Dalla scena alla memoria: alla scoperta dei tesori dell’Archivio del Teatro
Martedì, 1 Aprile 2025 - 518 anni fa moriva Sigismondo d'Este, luogotenente

Dalla scena alla memoria: alla scoperta dei tesori dell’Archivio del Teatro

Iscriviti al nostro canale Whatsapp

“Mi piace molto stare qua, sono posti magici la biblioteca e l’archivio. Ma soprattutto mi piace quando qualcuno viene a trovarci e riesco a soddisfare le sue curiosità, le sue esigenze…”

Gloria, responsabile del settore bibliotecario, sentenzia così prima di farci entrare, e noi già le crediamo ciecamente. Veniamo accolti con tutto l’entusiasmo di chi è naturalmente felice di poter parlare del proprio lavoro e dar voce a luoghi apparentemente timidi e riservati, ma che hanno tanto da raccontare. Potremmo immaginarli come scrigni dal valore incommensurabile, così prezioso da scandire la vita culturale di una comunità: gli usi, le tradizioni, gli interessi culturali sono pilastri fondanti che nutrono il senso di identità e danno voce alla storia della città.

La restituzione di questa memoria è la missione che anima Gloria e Alessandra – lei invece responsabile dell’archivio del teatro – in una prospettiva volta a coniugare passato e presente, proiettandosi al futuro. Quindi rotto il ghiaccio con le presentazioni, davanti ad una tazza di caffè fumante e col taccuino in mano, iniziamo ad ascoltare.

Foto di Eugenio Ciccone

Dove ci troviamo?
Siamo negli ambienti della Biblioteca-Archivio del Teatro Comunale di Ferrara, che dal 2007 è parte del Polo Bibliotecario Ferrarese. Si sa, gli spazi per cose come queste sono sempre troppo piccoli, soprattutto se si tratta di un centro di raccolta aperto all’aggiornamento continuo come il nostro!

Il materiale conservato, infatti, testimonia la costante attività teatrale dalla riapertura nel 1964 sino ad oggi, ri-costruendo quindi gradualmente l’identità del Teatro con contenuti a carattere artistico, promozionale e di documentazione: si tratta principalmente di programmi di sala, fotografie, manifesti, rassegne stampa, testi sullo spettacolo dal vivo, audio e videoregistrazioni.

Se dei primi due decenni di attività teatrale (1964-1980) si contano pochi esemplari, il numero cresce parecchio a partire dagli anni Ottanta, periodo in cui il fondo si arricchisce via via delle acquisizioni fotografiche realizzate per la quasi totalità dal fotografo Marco Caselli Nirmal, tuttora fotografo ufficiale del teatro. Dagli anni Novanta in avanti i supporti si diversificano (ai positivi si affiancano i negativi e le diapositive) e si aggiungono anche le videoregistrazioni degli spettacoli, per giungere infine nei primi Duemila alle immagini digitalizzate. Ciò che è datato prima del ‘64 è conservato, invece, nell’Archivio Storico Comunale: lettere, manoscritti e addirittura documenti sui costi di manutenzione. Attualmente, ci dicono, si realizzano in media circa un centinaio di eventi diversi all’anno, suddivisi nelle varie stagioni teatrali, e quindi prosa, danza, lirica, concerti, teatro ragazzi, attività collaterali di promozione e di formazione del pubblico, che permettono dunque al fondo di crescere e aggiornarsi costantemente.

Quale pubblico ha la biblioteca di un teatro? C’è chi viene per semplice curiosità, studio o per conoscere da più vicino il vostro lavoro?
Lavoriamo soprattutto online, le persone ci scrivono per chiedere articoli, stralci di volumi particolari, informazioni specifiche. Si tratta di gente che viene da Firenze, Torino, Genova… forniamo a 360° tutte le informazioni che riusciamo a raccogliere.
Dopo un tempo obbligatoriamente riprogrammato in un mondo post pandemico – ci racconta Alessandra – l’afflusso è notevolmente calato, le consultazioni avvengono pertanto principalmente a distanza. Eppure le sale, fino a qualche tempo fa, erano vivacemente animate da scolaresche che svolgevano attività didattiche per imparare in loco i segreti della biblioteca. Si era avviata infatti una collaborazione con l’Archivio Storico che prevedeva battute, laboratori e approfondimenti attraverso un contatto diretto con le fonti, rapporti che oggi, visto il grande aumento di attività e produzioni teatrali, si sono purtroppo interrotti. Non avete idea di quanti luoghi abbiano cambiato questi faldoni! Hanno viaggiato per tutto il teatro! Venite, vi facciamo vedere…

Inserzione pubblicitaria

Foto di Eugenio Ciccone

Ecco, ci siamo: la tazzina di caffè si è svuotata mentre la matita fermava veloce su carta la curiosità, così balziamo in piedi dalla sedia e seguiamo le nostre guide. Lo stanzino attiguo è letteralmente foderato di armadi, qualcuno più polveroso di altri, e subito ci chiediamo come sia possibile tenere “sempre in ordine” un patrimonio documentale così esteso. L’estrema varietà dei materiali, spiegano, ha richiesto uno specifico trattamento non solo nel tipo di conservazione, ma in primo luogo nel sistematico processo di suddivisione.

