Pedalare tutta la notte fino a vedere l’alba, in compagnia di amici e perfetti sconosciuti, seguendo percorsi ciclabili in mezzo alla natura, in campagna, in montagna, illuminati solo dalla luna quando va bene, e se piove va bene lo stesso. Che idea affascinante la Bike Night: pazzia da provare almeno una volta, rituale fisso d’inizio estate, sfida tra te e il tuo fiato sempre insufficiente e la pigrizia che ti vorrebbe a letto già da ore.
Quando esattamente dieci anni fa a Ferrara venne organizzata la prima edizione ho guardato con curiosità tanti amici cimentarsi in questa impresa per me impossibile: 100 chilometri in bici, da Ferrara fino ai nostri Lidi, partenza a mezzanotte e si arriva quando si riesce al Lido di Volano, sognando la colazione, l’alba, la spiaggia. Nel mezzo tre ristori soltanto, rifugi nella notte buia per prendere fiato, fare incetta di zuccheri oppure solo ridare forma e dignità alle chiappe stanche.
Roba per cicloamatori? Macchè. Si è visto in breve tempo che un rituale così insolito aveva un fascino enorme soprattutto per quelle persone che la bici la usano giusto per andare in ufficio, e così i numeri sono cresciuti e da quell’idea iniziale è nata Witoor, una piccola società che anno dopo anno ha organizzato e continua a proporre eventi in bicicletta di vario tipo. Le Bike Night innanzitutto, che quest’anno saranno tre: quella emiliana da Ferrara al mare, quella da Milano ad Arona, sul lago Maggiore, e quella che da Udine segue la ciclabile Alpe Adria in Friuli.
Poi la Rando Imperator, croce e delizia per i ciclisti più esperti, 650 chilometri tra le Alpi da Monaco di Baviera, giù attraverso Bolzano fino ad arrivare a Ferrara all’inizio di maggio. E ancora la Mia Women Ride, tre giorni solo per cicliste giunta alla sua quarta edizione, con un percorso che quest’anno a settembre parte da Verona e arriva a Bolzano, passando per il lago di Garda.
Dieci anni di giri in bici per tutti i gusti dunque, con una passione “che non dorme mai”, nata nella nostra città ma che ebbe inizio a Londra, quasi per caso. Per farmi raccontare la storia dal principio incontro Simone Dovigo, che di Witoor è l’instancabile anima, presidente e fondatore, insieme a Fabio Zecchi, factotum della comunicazione, appassionato di sport a 360°, mente e braccio operativo dietro ad ogni evento. A loro due che ci sono sempre stati si son via via affiancate altre figure: l’ultima in ordine temporale è Alessia Zambon, per supportare la segreteria organizzativa che durante la bella stagione richiede precisione e puntualità.
Disclaimer: conosco Simone da quando siamo bambini, ho lavorato con lui e molto più con Fabio con cui abbiamo condiviso scuole e avventure lavorative e non, ancora oggi. Se vi sembra leggendo che in qualche modo ce la stiamo cantando e suonando, si, è proprio così.
Simone racconta: “L’avventura di Witoor nasce nel 2012, quando mi trovavo per lavoro a vivere a Londra. Quella che poi è diventata mia moglie Ludwika mi raccontò della London-Brighton Night Ride, una pedalata notturna in bicicletta da Londra al mare di circa 100 chilometri. Territorio collinare senza piste ciclabili, al buio, circa 6000 partecipanti. L’abbiamo fatta insieme senza difficoltà, come tanti altri che erano lì per stare insieme e divertirsi. Mi sono chiesto perché non provare a replicarla da noi, visto che abbiamo una pista ciclabile naturale come la Destra Po.”
Quando Simone inizia a ragionare su questo evento non era proprio uno sconosciuto in città: nel 2007 era andato in bicicletta da Ferrara a Capo Nord, con Marco Marzola, seguito da giornali, televisioni e radio locali, l’anno dopo la Bolzano Ferrara in bicicletta lo aveva visto di nuovo sulle cronache locali insieme ad altri amici del Cus Ferrara Triathlon e in generale quindi si era non solo fatto un’esperienza ma anche un nome associato alla bicicletta. Nell’ultimo anno Simone è comparso in un paio di occasioni in trasmissioni turistiche RAI: se si parla della “città delle biciclette” e di cicloturismo è facile che il suo faccione sorridente e il fisico scolpito dentro una divisa viola Witoor facciano capolino nelle case degli italiani all’ora di pranzo.
