Sulla Nuova Ferrara del 7 gennaio ho letto una notizia curiosa. Che l’edicola davanti al Duomo fosse in vendita da qualche tempo già lo sapevo, ma con grande sorpresa apprendo ora che il titolare vuole convertirla… in una piadineria. In particolare l’articolo spiega:
Da ventun anni gestisce l’edicola Duomo in corso Martiri della Libertà, e da ventun anni le sue giornate cominciano con una levataccia alle 4 del mattino per essere pronto ad aprire alle 5.30. Un ritmo che Sergio Tracchi ora spera di poter cambiare. E se il tentativo di vendere l’edicola finora non è approdato al risultato sperato, sta prendendo forma un piano B: convertire la rivendita di giornali e riviste in una piadineria.
[…] A incoraggiarlo, continua Tracchi, anche «il grande interesse che c’è attorno al cibo e alla ristorazione…»
È chiaro che l’attività di un’edicola sia ogni mese che passa più insostenibile e debba reggersi su altri tipi di entrate (gadget per bambini, figurine, souvenir, gratta e vinci…) visto che di giornali se ne stampano e vendono sempre meno. Dove “sempre meno” ormai è un mantra che si ripete da vent’anni ma ha assunto numeri talmente notevoli che gli effetti sulla società si stanno infine vedendo davvero: leggiamo di meno, capiamo di meno, abbiamo meno strumenti per comprendere come va il mondo e dunque per fare scelte consapevoli in materia di consumi, ma anche e soprattutto politiche ed economiche.
Ne avevamo parlato qui, era il 2021, nel frattempo altre edicole hanno gettato la spugna, molte sono state del tutto rimosse e ne resta traccia solo nello zoccolo di cemento che occupavano. Il fotografo Ulrich Wienand ne ha fotografate parecchie negli ultimi anni, e appena pochi mesi fa una sua mostra alla Biblioteca Bassani registrava con rammarico la loro scomparsa.
Mi spiace sapere dunque che anche quei pochi presidi culturali che rimangono oltre a biblioteche e librerie vogliano convertirsi nell’ennesimo baracchino da aperitivi e pranzi veloci, inseguendo le tendenze di tantissimi centri storici italiani. Andiamo in centro ormai solo per parcheggiare e mangiare da qualche parte: se il commercio al dettaglio è in crisi vittima di catene apri-e-chiudi uguali in ogni città, compaiono invece come funghi posticini per mangiare. Abbiamo decine di pizzerie, hamburgherie, pokerie, susherie e simili, siamo pieni di posti dove riempire la pancia ma vuoti di quelli dove riempire il cervello.
Ma un’edicola è prima di tutto un avamposto culturale, un luogo dove si diffondono informazioni, conoscenza, idee, non è solo una rivendita di quotidiani e giocattolini. È commercio ma anche informazione, è un luogo da custodire gelosamente, a maggior ragione se si trova nel luogo di maggior passaggio della città, in piazza, di fronte alla Cattedrale, dove la totalità dei turisti passano ogni giorno.
Io se avessi un’edicola come quella la farei diventare un punto di riferimento per i cittadini e per i turisti, un luogo dove informare, incontrarsi, diffondere idee. Un luogo che possa ancora vendere libri e giornali ma accuratamente selezionati e presentati con cura.
Per i ferraresi farei un punto informativo su qualunque iniziativa viene organizzata in città, un posto dove avere orari, cose da fare, appuntamenti, depliant e brochure per chi ancora le produce. Cosa c’è da fare oggi? Passo in edicola a vedere, a parlare, a chiedere. Poi organizzerei degli incontri: mettiamo dieci sedie li davanti sul marciapiede durante la bella stagione, presentiamo libri, intervistiamo persone, suoniamo qualcosa, allestiamo piccole mostre d’arte, facciamo circolare le idee e confrontiamoci. Le prime volte saremo in dieci, poi venti, poi la gente starà in piedi per seguire interessata se la voce si sparge abbastanza. Parliamo di cultura, di musica, di politica, di persone che hanno delle buone idee e siano d’esempio per tutti. Insomma un po’ quello che prova a fare nel suo piccolo questo magazine, ma di persona e in pieno centro, dove le persone possono capitare anche per caso.
Per i turisti, senza pretese di volersi sostituire all’ufficio turistico, un’edicola diventerebbe un punto informativo su quello che potresti scoprire di una città ma ancora non sai: il consiglio di un local, la dritta per mangiare una cosa precisa, per comprare qualcosa di tipico, un’idea su come occupare un’ora libera prima del treno, una mezza giornata se piove, una chicca da amico ad amico su qualcosa che nelle guide turistiche non trovi. Sei venuto per il Castello e i Diamanti? E io ti propongo il Brindisi e via Zemola. Cercavi il Duomo e Schifanoia? Io ti suggerisco un negozietto di artigianato locale imperdibile e dove bere un ottimo caffè. Un buongiorno e benvenuto in città con il sorriso.
Non so quanto costi davvero un’edicola, quali vincoli abbia, cosa si possa e non possa fare, ma forse se può diventare una piadineria c’è margine per poterci fare tante cose. Chissà se qualcuno sarebbe davvero interessato ad una simile attività… se anche voi pensate che sia una buona idea e soprattutto se il signor Tracchi leggendo queste righe si convincesse a non aprire la sua piadineria allora beh, fatemi un fischio e parliamone seriamente. Molliamo tutto e (ri)apriamo un’edicola in centro nel 2025.
Un’idea meravigliosamente naif e assurda che magari funziona.
L’idea è carina, ma ci vedo un’enorme complessità di sostegno economico. A quel punto il lavoro di una persona non basterebbe più in quanto oltre a dover vendere gli articoli che già vende si dovrebbe sobbarcare anche di tutto l’impegno organizzativo di questo tipo di impostazione e della successiva produzione.
È vero, e in effetti si tratterebbe di un’attività da gestire in più persone. Tieni conto inoltre che non sarebbe un’edicola normale piena di giornali ma una selezione di proposte e un hub informativo in primis, quindi un luogo più votato ad eventi e ad ospitare mostre, temporary shop, artigianato, incontri e libri. L’attività di vendita canonica di un’edicola sarebbe ridotta e prevarrebbe quella organizzativa.
Ciao a tutti, l’idea è carina ma ci vedo una grandissima complessità lato economico.
A quel punto una sola persona non basterebbe più, in quanto oltre a dover vendere gli articoli già presenti si deve caricare degli aspetti organizzativi e dei costi di produzione di tutti gli eventi.
La piadineria certamente porterebbe più fatturato ma non credo possa migliorare la vita del Sig. Tracchi.
Io lo farei diventare un Pop-up showroom per marchi di abbigliamento, prodotti locali, ma anche mostre artistiche, così da poter in un qualche modo mantenere anche, in parte, una sua tradizione di luogo in cui si dispensa cultura.
Cioè quello che fanno qui: https://www.instagram.com/edicolaerno
Altro modello interessante e assolutamente commerciale 🙂