Per quanto riguarda i libri, è stata fatta una scelta tematica: l’intera biblioteca affronta essenzialmente l’argomento strettamente teatrale, per cercare di convogliare la ricerca su qualcosa di unico. Danza, lirica, prosa, musica ma anche argomenti più tecnici come l’lluminotecnica e la scenotecnica, e poi volumi di studio , convegni: tutto ciò che gravita intorno al teatro viene approfondito per esaltarne la specificità.

Diversi anni fa si effettuò una generale raccolta di materiali grigi, ossia tutto ciò che, fatta eccezione del materiale fotografico e video, poteva rappresentare una testimonianza: corrispondenze, documenti cartacei vari dalle compagnie, che sono andati via via scemando per l’arrivo dei computer.

All’interno del materiale eterogeneo però, è la fotografia quella che ha sicuramente un carattere multiforme: ritratti, foto d’uso, alcune segnate o scritte a pennarello nel retro per l’adattamento alla pubblicazione a stampa, e poi prove, laboratori, presentazioni al ridotto.
Il progetto di catalogazione di immagini realizzato fino ad ora ha riguardato un grosso nucleo di materiali selezionati e studiati dalle dottoresse Benassati e Cristofori, che hanno pensato ad un innovativo progetto catalografico.
Immaginate una rete fittissima: l’idea del progetto era partire dal titolo di uno spettacolo come fulcro centrale al quale collegare tutti i tipici materiali disponibili, in modo da averli facilmente a portata di mano per una consultazione veloce.

Quindi, considerando la varietà, ogni tipo di materiale necessita una cura, una dedizione puntuale e continuativa anche durante la consultazione…
Certo. Anche se rimane sempre aperta la diatriba tra conservazione e uso dei documenti. Faccio un esempio con il problema delle stampe: servono un locale climatizzato, delle scatole a norma, l’uso dei guanti, assenza di polvere… la conservazione è insomma molto impegnativa. Proprio per quello si preferisce, quando è possibile, far vedere i digitali: si guadagnano simultaneamente tempo e rispetto per il documento!

Intanto ci spostiamo in quella che chiamano stanza “frigo” e, appena entrati, ne cogliamo all’istante il motivo: per una migliore conservazione dei materiali bisogna che ci sia una determinata temperatura, in questo caso piuttosto bassa, evitando così l’ammuffire degli inchiostri. Anche gli armadi sono a norma, rivestiti cioè in vernice epossidica limitando il deterioramento dei documenti conservati all’interno, i quali sono raccolti in scatole rivestite di stoffa. Lo zelo, la cura quasi ostinata del personale si traduce quindi in impegno quotidiano che, però, sempre più spesso ormai ricerca una compensazione.
All’interno del teatro la biblioteca-archivio ricopre un ruolo di nicchia, ci confessa Alessandra, si riesce ad andare avanti con sovvenzioni statali ma ormai sempre più spesso si parla, purtroppo, di vera e propria sopravvivenza.

C’è qualcosa che considerate particolarmente emblematico all’interno del fondo?
Beh, le donazioni hanno una voce in capitolo importante all’interno del patrimonio documentale, ci lasciano traccia di storie particolari. Costituiscono un valore aggiunto speciale… guardate: questa stanza che ora vedete affollata di libri, dischi e tanto altro, prima non era che un magazzino!

Un magazzino che improvvisamente si trasforma in archivio è la prova vivente di quanto il bacino teatrale cresca continuamente, spesso grazie a personalità che dedicano l’intera vita alla ricerca e allo studio appassionato.
È il caso della professoressa Mariangela Tempera, storica docente dell’Università di Ferrara e appassionata cultrice della materia shakespeariana, per cui si è battuta per l’apertura di un centro di studi proprio in città. Per anni ha coltivato con cura meticolosa la sua ricerca alle citazioni shakespeariane, non solo nei libri o in oggetti diremmo ‘più accademici’, ma anche in film, pubblicità, e qualsiasi cosa riuscisse a scovare il suo impeccabile occhio critico.
Raccoglieva e registrava proprio tutto, tant’è che il fondo può vantare titoli in quasi tutte le lingue del mondo!

Durante una presentazione di un libro alla quale ho assistito, il poeta ha ricordato al pubblico quanto sia potente la parola. Ha aggiunto che ricordare non è rammentare. Che rammentare non è rimembrare. Pezzi unici ma complementari: richiamare col cuore, con la mente, rievocare con la memoria che comprende il corpo, attingendo ad una dimensione totale.

Il dialogo a due di Gloria e Alessandra ci proietta direttamente sulla scena e così quei gesti, parole, suoni per un momento si materializzano davanti a noi, se pure un po’ impolverati.
A volte sono le foto che testimoniano un passaggio di qualcuno, altre volte bastano gli appunti su un foglio di carta o le musiche di un cd a lasciare traccia viva di ciò che è stato. Sedimentazioni che costituiscono una memoria collettiva della città.

INFO
Biblioteca Archivio del Teatro Comunale di Ferrara
Corso Martiri della libertà, 5
https://www.teatrocomunaleferrara.it/biblioteca-archivio/

Iscriviti al nostro canale Whatsapp
Lascia un commento Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articolo precedente

'Fango' è tornato: il doc sul calcio di provincia arriva all'Apollo dopo un premio internazionale

Articolo successivo

Uguale od Opposto? Torna il Bacrama, lo sport inventato a Ferrara

Inserzione pubblicitaria