Il tempo di studiare le carte, percorsi e permessi ed ecco arrivare la prima edizione nel 2014. Che non si chiamava ancora Bike Night.
Simone: Inizialmente Witoor era nato con un taglio più turistico, e ho provato a portare clienti inglesi a provare percorsi ciclistici qui in Italia. Dopo una prima prova generale abbiamo scartato questa idea… forse non era molto nelle nostre corde, la clientela era esigente e noi non eravamo preparati. Invece la Bike Night, che avevamo inizialmente chiamato Night Ride, l’abbiamo organizzata quasi tutta in remoto, io vivevo ancora a Londra. È stata un successo basato solo sul passaparola e senza investimenti pubblicitari. 200 partecipanti entusiasti, a mezzanotte in Piazza Ariostea, dove torniamo di nuovo a partire quest’anno che è il decennale.
Una cosa alla buona, per vedere come andava, ma che ha funzionato.
Fabio: Siamo arrivati in piazza all’ultimo, non c’era l’arco gonfiabile alla partenza, appena un paio di gazebo di AVIS e UISP, i ristori erano abbastanza improvvisati e i percorsi mancavano di indicazioni chiare per evitare errori…
Un anno di tempo e quell’entusiasmo genuino ha convinto a partecipare il quadruplo delle persone.
Simone: Il secondo anno è diventato tutto più strutturato: comunicati stampa, conferenza stampa, sponsor… 800 iscritti. Il tutto con una società che nel mentre si era costituita a Londra dove ancora stavo.
Nel frattempo nasce tua figlia Sofia, ed è stato il momento di rientrare a Ferrara.
Simone: A gennaio 2015 siamo tornati con nostra figlia a vivere in Italia e ho fatto davvero un investimento personale su questo progetto perché per un anno intero non ho visto un quattrino! Così siamo cresciuti un altro po’ ed è partita anche la seconda Bike Night, quella di Bolzano.
Perché proprio a Bolzano?
Simone: Avevamo un rapporto già aperto con l’azienda di promozione turistica a Bolzano. Qualche telefonata e siamo riusciti a mettere in piedi una nuova Bike Night. Percorso molto bello, tutto montano, molto diverso da quello di Ferrara, con arrivo sul lago di Resia, quello del famoso campanile che spunta dall’acqua.
E poi appunto la Rando Imperator, la prima edizione è sempre di quel magico 2015.
Simone: vedendo che a Ferrara l’interesse era cresciuto è scattata un po’ la molla e la consapevolezza che questo investimento poteva diventare effettivamente un lavoro. Ci abbiamo messo del tempo, perché è giusto dire che ci siamo scontrati con tante difficoltà ma ora ci lavoriamo a tempo pieno.
Poi come ogni startup che si rispetti è arrivata una proposta che vi ha fatto crescere.
Simone: Nel 2016 abbiamo ricevuto una manifestazione di interesse da parte della cooperativa ferrarese Città della Cultura / Cultura della Città, che ha portato al suo interno questo progetto. Ci hanno aiutato a svilupparlo, hanno dato un bel sostegno economico e dalle due tappe del 2015 ne abbiamo organizzate ben cinque l’anno seguente: Ferrara, Bolzano, Verona, Udine e Milano.
Fabio: A Milano in ottobre, con freddo e brutto tempo, e senza investimenti in pubblicità abbiamo avuto 500 presenze alla prima edizione. Il 2016 è stato poi l’anno in cui abbiamo costruito rapporti in varie città d’Italia, cercando le ciclovie più belle disponibili.
I percorsi delle Bike Night sono sempre su pista ciclabile?
Fabio: la quasi totalità dei percorsi è su pista ciclabile, abbiamo sempre scelto luoghi dove ne esistevano di belle e lunghe, per coprire i 100 km. Così è più sicuro e più semplice da organizzare, devono essere momenti di divertimento per tutti.
Gli eventi nel 2016 diventano addirittura sei, sette con la Imperator, riuscivate a fare tutto lo stesso?
