Le opere dell’artista ferrarese Maurizio Camerani (1951) in mostra da zanzara arte contemporanea potrebbero essere interpretate come un’analisi per capitoli del suo percorso, un sunto dei suoi ultimi cinquant’anni di attività creativa. Ogni capitolo, come quelli di un libro, rappresenta un mondo che c’è stato, segmenti temporali connotati da azioni e avvenimenti, accenni di momenti che andrebbero approfonditi. Equilibrio-Energia si inserisce nella seconda fase della rassegna Video-Setting/Videoarte: Origini e Sperimentazioni (progetto avviato per recuperare il filo interrotto con il Centro Video Arte di Ferrara), che comprende vari appuntamenti e due mostre: quella di Camerani e l’altra di LIUBA (nome d’arte di Antonella Liuba Picini) Senza permesso e per amare.
Maurizio Camerani si considera un ricercatore, senza mai seguire e rincorrere il mercato o i vari trend del momento. Frammento e apparizione, tempo e spazio sono alcune delle costanti della sua attività, così come equilibrio ed energia.
Si forma come scultore all’Accademia di Belle Arti di Bologna per poi iscriversi durante l’ultimo anno al DAMS, che avvia i primi corsi proprio nel 1971 grazie all’intuito di Benedetto Marzullo, che coinvolse fra i principali protagonisti di quell’epoca Renato Barilli e Umberto Eco. Periodo fervido per l’arte contemporanea che vedeva la nascita e la promozione di nuovi linguaggi come la videoarte o nuove espressioni come la Body Art. Proprio lo spirito ribelle e trasformativo caratteristico degli anni Settanta e l’avanguardia degli insegnamenti del DAMS hanno portato Camerani ad allontanarsi da un percorso nettamente accademico per sperimentare dimensioni altre. Il suo interesse a quei tempi denota una maggiore attenzione per la partecipazione collettiva, per i graffiti, per la fotografia e il suono. Ed è proprio in un contesto simile che realizza Furti di paesaggio (1974-1978) che è un ciclo di opere incentrato principalmente sull’azione urbana o sui graffiti documentati tramite il mezzo fotografico. Nel caso di Camerani, il titolo delle opere è fondamentale, deve già dichiarare l’intento, fa parte dell’opera. Non è mai casuale, anzi è già di per sé significativo di qualcosa che dopo, attraverso la forma e l’immagine, si visualizza.
L’opera in mostra da zanzara arte contemporanea è del 1975 ed è il risultato di un’azione urbana registrata con il Geloso (“allora c’era il Geloso, un registratore a bobina, lo chiamavamo il Gelosino”) e documentata fotograficamente. L’opera è una commistione tra fotografia e suono e secondo l’artista è proprio il suono, la sua potenza che agisce sull’immagine, “è come se attivasse l’immagine fissa”.
L’insofferenza nei confronti delle dinamiche delle gallerie private e il rifiuto del sistema dell’arte, lo porta a formare nel 1975 insieme ad altri artisti ferraresi (Mara Sitti, Giorgio Colombani e Maurizio Cosua) il collettivo il Gruppo di Ricerche Inter/Media. L’idea principale era operare in maniera parallela al mondo dell’arte, autogestire i processi artistici, tra cui la produzione, nonché mettere in discussione le tecniche tradizionali (pittura e scultura) a vantaggio del potenziale dei media, come suggerisce il nome stesso del gruppo. Una delle prime iniziative del collettivo fu l’organizzazione della mostra Evento 77 a Ferrara, che ha visto dialogare un gruppo molto eterogeneo (più di 35 artisti) attraverso la Mail Art (pratica artistica che prevede l’uso del servizio postale -cartoline, lettere, buste- per veicolare la propria poetica), che permetteva di sconfinare dal territorio, non solo ferrarese ma anche da quello nazionale, coinvolgendo artisti internazionali. Gli artisti sono stati invitati a esprimersi creativamente tramite il canale postale, spedendo comunicazioni/frammenti della propria estetica. Mentre una delle ultime iniziative è stata Babilonia. Eventi poetici in progressione, evento pubblico presso la quattrocentesca Rocca Possente di Stellata.
Il gruppo è rimasto attivo fino al 1981, momento in cui Camerani si era già avvicinato all’attività del Centro Video Arte di Ferrara (fine anni Settanta) realizzando vari video monocanale, “dalla scrittura come dimensione sociale al comportamento come scrittura del corpo è il passaggio che segna l’approdo alla videoarte”. Il soggetto principale dei suoi video è quasi sempre la presenza umana.
Sebbene la sua sia una formazione tridimensionale, per l’artista la scultura rimaneva un campo troppo insoddisfacente. Allo stesso modo, il video era poco significativo dal punto di vista volumetrico. Eppure l’affinità con ambedue i mezzi costituiva la congiunzione perfetta. Così, a partire dagli anni Ottanta concentra la sua ricerca nella videoscultura, influenzato anche da alcuni straordinari artisti come Nam June Paik (1932-2006, artista statunitense, pioniere della videoarte) o Wolf Vostell (1932-1998, artista tedesco, figura di riferimento di Fluxus, nonché pioniere della videoarte). Infatti, questa ibridazione tra il video e la scultura in quanto visto come linguaggio elettronico incontaminato inizia a essere accettato proprio a partire dai lavori di June Paik. Con le videoinstallazioni (o videoscultura se vogliamo) è come se l’intenzione comunicativa del video fosse passata da una fase di pura idealità e concettualità a un’operazione fisica, vera dello spazio. Nelle opere a divenire, la componente scultorea sarà ben marcata, occupando lo spazio in modo dominante, mentre il video ha senso in funzione della scultura e viceversa. Le forme delle sue sculture sono elementari, geometriche e minimaliste, classiche come dice Camerani: “tutta la cultura architettonica classica è fatta di geometrie”. Una componente razionale e allo stesso tempo antica.
Camerani “usa il video come elemento immateriale in un apparato scenico fisicamente presente, l’immagine diventa ‘racconto’ perché la struttura di ferro che la circonda costringe lo sguardo a guardarla”. La scultura è da intendere come “libertà polimaterica”, una ‘conquista’ dello spazio, mentre il video è intriso dal tempo: quello in cui è stato girato e quello che ci appartiene mentre lo guardiamo. Come l’opera Progetto Segreto.
Orbene, i due vettori su cui si concentra maggiormente sono il tempo e lo spazio. Così come equilibrio ed energia, quasi una matrice che determina l’intero percorso di Maurizio Camerani, che si presta come titolo della mostra proprio perché questi due concetti demarcano perfettamente la visione e l’intera produzione dell’artista.
Le mostre EQUILIBRIO-ENERGIA di Maurizio Camerani e SENZA PERMESSO E PER AMORE di LIUBA sono visitabili presso zanzara arte contemporanea in via del Podestà 11/11A e 14A (Ferrara) fino a fine anno. Il prossimo appuntamento della rassegna Video-Setting/Videoarte: Origini e Sperimentazioni sarà il talk di Chiara Vorrasi, curatrice e conservatrice presso le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, intitolato Il CVA di Palazzo dei Diamanti, polo di ricerca e sperimentazione, sabato 16 dicembre alle ore 16.