Officina Teatrale A_ctuar compie 10 anni, in realtà se consideriamo anche il periodo di formazione con il regista argentino Carlos Branca ormai si sfiorano i 15 anni. Anni in cui Sara Draghi e Massimo Festi hanno portato avanti con passione la loro idea di teatro “rimanendo fedeli” e cercando di non cadere completamente in certe logiche del mercato, ma anche portando avanti tematiche complesse e meno affrontate, specialmente nell’ambito in cui maggiormente lavorano, cioè quello del teatro ragazzi.
“A volte – ammettono – abbiamo sbagliato, ma fin dal nostro primo spettacolo, Il Barone Rampante, tratto chiaramente dal libro di Calvino, ci siamo approcciati a tematiche complesse come la morte, la paura, il cercare se stessi”. Non temono insomma, in ogni progetto portato avanti, siano laboratori o spettacoli, “di parlare di termini molto spesso duri o poco digeribili”.
Forse anche per questo etichettare il loro lavoro sotto la dicitura “teatro ragazzi” è fuorviante, un po’ come le fiabe immortali che non parlano solo ai bambini ma anche agli adulti. Storie e racconti che evitano di guardare dall’alto in basso i più giovani e che li accompagnano standogli accanto.
E sicuramente non è un caso se la progettualità laboratoriale di A_ctuar ha consentito di “crescere una comunità di bambini, ragazzi e adolescenti” che hanno poi affinato “un certo tipo di ricezione del teatro, della letteratura, della musica, delle arti in generale”. Oggi, dopo dieci anni, alcuni di questi ragazzi sono ormai all’università e continuano a collaborare ad alcuni progetti con Sara e Massimo. “Ormai sono diventati dei pezzi del nostro cuore”.
Quello che probabilmente loro sono per il maestro, Carlos Branca, che ha portato qua “un certo tipo di sentire il teatro che non appartiene alla nostra cultura, ma a quella del Sud America”. Oggi è grazie a lui se continuano a portarsi dentro “un amore incondizionato per il teatro”, un teatro che “è molto più comunitario” e che si riesce ad affrontare con leggerezza proprio grazie al gruppo.
Un esempio da poco concluso è quello della Settimana delle Arti, nata nell’estate 2020 e giunta poche settimane fa alla quarta edizione. Un modo per sperimentare nuove forme d’arte, diverse da quelle che durante l’anno propongono nei loro laboratori e così hanno chiamato “clown, burattinai, musicisti, in modo che fosse una proposta un po’ diversa dal solito”. Ogni anno è stato aggiunto un tassello e nel 2024, anche per festeggiare i dieci anni, hanno chiamato “artisti che andassero ad arricchire con i propri spettacoli la programmazione del festival”.
“Tutto il percorso didattico, pedagogico e laboratoriale che facciamo – ci spiegano – ovviamente si riflette negli spettacoli che portiamo in scena perché ne sentiamo la necessità e vogliamo vivere anche noi l’esperienza del raccontare, del condividere, del donare. D’altra parte, i percorsi di spettacoli teatrali vanno ad intaccare fortemente quello che è il percorso pedagogico dei laboratori”.
MORE INFO:
Il sito di Officina A_ctuar
Pagina Facebook
Profilo Instagram