Metti un sabato pomeriggio, il giardino rinascimentale di Palazzo dei Diamanti e l’arte in movimento che incede sotto gli ultimi raggi del sole. Sembra uno scenario ultraterreno, ma è tutto vero: siamo stati al fashion show della stilista Francesca Liberatore per raccontarvi di un nuovo polo culturale che arricchisce il tessuto urbano unendo arte, moda e sperimentazione.
Classe ‘83, Francesca ne ha fatta di strada dalla sua formazione londinese, non a caso è considerata enfant prodige da note firme del fashion business per l’unicità e la creatività dei suoi capi. Dopo anni di esperienze a cavallo tra grandi centri come Parigi, Amsterdam e New York, il ritorno in patria della Liberatore ha coinciso con una generale consacrazione nella scena contemporanea.
Fresca dalla Fashion Week di Milano, lo scorso sabato 7 ottobre ha presentato, in collaborazione con il Comune di Ferrara e la Fondazione Ferrara Arte, la sua collezione inedita Primavera-Estate 2024, nell’insolita cornice di Palazzo Diamanti. Dove la nuova galleria di vetro che congiunge i due spazi espositivi e il giardino recuperato hanno fatto per la prima volta da cornice elegante ad una vera e propria sfilata di moda. A seguire l’inaugurazione ufficiale dell’Atelier Liberatore, frutto della riqualificazione dell’ex chiesa San Michele, in via del Turco 33.
Uno dei concept della collezione è sicuramente il contrasto: ai tagli netti e decisi si accostano tessuti fluidi e leggeri e la pelle diventa terreno di ricerca in termini di ciclicità e riutilizzo; il corpo affusolato delle modelle pare scomposto e riassemblato partendo dagli accessori, tutt’altro che secondari: polsini, colletti, fasce, top e cinture, che sintetizzano un’eleganza tutta contemporanea.
Perché Francesca ha scelto proprio Ferrara? A margine dell’evento è proprio Francesca a risponderci: “È tanto tempo che cerchiamo una casa per le sculture di papà e le mie creazioni…avevamo in mente un posto speciale, che potesse essere unico e allo stesso tempo storico, insomma con una forte impronta di vita vissuta. E nella ex chiesa di San Michele ho potuto ritrovare tutto ciò, forse anche di più.”
Francesca è visibilmente commossa per la coralità dell’accoglienza ferrarese, i suoi occhioni verdi non mentono, e nelle stanze caotiche del backstage è tutto un viavai di fotografi, modelle, assistenti, amici, giornalisti -Brava Francesca!, -Spettacolo magnifico, possiamo farti qualche domanda?, -Ci vediamo più tardi in atelier!
Nel turbinio di emozioni e voglia di dedicare un grazie ad ognuno, Francesca continua la chiacchierata con noi svelando un particolare: prima della visita per l’acquisto dell’immobile, nel 2021, non era mai stata in città, e ci confessa di averne subito il fascino quasi istantaneamente: “Mi sono innamorata di questi spazi metafisici, ho convinto la mia famiglia e ora ci troviamo qui. Spero che questo sia un trampolino di lancio! Essendo sempre peregrinanti in varie città, solitamente internazionali e molto grandi, riuscire a trovarne una che abbia un suo piccolo cuore e farlo pulsare, beh credo sia una cosa bella.”
Il rapporto con l’arte è quel qualcosa che la stilista si porta dietro da sempre: il padre Bruno Liberatore, suo partner in crime nel progetto di riqualificazione della chiesa, è un noto artista e docente universitario, e torna a Ferrara quasi per quadrare il cerchio. Nel lontano 1984 era stata proprio la cittadina ferrarese a lanciarlo internazionalmente con un’esposizione a Palazzo dei Diamanti, allora sotto la direzione del Maestro Franco Farina.
L’inedito défilé ci racconta la storia, il percorso di ricerca della stilista romana, che si propone sempre di studiare volumi particolari, strutture da (ri)creare, proprio come uno scultore: il saper fare con la mente e con le mani. Senza lasciare nulla al caso.
E se ti chiedessi se c’è un capitolo che vorresti modificare, o addirittura eliminare e riscrivere daccapo dal libro Francesca Liberatore Made in Italy, che celebra il tuo percorso di carriera (e di vita), cosa mi diresti?
(Ride) “Beh in realtà ti direi proprio di no, lascerei tutto così com’è stato: il mio esordio a Londra, le mie prime sfilate a Milano, le collaborazioni, e poi Parigi e New York. Il libro si chiude con il mio rientro in Italia, a cui sono seguiti progetti realizzati in format particolari…sicuramente prevedo un seguito, o magari una saga!”
Ci salutiamo con un sorriso, lo stesso che Francesca ha naturalmente stampato anche negli occhi: quello di chi vive di passione e ha fatto della propria idea di moda un viaggio innovatore e soprattutto umano. Da oggi c’è un luogo per le arti in più in città, in equilibrio tra moda e scultura, aperto a progetti ed eventi che saranno proposti con cadenza bimestrale coinvolgendo partners da fuori città. Forme uniche della continuità nello spazio, che hanno trovato casa tra i nostri diamanti cittadini.