Sabato 2 dicembre alle ore 20:00 e alle ore 11:00, in anteprima per studenti degli Istituti Superiori, dell’Università e dei Conservatori, va in scena al Teatro Comunale di Ferrara “Le guerre di Ulisse”, un’Opera moderna che nasce dalla collaborazione di Patrizio Bianchi, già Ministro dell’Istruzione, con la Fondazione Scuola di Musica Carlo e Guglielmo Andreoli di Mirandola diretta dal Maestro Mirco Besutti e con il compositore Marco Somadossi, le cui musiche originali sono eseguite dalla Banda giovanile John Lennon, composta da novanta elementi, tra i 13 e i 25 anni, e in grado di abbattere ogni barriera. Una parte degli allievi musicisti che la compongono, infatti, sono persone con disabilità.
In esclusiva per il Teatro Abbado, al progetto si unisce un’altra talentuosa compositrice, pianista e cantante: Frida Bollani Magoni, che per l’occasione ha scritto alcune parti dello spettacolo, arricchendo il lavoro del Maestro Somadossi, aggiungendosi così al racconto del ritorno di Ulisse a Itaca, ripercorso dalla magistrale voce di Luca Violini, mentre il Coro Accademia Vittore Veneziani è affidato al Maestro del Coro Teresa Auletta.
Abbiamo colto l’occasione per farci raccontare da Patrizio Bianchi, in veste di autore del libretto dell’opera, come sarà l’Ulisse che calcherà le scene e che significato ha l’eroe classico nel mondo di oggi.
Prof. Bianchi, come è nato questo spettacolo?
Ho incontrato a Mirandola la Banda giovanile John Lennon il 20 maggio 2012, il giorno del terremoto in Emilia-Romagna e abbiamo dovuto creare momenti di aggregazione non solo per i ragazzi, ma anche per tutta la popolazione colpita, così abbiamo iniziato a lavorare coi nostri giovani musicisti per dimostrare che l’Emilia-Romagna era più forte del terremoto. Abbiamo cominciato portando in scena delle letture della vita di Giuseppe Verdi e, inseguito, la produzione è cresciuta, si è intensificata e abbiamo costruito altri spettacoli che ci hanno portato in giro per il mondo per trovare altre scuole di musica giovanili e creare una rete nazionale, europea e mondiale. Abbiamo toccato paesi come: Spagna, Malta, Finlandia, Tokyo e New York. La musica ha una straordinaria potenza civica ed educativa. Per Ferrara abbiamo voluto costruire uno spettacolo totalmente nuovo e inedito. Portarlo a Ferrara in questa nuova veste è davvero una grandissima emozione.
Mario Draghi, durante la presentazione del libro di Aldo Cazzullo, ha lanciato un messaggio molto forte all’Europa: “è un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme”* La cultura classica sta alla base di quella europea. Il suo Ulisse parlerà di pace, ma anche l’Europa può esserne simbolo?
La struttura di valori legata a Ulisse è importante, anche Omero la mette in evidenza dichiarando che Ulisse è interprete di due drammi: quello della ricerca della conoscenza unito a quello del tessitore di inganni, punito e condannato a girovagare per trent’anni. Non è un eroe puro, mantiene molte caratteristiche umane, anche Dante continuerà a condannarlo relegandolo all’Inferno. Allo stesso tempo, però, Ulisse ha avuto il coraggio di andare oltre e superare il suo limite. Credo che anche per l’Europa sia il momento di andare avanti. Stiamo assistendo a un’Unione che rischia di essere spinta verso l’ultra destra, verso il ritorno ai sovranismi che, di fatto, non sono neanche applicabili. Il sovranismo costringe ad alzare le barriere, ma Internet e le nuove tecnologie sono state pensate per abbatterle. Ulisse è un’icona europea perché bisogna spingersi oltre, quello che si sta facendo non è più sufficiente e non è pensabile tornare indietro. È arrivato il momento di prendersi una responsabilità collettiva, che richiede cooperazione, nessun paese dell’UE può attuare il cambiamento da solo. Siamo riusciti in una grandissima impresa, quella dell’unione monetaria, ma non basta. C’è bisogno di una politica estera più compatta, così come una visione per fronteggiare il cambiamento climatico e ambientale e soprattutto valorizzare il capitale umano, partendo dalla formazione per arrivare fino alle politiche migratorie.
