Abbiamo parlato con Francesca Pennini, coreografa, regista e danzatrice di CollettivO CineticO, del progetto < age > che nei prossimi mesi prenderà piede tra gli adolescenti ferraresi, uno spettacolo che, con la scusa di essere uno spettacolo, diventa anche un progetto di vita e di sguardo – e conseguente ribaltamento dello stesso – sull’essere nel teatro e nel mondo.
Le audizioni, che inizieranno dalla metà di marzo e proseguiranno fino all’inizio di aprile, sono aperte a ragazzi tra i 14 e i 19 anni: la scadenza per iscriversi è fissata tra pochi giorni all’8 marzo, se leggendo questo articolo vi scoprite interessati potete saperne di più sul loro sito.
Parlare con Francesca è un po’ come essere percorsi da una scossa fugace, inebriante, che ti scivola addosso marchiandoti lì, dapprima in superficie e poi giù nelle profondità più inconfessate: “ < age > ci ha rivoluzionato e insegnato un approccio metodologico ma anche poetico, che sono poi alla base dello spirito di CollettivO CineticO. È un progetto in cui credo molto sia per il risultato artistico che per tutto il portato di trasformazione delle persone che sono coinvolte. Una trasformazione necessaria e meravigliosa non solo per il cast di adolescenti, ma anche per noi che con questi adolescenti facciamo un percorso di ricerca a tutti gli effetti. Credo che sia il progetto più prezioso di tutti questi sedici anni di repertorio!”
Quello che Francesca ci sa dire con esattezza è quindi ciò che < age > non è: non è un percorso didattico nel senso verticale, piuttosto è intriso di una sperimentazione condivisa in cui gli adolescenti hanno una voce fondamentale.
Sono passati diversi anni dal debutto di < age > : cosa vi ha spinto a questo aggiornamento e come farlo senza “perdere l’equilibrio” in un mondo radicalmente cambiato?
“È un modo per ascoltare il presente, dando voce ai ragazzi che si trovano a vivere il loro presente di adolescenti.”
A distanza di dieci anni dalla prima edizione, realizzata nel 2012 in occasione del centenario della nascita di John Cage, CollettivO CineticO decide dunque di entrare in ascolto del mondo odierno, un mondo però molto diverso da quello che avevano sperimentato allora. Francesca ci confessa che, se da un lato l’aspetto nostalgico gioca la sua parte, l’urgenza di raccontare cosa sta accadendo oggi è forte.
“Con i ragazzi della prima edizione ci siamo promessi che ogni dieci anni l’avremmo rifatto…torneremo insieme con loro in una replica unica, raccontando un po’ la statistica e la panoramica di cosa significano questi dieci anni di crescita, cosa significa avere trent’anni nel 2024. Dall’altra parte però volevamo anche ascoltare cosa vuol dire averne diciotto in un mondo così profondamente cambiato rispetto a quello del 2012.”
Dopo una pandemia, in una situazione geopolitica con delle forti tragedie in atto, con una consapevolezza maggiore verso la crisi climatica e l’ecologia, in uno stato quasi di “infiammazione generale” come lo chiama Francesca, CollettivO CineticO porge l’orecchio (e gli occhi) alle voci, ai corpi, alle identità di questi ragazzi e ragazze.
Durante le audizioni vi confronterete con i giovani di oggi: esiste un vademecum per essere un perfetto ‘esemplare cinetico’?
“Cosa stiamo cercando? Persone con il coraggio di aprirsi al gioco e alla scoperta di sé, alla relazione con gli altri e con il gusto di esperire la vita in un modo pieno. Diciamo che non cerchiamo qualcuno che sia fatto su uno stampino o che abbia già determinate competenze, ma che sia aperto a percorrere delle vie inaspettate… per me essere cinetico è un po’ questo: non partire dalla certezza del proprio curriculum, della propria definizione di sé ma continuamente aprirsi a ibridarla e lasciarsi sorprendere da questa possibile vertigine di scoperta”.
La compagnia, ci confida, mira più a ricercare una predisposizione, uno spirito libero piuttosto che una competenza specifica. L’idea alla base è anche quella di radunare persone molto diverse tra loro in modo da creare un piccolo modello di società, facendo leva sull’eterogeneità che crea una bellezza non canonica.
Alla base della vostra ricerca c’è sempre quella naturale tendenza all’aleatorietà che vi contraddistingue nel panorama performativo contemporaneo: ti capita a volte di voler arrivare esattamente in un punto, o il processo di creazione, come nel caso di < age >, prende comunque il sopravvento?
“Di solito ho una una direzione chiara di dove andare ma non significa che debba essere una forma scenica predefinita, si tratta più di delineare dei principi in modo limpido, una poetica. Mi piace l’idea di creare delle situazioni generative in cui si determinano delle premesse con lucidità e poi ci si lascia sorprendere dalle conseguenze. Le conseguenze possono, nella meraviglia, anche deviare dal piano da cui si era partiti. Soprattutto rispetto a un progetto che ha già avuto vita dieci anni fa, so cos’era quell’edizione ma sono pronta all’energia di eventuali rivoluzioni con estrema curiosità.”
Nella poetica di CollettivO CineticO il ricorrere all’aleatorietà è spesso un sistema per mantenere viva la performance, in modo da farla agire e mutare in diretta sia nello sguardo degli spettatori, sia per i performer in scena.
