È stata una estate stranissima per il cinema in Italia. Da sempre stagione in gran parte morta, quest’anno il ciclone è arrivato sotto il nome Barbienheimer: il trend social di sana rivalità per i due film evento usciti in contemporanea nel resto del mondo e così opposti per atmosfere, che ha portato ad una enorme attenzione mediatica per tutte e due le pellicole. Usciti rispettivamente il 20 luglio e il 23 agosto in Italia, le due opere sono ad oggi il nono (Barbie) e il ventottesimo (Oppenheimer) film più visti di sempre in Italia. E nell’osservare questo fenomeno ci siamo accorti di qualcosa di particolare: ci sono state tantissime proiezioni in lingua originale per questi due film. Una tendenza che esiste da diversi anni, sicuramente in aumento, ma da confermare almeno per una piccola città come Ferrara.
Facciamo un passo indietro sul perché a volte c’è un’enorme differenza tra vedere un film in lingua originale invece che doppiato in italiano. Siamo nel prologo di “Bastardi senza gloria” splendido film di Quentin Tarantino del 2009: durante un’ispezione il Colonnello Hans Landa, dubbioso (quasi sicuro) sulla presenza di una ragazza ebrea in casa, chiede al padrone di casa di cambiare lingua. Dal francese all’inglese, in modo che la ragazza (nascosta ad origliare sotto il pavimento) non sia in grado di comprendere, casomai fosse in ascolto. Questo aggiunge un enorme strato di tensione alla scena, molto più realistico nella versione in originale rispetto a quella italiana. Non c’è lo stacco infatti tra sottotitolo e doppiaggio, ma ci sono gli attori che parlano e che intrecciano le due lingue. Sfumature che impattano.
A molte persone, una volta visto un film in lingua originale anche con l’ausilio di sottotitoli, capita di non riuscire a tornare più indietro. Ne è la prova l’offerta sempre crescente di proiezioni in lingua anche a Ferrara, dove un’abitudine che fino a pochi anni fa era appannaggio del Cinema Boldini, quasi come proiezione “speciale”, ora è diventata la normalità anche nelle altre sale cittadine.
Abbiamo chiesto ai tre maggiori cinema della città di Ferrara quale sia il loro sguardo su questo tipo di proiezione e di abitudine per il pubblico.
Il cinema Boldini e l’Arena estiva Pareschi
È vero: attualmente il cinema Boldini è chiuso per interventi di ristrutturazione attualmente fermi, ma è indubbio che come sala d’essai sia stato una delle prime realtà cittadine a sperimentare questo tipo di proiezione, con l’estivo dell’Arena Pareschi che di tanto in tanto le inserisce in programmazione.
Abbiamo interpellato Arci Ferrara che gestisce le due realtà: “Il cinema Boldini all’epoca è stato sicuramente un precursore, portando una ventata di novità, complice se vuoi anche un pubblico differente e già più predisposto. Era qualcosa che all’interno del cinema funzionava, nell’ultimo periodo un appuntamento fisso al mercoledì, dove il film in programmazione veniva proiettato in lingua originale con i sottotitoli in italiano. Fare dei confronti con la situazione attuale è un pò complicato perché dopo il Covid è molto cambiato il pubblico e il modo di frequentare i cinema, ma sicuramente l’esperienza è stata ripresa anche da altri in città, è una modalità di fruizione che ha appassionati e c’è una richiesta anche dai distributori” ci ha spiegato Mattia Antico, vicepresidente Arci Ferrara.
“Anche sull’estivo noi eravamo un pò restii, perché d’estate gli studenti tendono ad essere meno in città, per cui il pubblico ha una età media maggiore, ci sono più anziani e famiglie. Nonostante questo quando abbiamo proposto la lingua originale è andata bene: penso sia allo scorso anno con Rimini con oltre cento presenze a Ferragosto e quest’anno con la proiezione il 23 agosto di “Everything Everywhere all at once“, film con già un certo sfruttamento sia all’uscita che dopo la vittoria di numerosi Oscar… è andato benissimo, con oltre 130 persone presenti.”
La multisala cittadina: UCI Cinemas
La scintilla di questo articolo nasce proprio da UCI Cinemas, di cui avevamo visto la programmazione di “Oppenheimer” con uno spettacolo in lingua originale tutti i giorni, per l’intera prima settimana dall’uscita. Qualcosa di notevole per la multisala della città, il cui pubblico è inevitabilmente più generalista e meno abituato alla proposta d’essai e integralista del cinema Boldini. A spiegarci come sia successo qualcosa di particolare è Edward, attuale manager del multisala ferrarese.
