Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano in scena, in prima nazionale al Teatro Comunale di Ferrara: li ritroveremo da oggi venerdì 10 fino a domenica 12 novembre con “Dove eravamo rimasti”, il nuovo spettacolo di arte varia – come direbbe Paolo Conte – scritto in collaborazione con Giorgio Cappozzo e con la partecipazione musicale della Jazz Company diretta dal M° Gabriele Comeglio.
Per questa importante prima nazionale, che fa parte degli appuntamenti che compongono la ricca Stagione di prosa del Teatro Comunale, siamo andati dietro le quinte a sbirciare quello che accadrà sul palco. In una serata piovosa, nel cuore di un teatro tutto per noi, siamo riusciti a rubare qualche segreto a due assoluti protagonisti del panorama teatrale italiano: Massimo Lopez e Tullio Solenghi.
Perché avete scelto di partire proprio da Ferrara?
Abbiamo scelto Ferrara perché il Teatro Comunale, diretto da Moni Ovadia, è stato uno dei primi ad accogliere la nostra proposta. Una volta ci esibivamo al Teatro Nuovo ora siamo ufficialmente diventati un classico!
Avevate già avuto modo di conoscere la città?
La conosciamo bene ed esibirci a Ferrara ci da sempre molto entusiasmo. Si respira la storia, la cultura e la bellezza sia artistica, sia architettonica partendo dal Castello fino alla parte medioevale. C’è sempre qualcosa da scoprire e da imparare. È una città che ti fa sentire accolto e che fa crescere la voglia di collaborare e costruire. Inoltre la mia bisnonna (Massimo Lopez) era ferrarese!
Che differenza c’è fra presentare uno spettacolo in una piccola città rispetto a una grande metropoli?
In linea di massima nelle città più piccole c’è più concentrazione da parte del pubblico, mentre nelle metropoli l’attenzione è sempre comunque presente, ma coesiste con una sorta di isterismo diffuso dato dalla difficoltà di raggiungere i luoghi oppure dalla ricerca del parcheggio e così via. Bisognerebbe aspettare dieci minuti prima di esibirsi, per per farli rasserenare un po’. Inoltre l’offerta è molto ampia, mentre nelle città più piccole il focus rivolto alla proposta artistica è sicuramente maggiore. Tra Bologna e Padova esistono gioielli assoluti come Ferrara e Mantova, bisognerebbe chiedere a Luodovico Ariosto se sarebbe stato contento di sentir definire Ferrara una “piccola città”! Probabilmente non avrebbe scritto l’Orlando Furioso, ma l’Orlando Incazzoso!
Uno degli argomenti più trattati negli ultimi tempi è quello del politically correct, come incide sulla comicità e come si è dovuto modificare nel tempo. Voi siete riusciti a essere all’avanguardia portando sul palco un linguaggio sempre traversale e che non prendesse di mira tematiche come per esempio la battaglia fra i sessi o altri argomenti simili. Com’è cambiato il metodo espressivo?
La comicità televisiva è cambiata tantissimo, la nostra di basava molto sulla comicità di situazione, ora bisogna essere pronti subito, è tutto più veloce. Il teatro è sempre stato una vetrina e c’è meno condizionamento, infatti noi abbiamo il nostro marchio di fabbrica che ha superato tutte le prove del tempo. Mentre per quanto riguarda il politically correct si rischia di arrivare quasi a un processo di snaturazione di alcuni contenuti: nella serie The Simpson’s, per esempio, Homer – di cui sono il doppiatore, ci dice Massimo Lopez – non strangolerà più Bart. Era stato chiaramente creato come un gesto provocatorio che contestava un certo modo di agire: se è fuori legge Homer figuriamoci Riccardo III!
Nei vostri spettacoli avete sempre preso ispirazione dai fenomeni di costume che caratterizzavano ogni epoca. Qual è il fenomeno del nostro tempo che accende la vostra ispirazione?
Ci sono i riferimenti all’attualità, certo, ma noi preferiamo l’eternità dei generi teatrali che non è necessario racchiudere in un’epoca definita. In particolare, se pensiamo a quella attuale, notiamo che non ci sono più punti di riferimento: non solo per noi attori, ma anche per le generazioni più giovani. Noi avevamo la televisione che trasmetteva il teatro, avevamo attori e commedie. Oggi non c’è più nulla di tutto questo, tutto si svolge in tempi rapidissimi: da Internet ai social media, bisogna riuscire a far ridere in diciotto secondi e se parli per più di due o tre minuti non vieni più seguito. Il teatro è una salvezza, i ragazzi si renderebbero conto che non c’è solo la velocità, ma esiste anche un respiro più lungo. In fondo i nostri sono esercizi di stile, i temi attuali sono solo un pretesto per giocarci in maniera autorale e attoriale.
Il titolo nasce dalla più famosa citazione di Enzo Tortora, che è diventata un simbolo per il nostro Paese. Come mai questa scelta?
Velatamente o dichiaratamente volevamo rendere omaggio proprio a Enzo Tortora. Quello che gli è successo è stato l’insulto più grande mai fatto a una persona di spettacolo, che era una persona onesta. È stato qualcosa di mostruoso. E poi abbiamo voluto usare questa citazione perché avevamo voglia di riabbracciare il pubblico dopo la pausa dovuta al Covid: per noi è come avere dei parenti seduti in sala, sappiamo che qualcosa delle loro vite rimarrà sempre legata ai dodici anni del Trio.
Cosa dobbiamo aspettarci da questo spettacolo e perché dovremmo venire a vederlo?
Perché il teatro è la forma biologica dello spettacolo, è sano. C’è un fruitore e un esecutore, si può socializzare e ci si può staccare dal misoginismo casalingo che impongono le reti. Noi siamo la generazione di “Come eravamo”, è come andare a salutare dei nonni o degli zii coi quali ci si diverte sempre. Infatti ci sarà un momento dedicato ad Anna Marchesini ed è come se la portassimo in scena. Dobbiamo ricordarci che Anna era anche una grande autrice. Per arrivare a quei livelli dobbiamo tornare ai tempi di Franca Valeri. Come noi, lei ha sempre scritto per se stessa e questo alle donne, all’epoca, non veniva neanche richiesto. Lo spettatore entra in sala e farà un viaggio insieme a noi e ai nostri racconti che ricorderanno anche gli anni del Trio.
INFO
Dove eravamo rimasti – Massimo Lopez e Tullio Solenghi
Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara
Spettacoli 10-12 novembre 2023:
10-11 novembre ore 20.30; 12 novembre ore 16.00
Biglietti: https://www.teatrocomunaleferrara.it/events/event/dove-eravamo-rimasti/