Visto che abbiamo citato la formazione, pensiamo al luogo dove prima di tutti nasce e si sviluppa la cultura classica: il liceo classico. Questo sta diventando sempre meno ambito nelle scelte degli studenti. Perché? Com’è cambiato negli anni? Ha senso che i giovani lo scelgano ancora?
Scegliere il liceo classico, nel mondo di oggi, ha senso più che mai. Il dibattito sulla scuola secondaria si incentra sui metodi organizzativi, la separazione fra le discipline si scontra con la tendenza alla transdisciplinarietà che si basa sul controllo di discipline diverse. C’è anche grande richiesta in merito alla lifelong learning, una formazione costante e continua che va oltre il percorso scolastico, anche perché il nostro bagaglio nozionistico e tecnico diventa obsoleto molto in fretta. La riforma scolastica del 2010, con un operazione a mio avviso negativa, ha sciolto le facoltà e ha iperspecializzato i dipartimenti, questo ha influito anche sulla scuola superiore che ha dovuto articolare un’offerta che fosse inerente a tutte le possibilità, per questo il liceo classico sta rischiando un po’ di più, perché c’è la possibilità che non venga chiaramente identificato. I licei classici dovrebbero azzardare presentazioni e proposte più aggressive. Io ho frequentato il liceo scientifico e i fondamenti della cultura classica ho dovuto un po’ rincorrerli e posso dire che la base classica, in un’epoca frettolosa come la nostra, è in grado di adattarsi e di spiegare il cambiamento. I classicisti hanno un privilegio rispetto a tutti gli altri: la conoscenza della parola. È un vantaggio comparativo straordinario che permette di ricostruire le proprie fondamenta e anche quelle sociali.
Per questo spettacolo ha deciso di circondarsi di giovani. Chi è per loro Ulisse?
Per presentare lo spettacolo ai più giovani abbiamo organizzato un confronto coi ragazzi del Liceo Scientifico. I miei occhi vedono un Ulisse vecchio, che non capisce perché dopo la sua assenza non venga riconosciuto come re, un eroe triste, ma i ragazzi invece colgono la sua enfasi, il suo coraggio nell’affrontare una vita di rischi e di prove. Mi ha molto colpito la loro riflessione, è stata intensa e mi ha fatto capire che c’è bisogno di guardare le cose con l’occhio della pietà e prestando attenzione alle persone. Dobbiamo anche prestare attenzione all’uso che facciamo della parola giovane, perché rischia di essere un po’ ambigua: un tempo veniva definito giovane chi ancora non aveva fatto il militare e non si era ancora sposato, ora il sistema educativo ha permesso di avere una giovinezza più estesa. Se i bambini non hanno responsabilità, quelle ce le hanno i grandi, ma c’è una fascia trasversale che ha un altro tipo di compito ed è la responsabilità collettiva. Bisogna ridare spazio alla gioventù attiva e alla solidarietà, parola presente anche nell’Articolo 2 della Costituzione.
Nella scrittura compare anche il punto di vista di Penelope al momento del ritorno, può essere quella la risposta alla guerra? Quali sono gli strumenti per costruire una risposta di pace?
Penelope è una donna che vive solo le sofferenze della guerra senza il vantaggio della scoperta e la gloria eroica. Lei è rimasta ad attendere e da sola ha garantito per tutte le donne e i loro figli. Quando Ulisse torna ritrova una donna che ha sofferto profondamente. Gli strumenti per costruire la pace sono la responsabilità e la solidarietà, poi ognuno collabora con la sua esperienza, ma sempre partendo da questa base insieme all’intelligenza emotiva che ci fa sentire tutti all’interno di una comunità.
*Fonte Ansa, 30 novembre 2023
INFO
Le guerre di Ulisse
Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara
2 dicembre 2023, ore 20:00
Ore 11:00 anteprima per studenti degli Istituti Superiori, dell’Università e dei Conservatori
Biglietti: https://www.teatrocomunaleferrara.it/events/event/le-guerre-di-ulisse/