È raro che il festival di Internazionale parli di Ferrara, nonostante abbia casa a Ferrara: giusto e normale per un evento che ha come titolo “un weekend con i giornalisti da tutto il mondo”. Eppure accade, ad esempio quando una storia ferrarese diventa una storia nazionale (lo splendido podcast Rumore, che ricostruisce la vicenda di Federico Aldrovrandi, di cui abbiamo parlato qui).
E quest’anno, all’interno del programma, nella sezione Mondoascolti che si interessa di podcast e audiodocumentari, c’è un incontro per presentare “I fantasmi della Bassa”, un progetto del collettivo Cumbre – Altre Frequenze. Sarà il primo giorno del festival, venerdì 4 ottobre.
È un podcast ma lo consideriamo quasi più un audio documentario: parla di diverse vicende di Ferrara e del suo territorio, storie meno note rispetto magari all’eccidio del 1943 o ad altri eventi tragici molto più presenti nel racconto cittadino. Un racconto che si concentra in particolare sugli anni tra il 1919 e il 1922 del Novecento ferrarese, quelli del biennio rosso socialista che diede il via all’arrivo del fascismo nelle campagne e poi in città, con l’ascesa di Balbo e Mussolini. Un tema che fa da sfondo anche al recente romanzo di Dario Franceschini, presentato pochi giorni fa a Ferrara.
A guidarci nella scoperta di questo podcast e del lavoro di ricerca storica svolto c’è Giacomo Locci, uno degli autori del progetto.
Sicuramente una bella emozione finire all’interno di un evento così prestigioso.
Assolutamente: la rassegna è curata storicamente da Jonathan Zenti (uno dei padri del podcast in Italia) che nei mesi scorsi aveva già recensito il nostro lavoro all’ interno di Mondo, il podcast quotidiano di Internazionale. Con Zenti ci conosciamo ma arrivare all’interno del programma del festival è una bellissima e inaspettata emozione.
Che percorso storico traccia il podcast?
Per raccontare quella storia siamo partiti da prima, necessariamente abbiamo dovuto guardare ai fatti accaduti nel nostro territorio dalla seconda metà dell’Ottocento. Nelle cinque puntate, di circa mezz’ora l’una c’è il racconto di Ferrara e della provincia, in particolare approfondendo quanto accaduto nel territorio che va dalla città fino al mare (il basso ferrarese). E di come quei luoghi e quegli anni siano stati importanti per la storia italiana, nei passaggi che hanno poi spianato la strada a Mussolini dopo la prima guerra mondiale.
L’idea del progetto è di Cinzia Romagnoli e Rita Bertoncini che lo hanno presentato a Legacoop: l’idea era di realizzare un videodocumentario, un podcast e poi alcuni incontri nelle scuole.
Per quanto riguarda il nostro podcast l’input di tutto il lavoro è stata la lettura del libro “M” di Antonio Scurati, dove il territorio ferrarese fa da sfondo a tante vicende che saranno snodi fondamentali per la storia italiana. E la voglia di indagare queste storie vengono anche da un elemento che ho notato: nel ferrarese c’è un diverso approccio alla provincia rispetto alle mie origini. Io vengo da Pisa, dove nel fine settimana è normale uscire dalla città per scoprire le realtà circostanti, mentre nella provincia ferrarese è la provincia che tende a venire in città. Ci sono queste aree dimenticate, fuori dal racconto e dal patrimonio comune, trovo che sia importante andarle a riscoprire e raccontare.
Il secondo spunto è nato partecipando ad un intervento pubblico della storica Antonella Guarnieri sull’eccidio della Certosa, coinvolgendola come persona esperta a partire dai suoi studi sulle dinamiche delle campagne ferraresi nell’Ottocento. Da questi due elementi e dal progetto di Legacoop Estense sulle memorie delle Case del Popolo nasce il podcast che abbiamo realizzato.
Che persone avete coinvolto e quali sono state le fonti principali?
Purtroppo oggi la fonte diretta non esiste più: siamo nel 2024 e chi è ancora in vita può avere al massimo il racconto indiretto dai propri genitori o nonni. Ad esempio Dante Leoni, 104 anni, l’unico intervistato che avesse non memoria diretta ma almeno direttamente tramandata, sentita con le proprie orecchie dai propri familiari. Per raccontare invece la stagione delle bonifiche, di quando certi territori della provincia erano ancora territori completamente allagati e selvaggi, abbiamo sfruttato il lavoro dello scrittore Wu Ming 1, che si sta occupando da tempo del racconto dei nostri territori. E di come da quelle basi possiamo capire anche i futuri cambiamenti che potrebbero avvenire con il cambiamento climatico in atto.
