All’inizio di agosto, nel corso dell’esame degli emendamenti al DdL Sicurezza nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, tra le diverse proposte di modifica è stata approvata quella che impone il divieto totale di consumo (e ovviamente vendita) di prodotti a base di quella che è comunemente chiamata “cannabis light” . Ovvero quella con una percentuale di THC (il principio attivo, ovvero quello che può dare effetti sul corpo umano) così bassa da risultare non psicoattiva. In altre parole, scienza alla mano, quella che non ha effetti sull’organismo, per spiegare il quadro con chiarezza.
Nelle ore seguenti all’emendamento si sono alzate diverse voci in città, tra cui quella della Società Agricola Maison83, una importante realtà in provincia di Ferrara, per denunciare la possibile distruzione di un intero settore che, secondo i dati, occupa oltre undicimila persone in Italia.
Il post di Maison83:
Alle 4:00 della mattina il governo ha fatto passare (attaccato alla legge decreto sicurezza) l’equiparazione della canapa light con la cannabis stupefacente. Sono 6 anni che io e i miei soci investiamo in questo settore. Abbiamo investito poco meno di un milione di euro nel territorio copparese […] e oltre un altro milione di euro sono stati versati nelle casse dello stato fra IVA e tasse dalle nostre aziende. In questi anni, abbiamo avuto 30 fra dipendenti e affiliati che fra ottobre e dicembre di quest’anno si troveranno senza lavoro, se il DDL sicurezza passerà come è ovvio visto che il governo ha la maggioranza. Abbiamo collaborato con clienti in tutta Europa e avviato partnership internazionali con aziende cinesi e californiane; da ottobre tutti questi sacrifici saranno il più totale NULLA. In questi anni abbiamo subito discriminazioni da gran parte delle forze dell’ordine perché, con la presunzione di pensiero che coltiviamo canapa, ci hanno sempre controllato come se avessimo qualcosa di illegale da nascondere. Cosa che ovviamente non è così e lo dimostrano gli oltre 10 processi aperti a carico mio e dei miei soci. Senza parlare di tutti i kg che ci hanno sequestrato preventivamente (ho perso il conto ma sicuramente più di 200) e che, sebbene regolari, non ci hanno mai restituito. Questo non vuole essere un post politico ma un post liberatorio e informativo.
Questo l’allarme lanciato sul web nei primi giorni di agosto, ma oltre a questa importante azienda quali ulteriori impatti ci potrebbero essere tra le attività ferraresi? Nella nostra città esistono diversi punti di rivendita di prodotti legati alla canapa, sorti negli ultimi anni dopo la legge del 2016 che aveva liberalizzato questo settore, peraltro in un territorio storicamente legato alla coltivazione della canapa per vari scopi.
Nonostante il desiderio di restare anonime, le persone con cui abbiamo parlato confermano la preoccupazione: “se passa l’emendamento non esiste nessuna possibilità di sopravvivenza del settore. Certamente è vero che ci sono prodotti terzi legati alla coltivazione della canapa, come abbigliamento e non solo, ma niente che sia sufficiente alla sostenibilità di un negozio”.
Chi lavora nel settore della cannabis è solitamente una persona preparata: tra libri, leggi, studi e approfondimenti, in questi anni questo tipo di attività è sempre stata oggetto di controlli ma anche di incertezza sulle norme e su cosa sia legale o meno. Anche a causa del nome “cannabis light” che è diventato di dominio pubblico ma non spiega il quadro con precisione. Eppure si tratta di attività pienamente legali, dal 2016.
Ma cosa si intende dunque per canapa light?
Abbiamo scelto di contattare Leonardo Fiorentini, che proprio da Ferrara si spende da anni in un importante lavoro di divulgazione sul tema delle sostanze, delle droghe e delle leggi che le riguardano, in particolare attraverso la direzione del sito Fuoriluogo e l’attività di segretario nazionale del Forum droghe. Perché, come sempre, dobbiamo partire dalla comprensione del tema, prima di poterne dare un giudizio.
“L’emendamento di cui si parla è un testo che modifica la legge 242 del 2016 – spiega Fiorentini – una legge che fu approvata all’unanimità e che aveva facilitato la coltivazione di canapa industriale con sementi di produzione europea, che prima doveva essere autorizzata e con molti vincoli, di fatto un mercato quasi inesistente in Italia. Con questa legge si è resa possibile la coltivazione di queste sementi con un valore di Thc inferiore allo 0,2% (e una tolleranza fino alle 0,6 in caso nelle coltivazioni, a livello naturale, ci sia qualche discrepanza)”.
“Nell’apertura di quella legge, con un vuoto normativo riguardo all’infiorescenza si inserì l’apertura del mercato di quella che è nota come “Cannabis Light”: nacque un mercato sostitutivo rispetto a quella della cannabis normale (che rimane illegale, anche se esiste da qualche anno la preparazione medica con apposite prescrizioni, nda) anche per le proprietà derivanti dal cannabidiolo CBD presente. Questo è un mercato legato in parte ad ex consumatori di cannabis ma ci sono stime di un passaggio tra il 10 e il 30% di persone che sono uscite dal mercato illegale della cannabis, al punto che ci sono stati episodi legati alla mafia organizzata delle droghe contro l’apertura di store legati alla canapa light.”
Il punto della questione è proprio l’infiorescenza: “l’emendamento esplicita che le infiorescenze e i suoi derivati sono fuori dal mercato, e questi prodotti andrebbero diretti nel testo che regola gli stupefacenti. Una volta divenuta legge, il coltivatore può usare gambo, fiore e foglie, ma non i fiori, e rimane possibile il mercato solo per usi di nicchia come quello tessile o eventualmente energetico (come biomassa per produrre fibre, carte e biocarburanti). Questa esclusione va anche a creare alcuni paradossi, tra cui quello di contrastare una legge europea, che consente invece questa coltivazione” aggiunge Fiorentini.
Leonardo ci ripete la stessa frase che arriva dalle imprese locali: “A Ferrara ci sarebbe sicuramente un impatto pressoché totale sulle attività di produzione e rivendita.” E questo è il tema centrale della vicenda: un settore nato da poco, sviluppatosi anche nel nostro territorio sia in termini di produzione e industria ma anche in termini di rivendita. In un momento complesso, dove sempre di più abbiamo davanti lo spettro della chiusura di molte piccole attività (strette tra costi alti e concorrenze degli ecommerce), numerose famiglie si troverebbero da un giorno all’altro senza lavoro, dovendo chiudere in sostanza un percorso imprenditoriale reso possibile appena pochi anni fa. Partendo, tra l’altro, dall’evidenza di una base scientifica che abbiamo compreso, ha senso mettere a rischio tutte queste attività?
INFO
Puoi approfondire i temi in questione sul sito Fuoriluogo.it. Leonardo Fiorentini ha pubblicato l’ultimo libro nel 2021, intitolato “L’onda verde” disponibile qui. Se vuoi approfondire l’argomento via podcast, qui puoi sentire la puntata pubblicata il 20 Agosto da “L’onda verde” con Leonardo Fiorentini a questo indirizzo.