Siamo a fine anno, tempo di bilanci e propositi, una tradizione banale che nasconde però un momento utile per riflettere e programmare. Nelle settimane scorse abbiamo partecipato a due delle quattro conferenze intitolate “Cambia il tempo” organizzate dal Museo di Storia Naturale di Ferrara per comprendere un pò meglio i cambiamenti climatici di oggi e soprattutto le azioni utili per la vita di domani.
A intervenire nel primo incontro è stato Vittorio Marletto, ex presidente di Arpae e oggi membro del Comitato Energia per l’Italia, nel secondo Paolo Ciavola, professore del Dipartimento di Fisica e Scienze della terra dell’Università di Ferrara, di ritorno dalla Cop28 a cui ha potuto partecipare come delegato.
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Ascoltando i dati, le previsioni, le evidenze, le idee, un pensiero nasce spontaneo, uscendo dalla porta del Museo e osservando il centro della città: Ferrara che idea ha per il suo futuro?
Le cattive notizie, prima di tutto.
Partendo dai dati: è evidente che il cambiamento climatico è in atto. Punto. Ogni anno è il più caldo della storia, ogni anno aumentano gli eventi atmosferici importanti, dalle alluvioni alla siccità. Un dato centrale emerso nella conferenza: negli ultimi quaranta anni c’è stata la crescita di temperatura che avviene normalmente in una intera era geologica.
E se dobbiamo prendere questi dati come evidenze non di qualcosa che succederà, ma di qualcosa che sta già succedendo, diverse sembrano le direzioni a cui guardare.
Prima di tutto, ragionare su dove abbiamo costruito: le nostre coste, i lidi della provincia di Ferrara ad esempio, che in uno scenario prossimo di innalzamento del livello dei mari saranno sicuramente coinvolti e che si troveranno ad avere meno territorio a disposizione e con fenomeni naturali di maggiore intensità. È qualcosa che non avremo dovuto fare: costruire intorno ad una zona potenzialmente alluvionabile.
Nei numerosi scenari immaginati, si vede come l’innalzamento dei mari ci possa colpire pesantemente, in particolare in contesti come quelli di un mare semichiuso (rispetto agli oceani) come l’Adriatico, limitato negli spazi dove sfogare l’energia di eventi e innalzamento delle acque.
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E riguardo alle città, costruite per sopportare una certa quantità di precipitazioni ma non fenomeni massicci, come dobbiamo prepararci? Città costruite per gestire ad esempio le piogge, ma non così tante e in così poco tempo, come dimostrato nello scorso agosto anche qui a Ferrara.
Un cambiamento che coinvolge diverse basi della nostra vita quotidiana, come dimostra l’evidenza di un anno nero per l’agricoltura. Temperature più alte, un livello di emissioni che ha in sostanza arrestato la propria crescita ma non accenna a diminuire efficacemente, il coinvolgimento del territorio in termini di agricoltura e di eventi violenti che mettono a rischio imprese, viabilità e abitazioni: cosa c’è da fare e come immaginare i prossimi anni di amministrazione pubblica e gestione privata?
Scampoli di buone notizie
Dobbiamo agire, oggi e subito, ci diciamo e, racconta Vittorio Marletto, in parte è vero che lo stiamo facendo. Le imprese italiane stanno passando ad una gestione energetica su base elettrica con l’uso di energie rinnovabili così come esistono case passive, non emissive, che hanno impatto zero sull’ambiente.
Nella nostre vie, in attesa di una mobilità elettrica in aumento lento ma costante, quello che è possibile fare subito è ampliare l’utilizzo della bici (esiste ancora per qualche giorno un importante contributo per l’acquisto della bici elettrica) e l’adozione di pannelli fotovoltaici, anche sui condomini dove normalmente si tende a pensare sia più difficoltoso, ma, spiega Marletto, è possibile farlo senza un consenso unanime rispettando la propria metratura a disposizione.
Così come l’utilizzo di altre risorse naturali: a Ferrara siamo sopra ad un un serbatoio di acqua calda, che consente di utilizzare la geotermia, pur con le recenti polemiche sui costi, abbattendo di molto il livello di emissioni necessario per il riscaldamento delle case. E un utilizzo consapevole delle risorse e un cambiamento delle nostre abitudini, può portare a risparmi e acque più pulite.
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Paolo Ciavola, atterrato da pochi giorni dalla già citata (e in parte storica) Cop28 di Dubai, spiega come per la prima volta si sia parlato nel documento finale di una uscita dai combustibili fossili. E sia diventato attivo il fondo di compensazione per i danni ambientali che già oggi si vedono in diversi paesi meno sviluppati, il cui territorio è già oggi vittima di questo processo di cambiamento.
In questo quadro, però emerge la necessità di tempi più veloci e interventi di scala più grandi di quelli che stiamo mettendo in campo. Così, in un anno che tra l’altro ci porterà a nuove elezioni in città, con queste informazioni (solo un frammento di tutti i temi in campo) viene da chiedersi: non è forse il primo e più importante tema su cui programmare, lottare, discutere nel guardare al futuro di questa città e di ogni città?
Sono passati decenni dagli allarmi degli scienziati e quattro da quando le nostre vie sono state invase per la prima volta da ragazzi che chiedevano un impatto importante delle scelte pubbliche e private per mantenere possibile una vita sostenibile. Non è il momento di mettere l’argomento al primo posto? Il nostro augurio è che questo sia il primo proposito per il nuovo anno di tutti coloro che hanno la possibilità di fare piccole e grande scelte.