Abbiamo poi cercato storie locali, come quella del paese di Filo o a quella di Natale Gaiba, uno dei primi assassini ad personam del fascismo, approfondito con la tesi di una studentessa universitaria, Anna Chendi, un elemento utile anche per portare esperienze di studio e non solo di memoria. Una grande lezione che ho imparato lavorando a questo podcast è che esiste differenza tra memoria personale e memoria collettiva: io pensavo coincidessero, ma alla prova dei fatti non si è rivelato vero.
Da queste basi abbiamo cercato di comprendere e raccontare come mai Ferrara fosse la capitale dei braccianti, un territorio socialista legato alle Case del Popolo, veri e propri centri culturali frequentati dalla classe operaia, alle camere del lavoro e al partito stesso. Ferrara nel 1919 è infatti la provincia più rossa d’Italia (alle elezioni il partito Socialista avrà il 75% di preferenze sul territorio, con una vetta del 95% a Berra).
Che tipo di racconto ci possiamo aspettare da questo podcast?
Abbiamo seguito la linea del tempo. Nel primo episodio si parte dalle bonifiche, dall’800 si arriva poi ai grandi scioperi tra la fine dell’800 e la prima guerra mondiale, guerra che abbiamo volutamente un pò tralasciato visto che non era possibile trattarla in breve, e poi c’è il focus tra il 1919 e il 1922, un episodio all’anno, a grandi linee. Un aspetto interessante è che nonostante parliamo di un secolo fa, ci sono stati dei collegamenti con il presente: ad esempio mentre montavamo il materiale è accaduta la precettazione dello sciopero da parte del ministro Salvini nel novembre 2023. Noi raccontavamo la storia di scioperi di quindici, diciannove giorni consecutivi nel territorio ferrarese, storie in cui i braccianti mandavano i loro figli in altre zone dell’Emilia-Romagna perché non avevano, letteralmente, da mangiare. Nel podcast c’è questa storia dove i bambini da Filo e da altre zone dell’argentano venivano messi sui treni per andare a mangiare da altre famiglie nei centri abitati più grandi.
In queste zone della provincia ferrarese molta memoria si è persa, per quello abbiamo chiamato il podcast “I fantasmi della Bassa”, c’è poco racconto, esistono persino poche targhe, pochi segni di quelle che erano le Case del Popolo e in alcuni casi Case del Fascio in seguito. A noi sembrava qualcosa da ricordare a tutti i costi. La sfida è stata quella di raccontare un territorio e un periodo lungo, una sfida più complessa rispetto ad altri progetti che raccontano un singolo fatto.
Dobbiamo ringraziare le persone che ci hanno fatto entrare nelle loro case, le persone incontrate al bar, come a Rovereto dove abbiamo ricostruito le vicende di un ragazzo di 18 anni ucciso durante l’assalto di Medelana, cercando di recuperare ricordi tra le persone più anziane. Volevamo avere più voci nel podcast e dentro c’è sicuramente quella storica di Antonella Guarnieri ma anche quella narrante di Francesca Caselli, che avevamo conosciuto durante un’esibizione con il coro delle mondine di Porporana.
Parlavi di un collegamento con la realtà di oggi, in cosa invece hai trovato differenze tra il racconto di quella provincia di Ferrara e oggi?
Nel podcast ci sono elementi di un tessuto sociale dove c’erano ancora spazi perché nascessero attività da vivere collettivamente. Oggi viviamo vite diverse e non siamo noi i braccianti, raramente siamo proprietari di terre. Oggi i braccianti sono pakistani, indiani, vengono da paesi lontani e questo fa sì che alcune lotte quasi non sembrino più nostre e le sentiamo meno. Si è persa quella forza di aggregazione, di carità, di socialità che scaturisce dalle storie che abbiamo raccontato.
Appuntamento al festival di Internazionale allora! E se qualcuno si fosse innamorato del formato audio, c’è un corso di podcast in partenza…
Sì, assolutamente: sarà alla Biblioteca Bassani, la presentazione è il 12 ottobre e sarà una occasione in cui spiegare, ma soprattutto provare a realizzare concretamente un progetto come questo e mettere le mani su quello che vuol dire realizzare un podcast.
Ascolta qui sotto il primo episodio del podcast “I Fantasmi della Bassa”
MORE INFO:
La pagina del progetto “I fantasmi della Bassa” con l’ascolto integrale del podcast e tutti i materiali
Il sito ufficiale di Cumbre – Altre Frequenze
Il programma del Festival di Internazionale