“La pittura è un fatto magico”, si legge sul blu della parete di una delle ultime sale di Palazzo dei Diamanti, una magia che ci ha accompagnati negli ultimi mesi permettendoci di conoscere un artista eclettico come Achille Funi. Parte della magia però l’hanno portata anche tutti i ragazzi che hanno riempito di curiosità e schizzi eccentrici gli ambienti museali, partecipando al progetto didattico Sognando il mito.
Il 24 febbraio, ultimo sabato di apertura della mostra Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito, l’aula didattica di Palazzo dei Diamanti accoglierà infatti l’evento conclusivo del progetto: verrà allestita una video-animazione realizzata da Luca Di Battista con i disegni degli alunni delle circa 70 classi ferraresi, di ogni ordine e grado, che hanno preso parte al laboratorio ideato da Silvia Meneghini e condotto dagli educatori museali di Senza titolo.
L’appuntamento, a ingresso gratuito, è alle 16, e si potrà accedere direttamente dall’aula didattica che rimarrà aperta fino alle 20. Siamo andati a sbirciare dietro le quinte e abbiamo fatto due chiacchiere con Silvia e Luca, insieme ago della bilancia che ha permesso la riuscita di questo ambizioso progetto.
Silvia è una docente di arte immagine presso la scuola secondaria di primo grado ma è anche un’atelierista, un’organizzatrice di eventi legati alla didattica dell’arte, oltre ad avere un passato da guida all’interno delle sale del Diamanti. Da un po’ è persino diventata illustratrice, o meglio, ha cercato di inventare una nuova metodologia didattica collaudando qualcosa che già esisteva – come ci racconta appassionata – attraverso un libro uscito a marzo dello scorso anno dal titolo Il mio diario di storia dell’arte (ne avevamo parlato proprio qui).
“Come faccio a fare tutto questo? In realtà non lo so nemmeno io, ma è certo che fare tante cose insieme mi dà moltissime energie! Sono animata da una grande passione per l’arte in generale, cerco costantemente di tenermi aggiornata e di muovermi un po’ come una trottola per andare a vedere con i miei occhi tutto quello che che potrebbe essere utile per il mio lavoro.” – spiega, sottolineando l’estrema importanza della curiosità e dell’aggiornamento continuo a cui si sottopone.
Aggiornamento che anche Luca Di Battista conosce bene! Ferrarese d’adozione, ormai Luca vive e lavora da anni in città, abbinando alle attività di disegno e illustrazione anche l’insegnamento di discipline multimediali nelle scuole secondarie di secondo grado. Si trova quindi ad interfacciarsi con tutta una serie di materie più strettamente tecniche: dalla fotografia al montaggio video, dall’animazione alla progettazione grafica.
Luca ha lavorato per molto tempo nel campo dell’editoria, in particolare quella per bambini e per l’infanzia; a tal riguardo ci dice: “Da subito non mi sono mai sentito soltanto un illustratore, ma un illustratore-autore. Associavo al disegno anche la scrittura… e nel frattempo ho allargato anche un po’ gli orizzonti, decidendo di disegnare seguendo un percorso molto più personale, slegato dall’editoria. Per questo non so ancora bene come definirmi!”
Questa spinta a sperimentare lo ha portato alla consapevolezza che l’amore per il disegno era, e continua tuttora ad essere, un valido strumento per comunicare efficacemente mescolando stili e mondi diversi che rispecchiano in parte anche la sua personalità.
Dai loro racconti scopriamo che da subito si è instaurato un rapporto di totale fiducia per tutte le varie fasi del lavoro, sicuramente alimentato dalla grande disponibilità e professionalità di entrambi: ma questa collaborazione come nasce? È Silvia a svelarlo:“Cercavo proprio un illustratore che avesse un qualche cosa di riconducibile al grande artista ferrarese… ho incontrato Luca su Instagram per puro caso, osservando le sue illustrazioni la prima cosa che ho notato è come questo forte segno nero, molto marcato, mi riportava alla mente i cartoni preparatori per gli affreschi della Sala Dell’Arengo.”
Luca ci confessa che, prima di allora, non aveva mai partecipato ad un’iniziativa improntata verso la didattica museale, oltre a non conoscere a fondo la poetica e le vicende legate all’artista ferrarese Achille Funi. Il primo step è stato quindi quello di osservare insieme le opere da vicino, per poi confrontarsi sulle idee che ne potevano derivare. Una volta visitata la mostra l’attenzione è ricaduta quasi naturalmente sugli eroi della penultima sala: i quattro grandi cartoni potevano costituire il solido fondamento su cui edificare il lavoro.
Da qui dunque si inizia a costruire poco per volta Sognando il mito: il titolo riassume la passione classicheggiante di Funi che sceglie di raccontare la storia della città attraverso immagini mitiche, ma è anche chiave di lettura dell’attività svolta dai ragazzi.
Inseguendo il segno di Achille tra Futurismo, Metafisica, Novecento Italiano, Realismo Magico, le classi infatti approdano al Muralismo e ai suoi personaggi colossali, che ritrovano anche sui tavoli dell’aula didattica, dove realizzano i propri personalissimi eroi.
Sui foglietti di carta da lucido si parte nel tracciare il contorno dell’eroe:
“Il ricalco aiuta la genesi di un disegno però secondo me lascia anche molto spazio all’interpretazione personale – ci dice Luca – e credo che sia uno strumento comunque molto efficace! Ci sono degli illustratori che stimo tantissimo, come il sudamericano Puño, che negli esercizi per l’esplorazione del segno consigliano proprio il ricalco. Ovviamente per aggiungere poi qualcosa che sia solo tuo!”
Questo utilizzando matite, carboncino, pennarelli a diversa punta, in modo da cambiare più volte il segno allontanandosi sempre più da quello funiano per cercare il proprio, attraverso stratificazioni di linee, elementi, forme che si intrecciano un po’ come fanno i sogni.
I disegni, terminata l’attività laboratoriale, venivano lasciati in aula, raccolti e scansionati per essere finalmente animati da Luca, mentre i ragazzi portavano a casa una cartolina dove, con piccoli appunti veloci e simbolici, avevano fermato su carta il segno incontrato durante la visita.
“Amo questa città, questo lo dico veramente con il cuore! Ecco, mi rivedo in tutti gli artisti che sono passati e che continuano a passare al Diamanti o in Castello… c’è sempre qualcosa di me e della mia città in ciò che realizzo. Voglio far di tutto per accogliere nella mia città quante più iniziative, più eventi possibili: è una missione che sto svolgendo, e sempre in quest’ottica ho ideato il progetto dedicato a Funi.”
È questo il sogno di Silvia. Ed è proprio sognando che piccoli e grandi ci hanno lasciato il segno del loro passaggio, in un gesto liberatorio ma anche fortemente consapevole: questo progetto non racconta solamente dell’artista e delle sue evoluzioni pittoriche nel secolo precedente, al contrario parla anche della nostra storia, del nostro segno che ci identifica e contraddistingue. Un segno che per essere trovato ha bisogno di tentativi e di evasioni, di confronti e continui rimandi al passato e al presente.
Il video finale, proiettato nella porzione di muro bianco a completamento del murales ad angolo di Luca, si presenta infatti come un lavoro di cittadinanza attiva: sui tavoli dell’aula didattica i ragazzi ri-troveranno i loro eroi e potranno portarli a casa, con la consapevolezza di essere parte essenziale di una grande opera collettiva, donata alla città.
E tu lettore, quante volte hai bisogno di tracciare contorni sicuri per poi oltrepassarli, lasciarti andare e scoprire il tuo segno?