Simone: Per un paio di anni abbiamo lavorato bene in cooperativa, poi c’è stata una scissione nel gruppo e anche io sono uscito. Non so se ero pronto per quel tipo di coordinamento, per come sono fatto forse avevo bisogno di maggiore autonomia. Ho trovato altri partner con cui abbiamo aperto Witoor Srl e nel 2018 abbiamo introdotto una sesta bike night, consolidando le altre. Oltre 1000 partecipanti a Milano, 1400 a Ferrara… fino alla pandemia è stato un bel crescendo!
Alcune oggi non riuscite più ad organizzarle, erano diventate insostenibili o non hanno più incontrato interesse?
Simone: Nel 2018 abbiamo fatto l’unica edizione nelle Marche, grazie a un partner locale che si occupava di cicloturismo, nel 2019 quella in Umbria da Assisi a Norcia. Percorsi stupendi, ma forse la nostra proposta avrebbe avuto bisogno di maggior tempo per diffondersi in territori nuovi per noi, alcuni ancora non pronti per esperienze cicloturistiche di questo tipo: non sempre c’era un treno per tornare alla città di partenza, per esempio.
Per non parlare della logistica e dei ristori in paesi che non sempre sono attrezzati per ricevere un numero così alto di persone.
Fabio: Una Bike Night non è solo partenza e arrivo, ma devi coprire un arco di cento chilometri. Significa interfacciarsi con tanti comuni e realtà diverse, ognuna con il proprio modo di collaborare. I sopralluoghi per scoprire cosa cambia anno per anno li facciamo io e Simone personalmente, per verificare i percorsi. Poi bisogna trovare attività commerciali lungo il percorso che vogliano restare aperte di notte, se il personale a disposizione lo consente.
Come per molti eventi, i numeri degli ultimi anni non sono ancora paragonabili a prima della pandemia. Può essere che chi pedala una volta poi non abbia interesse a rifare l’esperienza di nuovo?
Simone: C’è chi la interpreta come l’appuntamento dell’anno, da non mancare, chi la prova una volta e ha fatto l’impresa della vita ma poi basta, altri si iscrivono alle altre Bike Night per provare nuovi percorsi.
Ma la maggioranza dei partecipanti sono ciclisti esperti?
Simone: Bene o male si, sono ciclisti che usano questo mezzo ogni giorno, per spostamenti casa-lavoro ma anche per passione. All’inizio erano più gli occasionali, con bici non sempre adeguate.
Fabio: Negli anni abbiamo visto quelli che tornano sempre, quelli che provano una volta solo e sono contenti così, quelli che la vivono come evento goliardico, si travestono in modo buffo, vengono con compagnie di amici… Ma quello che notiamo è che il tempo medio di arrivo è calato: le persone sono più allenate di dieci anni fa, quando l’ultimo arrivava alle nove del mattino, ora prima delle otto sono già arrivati tutti. Inoltre più uno è allenato più la fa tutta senza particolari sforzi e quindi magari smette dopo un paio di edizioni in cerca di qualcosa di più lungo e impegnativo.
Perché non introdurre elementi di novità anno dopo anno, piccole variazioni nel percorso, temi distintivi, cause sociali…?
Simone: Come percorso è impossibile, anche se qualcuno a volte ce lo chiede. Una cosa andata e ritorno di 50 chilometri? Non sarebbe lo stesso e poi se arrivi prima in piena notte che fai? Come torni a casa senza mezzi pubblici? Per arrivare all’alba bisogna fare un percorso mediamente lungo. Il format secondo me funziona, anche se è impegnativo e ha costi molto alti di gestione che lo rendono difficilmente replicabile.
Siete gli unici a fare pedalate notturne in Italia?
Simone: No, anzi, ci sono tante pedalate notturne ma nessuno come la nostra: le altre di solito partono e arrivano in serata, nessuna copre l’intero arco notturno, da mezzanotte all’alba. Dopo dieci anni rimane ancora un’esperienza unica.
Quante persone compongono lo staff di un evento oltre a voi?
Simone: Dipende dal numero dei partecipanti alla Bike Night. A Ferrara 20, ma giochiamo in casa, abbiamo più persone rispetto che a Milano dove siamo in 12 circa.
Qual è la cosa che ti ha dato maggior soddisfazione di questo progetto?
Simone: La cosa che mi aveva colpito a suo tempo era il fatto che a Londra avevo visto tantissime persone improvvisate riuscire a portare a termine il percorso. Mi è sempre piaciuto coinvolgere altre persone ed essere d’ispirazione per chi si avvicina a questo sport. Portare questo concetto in Italia è stata una cosa nuova e bella, i primi anni ci hanno anche citato su qualche rivista sportiva tra le attività di lifestyle da non perdere.