Quando è nato il progetto < age >, ci racconta Francesca, la compagnia per lavorare sulla figura del compositore John Cage e sul suo spirito di sperimentatore così radicale, ha scelto l’adolescente come il performer ideale, in quanto capace, per la natura di quella fascia di età, di creare delle provocazioni generative di rivoluzioni, di aperture, di possibilità all’interno di schemi precostruiti, con uno spirito anarchico ma sempre molto consapevole.
Preparare questi adolescenti alla scena avveniva in un modo molto preciso: venivano addestrati tramite delle missioni coreografiche: ci si allenava infatti in contesti pubblici come la scuola, la piazza, il supermercato… A queste pratiche sulla presenza, sulla performatività in senso stretto, si abbinavano anche delle pratiche di visione di spettacoli, ricordando loro la necessità di essere spettatori prima che performer sulla scena.
“Non sapevamo come sarebbe risultato lo spettacolo, è apparso casualmente durante una residenza da alcuni esercizi che avevamo strutturato come puro esperimento. Ci siamo accorti che c’era un mondo in quella cosa, questo mondo era un dispositivo che sarebbe avvenuto in scena e che sarebbe cambiato ad ogni replica. Gli adolescenti potevano raccontarsi definendosi in modo binario ma nella moltiplicazione di questa binarietà si creava tutta la sfumatura e la complessità delle loro identità. Al tempo stesso lo sguardo di chi li osservava faceva lo stesso identico processo con se stesso! Adesso che sappiamo come dovrebbe essere lo spettacolo, sta a noi rinnovare, deviare, boicottare o evolvere questa prima visione.”
Permettimi un’ultima domanda un po’ insolente, da ferrarese d’adozione quale sono: Ferrara è (o lo è mai stata) davvero pronta alla vostra scarica elettrica?
“Ferrara è assolutamente un tasto dolente, ma proprio perché dolente, vivo. Io ho scelto di tornare nel 2010, al tempo stavo lavorando con Sasha Waltz in Germania”, ci dice. Francesca infatti torna in città per lavorare stabilmente con il Teatro Comunale, con cui aveva già iniziato a collaborare dopo aver vinto il premio Giovani Danzautori dell’Emilia Romagna nel 2007. La compagnia era già nata da qualche anno ma sino ad allora non aveva avuto una residenza fissa, alimentandosi in un sistema nomade.
“Ho scelto di tornare anche per affezione a questa città, perché credo nelle sue potenzialità e soffro per i suoi limiti. Credo che la nebbia, una certa indole di palude della città, siano delle energie con cui fare sempre la lotta! Ha senso farlo proprio qui forse perché c’è qualcosa che ha bisogno di essere defibrillato, di essere messo in movimento.”
L’avventura creativa dell’essere corpo, infatti, secondo Francesca è da ricercare nella quotidianità non solo degli artisti ma di chiunque abita lo spazio cittadino, con il giusto coraggio di rileggere i corpi anche in un contesto piccolo e a tratti timido come quello ferrarese. Varie realtà hanno proposto alla compagnia di realizzare il progetto < age > coinvolgendo gli adolescenti delle loro città, ma la scelta finale è ricaduta volontariamente su Ferrara per l’amore per il luogo e i suoi abitanti e proprio perché qui manca una dimensione adolescente dedicata al lavoro sulla corporeità e sul contemporaneo.
Ci confessa, in ultima battuta, che forse tale necessità di sconfinamento da codici comportamentali troppo ingessati, era ciò che cercava anche la lei adolescente, quella dose di follia e creatività proprie dei tanti grandi artisti che hanno attraversato la corte estense nel corso dei secoli. “Probabilmente è questa la reazione chimica necessaria: come John Cage ha creato rotture nel contesto della musica colta, penso abbia senso creare sperimentazione proprio lì dove non è ovvia!”
Poggio gli occhiali sulla scrivania, strizzo gli occhi un po’ stanchi e sgranchisco le dita che hanno cercato di dare forma a qualcosa che forse una forma non la vuole neppure. Improvvisamente, seppur fuori tempo massimo per partecipare alle audizioni, le parole di Francesca, quella dedizione verso la conoscenza delicata delle metamorfosi del corpo, mi riportano alla mente una frase di una canzone che mi capitava di ascoltare quando volevo silenziare, con le cuffiette, tutte quelle rivoluzioni interne da adolescente:
Voglio cercare le mia alternativa e la mia alternativa è la scossa più forte che ho, è la scossa più forte che ho!
Afterhours, lasciami leccare l’adrenalina
P.S.
Poche ore dopo la nostra conversazione, leggo un messaggio imprevisto da Francesca: ha vinto un riconoscimento importante, il Premio Arte: Sostantivo Femminile 2024. Ideato dall’Associazione A3M – Amici dell’Arte Moderna a Valle Giulia, mecenati della Galleria Nazionale, il premio celebra l’impegno delle donne nel plasmare il panorama culturale, artistico e imprenditoriale nazionale e internazionale. Me lo comunica con poche ma vibranti parole: “Sono profondamente commossa e onorata da questo premio, per il valore che ha, per il segno che porta e per i nomi di donne straordinarie che ha collezionato. Sono felice che il riconoscimento arrivi all’arte della performance e della danza sperimentale perché credo profondamente sia uno strumento poetico, politico e creativo di liberazione dei corpi e del pensiero che vi pulsa.” La cerimonia si svolgerà nel Salone Centrale della Galleria Nazionale alle ore 18 di lunedì 11 marzo 2024: che altro aggiungere… complimenti, Francesca!
MORE INFO
Il sito web del CollettivO CineticO