come la Porta degli Angeli e la Porta Romana, furono restaurate per ripristinarne la bellezza. Le porte erano sempre servite come accesso alla città, ma anche come punto di controllo di merci e viaggiatori. Quella più prestigiosa fu, ed è ancora oggi, la Porta degli Angeli, attraverso la quale entravano in città gli ospiti più illustri. Questa porta, alla fine del Cinquecento, fu attraversata dall’ultimo duca Cesare d’Este per lasciare Ferrara, restituita allo Stato Pontificio.

Restauro delle mura negli anni ’80. Archivio Paolo Ravenna
Baluardo della Montagna durante il restauro negli anni ’80. Archivio Michele Pastore

Di notevole importanza fu anche la pianificazione per la fruizione pubblica, infatti vennero creati percorsi pedonali, piste ciclabili e aree verdi attorno alla fortificazione che oggi sono popolate quotidianamente dai ferraresi nel tempo libero. Nel tempo l’importanza delle mura è stata riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO nel 1995, per il loro valore storico e architettonico. Oggi la cinta muraria è perfettamente conservata in gran parte del suo tracciato, con manutenzioni e restauri continui che cercano di preservarne l’assetto originale, con la possibilità di percorrerla a piedi o in bicicletta.

Baluardo della Montagna – da Wikipedia

A proposito di piedi e biciclette, Ferrara è la città delle biciclette per eccellenza. La bici è la compagna perfetta e più amata dai ferraresi, e quando le sue ruote attraversano le strade delle Mura, la pedalata si fa leggera, e il cuore anche.

Per noi ferraresi doc, la domenica mattina significa solo una cosa: passeggiata sulle Mura. È così pittoresca la domenica lassù… sembra che, nelle belle giornate di ogni stagione, il sole risplenda di più ed i colori degli alberi siano illuminati dalla luce calda della mattina. In particolar modo d’autunno, le foglie degli alberi frondosi, prima di cadere, assumono una colorazione più variegata possibile. Le loro tonalità vanno dal rossastro, all’arancione, al giallo acceso.

Foto Pierluigi Benini per inferrara.it

D’inverno, l’aria, che sa di terra, si fa fresca e la luce si tinge presto del colore della sera. Nei mesi più freddi la nebbia diventa protagonista della nostra città: tutto si trasforma in paesaggio malinconico, tranne le Mura. La nebbia sfuma i suoi orizzonti e ogni elemento naturale si perde in un sogno sconosciuto. Questa fitta nuvola che gioca a scherzare con il visibile e l’invisibile, con noi ferraresi, vince a mani basse.

Foto Eugenio Ciccone

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