E per chi pedala, quali cose piacciono di più e diventano motivazione per partecipare?
Fabio: La notte, la compagnia. Nelle prime edizioni era anche una questione di novità. Poi il panorama certamente, perché hai un cambio totale di prospettiva, al buio perdi i punti di riferimento e tutto sembra molto diverso. Senti rumori nuovi che non conoscevi, vedi animali passare furtivi. Le stelle. La notte è qualcosa di primordiale, che spaventa persino un po’ e al contempo ti carica.
Il momento più bello di questi primi dieci anni?
Fabio: Il primo anno, quando è partito tutto, è stato stranissimo. Io l’ho fatta in bici, come partecipante ed è stato indimenticabile. Un’altra cosa bella ogni anno sono gli arrivi. Ci son persone improbabili, come quella signora di Udine che arrivata dopo una notte di pioggia in ritardissimo, con addosso un maglione di lana pesante tutto zuppo e in testa un sacchetto della spesa per ripararsi. Si è coperta per la vergogna, non voleva essere fotografata. Ci disse: io quando voglio andare da qualche parte, prendo la bici e ci vado, con calma, non importa quanto sia lontano. Un’altra volta abbiamo avuto un padre cieco, in tandem con il figlio. E in un edizione abbiamo visto un ragazzino di 10 anni partecipare con sua nonna: lei però al primo ristoro si è fermata, lui è proseguito da solo almeno fino al secondo senza rendersi conto di essere rimasto da solo… Ci sono stati molti momenti incredibili.
Simone: A me la cosa che piace di più in assoluto sono i contatti umani con chi ci collabora come staff, la sera prima della partenza, i ristori con dei gestori incredibili come quelli di Ugovizza che ci hanno fatto trovare a luglio un albero di Natale con palline di legno incise con la scritta bike night da regalare ai partecipanti… Per certi piccoli posti è l’evento da attendere tutto l’anno e questa cosa riempie di gioia.
E i momenti più difficili?
Simone: In diverse occasioni è stata una nottata difficile: ad esempio quando nel 2018 per sabotare l’evento lanciarono migliaia di puntine in zona Riva del Po… forarono oltre 100 persone e abbiam dovuto recuperare tutte le bici con il carro. A Verona lo stesso anno abbiamo annullato una Bike Night un’ora prima della partenza per l’allerta rossa del meteo: 400 persone pronte al via da far tornare in qualche modo… Poi a Bolzano un partner tecnico non ha rispettato gli accordi e all’arrivo non c’erano docce e colazioni come previsto: abbiamo dovuto allestire tutto il villaggio di accoglienza finale improvvisando all’ultimo. A Udine lo scorso anno ci hanno tolto una carrozza bici all’ultimo e il treno non aveva posto per nessuno anche per chi aveva comprato il biglietto… insomma ogni tanto per quanto siamo attenti qualcosa può andare storto.
Andrà meglio i prossimi anni, dai… a proposito: cosa volete fare da grandi?
Simone: Una risposta precisa non ce l’ho. Ci siamo accorti che gli eventi richiedono energie che iniziamo a non avere più, invecchiamo noi e gli amici che ci aiutano come staff. Ci fa piacere portare avanti questi eventi ma anche proporci come realtà che organizza servizi ed eventi per conto terzi, come fatto in passato per la ciclovia Vento, o la Union Gravel con l’Unione Comuni Terre e Fiumi nella nostra provincia. Queste iniziative sono il nostro futuro, anche se non sono continuative: noi siamo bravi in quello che facciamo, vediamo come poterlo mettere a frutto in altre forme. Siamo l’unica realtà italiana che fa eventi in bicicletta in autonomia, dalla logistica alla comunicazione, dalla produzione all’assistenza durante l’evento… quasi una piccola agenzia specializzata.
Agenzia o no, io da dieci anni questo appuntamento lo vivo in supporto allo staff, ma ancora mai sul sellino di una bicicletta. Magari quando sarò più grande avrò fiato a sufficienza per provare a pedalare così a lungo, ma per adesso va bene così: guarderò la notte e le sue stelle attraverso i vostri sguardi felici e me lo farò bastare. Ci vediamo ai ristori!