“Nei primi mesi del 2023 ci sono stati sette mesi di stop per gli spettacoli in lingua originale a Ferrara, interrompendo delle sperimentazioni che avevamo messo in atto negli anni passati. Poi è arrivato Barbie e una ragazza ci aveva esplicitamente chiesto con insistenza se fosse possibile avere una proiezione in lingua originale. Abbiamo fatto un tentativo e la risposta è stata sorprendente. Tra l’altro io ero in ferie in quel momento e quando mi hanno riferito della prima proiezione con la sala pienissima, con oltre 300 persone pensavo ad uno scherzo…
L’esperienza è continuata con Oppenheimer, che per tutta la prima settimana ha avuto almeno uno spettacolo in lingua originale ogni giorno, con ottimi riscontri di pubblico e ora l’esperienza proseguirà con Carlos, che sarà programmato in lingua originale la prossima settimana.
Il profilo di queste proiezioni sta cambiando, è sicuramente vero che la maggior parte del pubblico si trova nella fascia di età tra i trenta e i quaranta anni, ma in realtà la forbice comprende un pubblico dai diciotto ai sessanta anni. Per quanto ci riguarda la programmazione e la scelta di questi spettacoli vengono decisi da UCI a livello nazionale, ma è indubbio che ci sia stato un riscontro molto positivo.”
In mezzo, il cinema Apollo (e i Cinepark di Comacchio e Cento).
Tra il cinema Boldini e la multisala UCI, c’è un altro attore: l’attuale Apollo Cinepark, storico cinema del centro ferrarese, rilevato alcuni anni fa da Erik Protti e Simona Salustro, che gestiscono anche i Cinepark di Cento e Comacchio.
Erik Protti conferma le osservazioni raccontate fin qui: “è corretto dire che esiste questa tendenza, sempre più marcatamente ci viene chiesta la possibilità di vedere i film in lingua originale, ovviamente con i sottotitoli. Il pubblico vuole sentire la recitazione originale e la voce dell’attore, questo soprattutto vale per le nuove generazioni, probabilmente aiutate dalle nuove piattaforme di streaming che hanno abituato alla disponibilità delle lingue (e che non sempre tra l’altro doppiano le loro serie, almeno in primo momento, come accaduto con Squid Game). E come è vero che c’è questa tendenza, capita ormai che alcuni film più piccoli non vengano nemmeno più doppiati perché riescono anche con la lingua originale ad avere un mercato quasi paragonabile all’ipotetica uscita in italiano. Parallelamente l’alta domanda in particolare per i film evento o più famosi non ci fa pensare a problemi di perdita di presenza per il fatto che non sia doppiato: il pubblico rimane essenzialmente lo stesso. Sta succedendo in questi giorni ad esempio con “ABBA – The movie”.
È un passaggio generazionale, si va sempre più verso la lingua originale, tanto che abbiamo iniziato a fare qualche prova anche in provincia nelle sale di Cento e Comacchio, sicuramente esiste qualche difficoltà in più ma una quota di interesse l’abbiamo notata anche lì, non è più un scelta esclusiva di una nicchia di pubblico. A livello di numeri posso dire che le proiezioni in linea di massima vanno bene: l’appuntamento fisso (del lunedì, ndr) ha riscontri di presenza pari e a volte maggiori rispetto alle proiezione in italiano degli altri giorni.”
Qualche considerazione finale con Roberto Roversi, presidente UCCA
Per tirare qualche conclusione abbiamo parlato con Roberto Roversi, già gestore del Cinema Boldini e direttore artistico di Ferrara Sotto le Stelle fino al 2016, da allora presidente di UCCA (Unione dei Circoli Cinematografici Arci, che comprende oltre 150 circoli e circa 180 sale).
“È un tema veramente interessante e che stranamente non trova al momento nessuna fotografia sulla situazione in Italia, anche i siti e gli analisti che si occupano di cinema non hanno mai approfondito, e quindi non abbiamo un quadro di quanto sia diffusa la visione di film in lingua originale in Italia” , spiega Roversi.
“Dal mio punto di vista, obiettivamente ho un osservatorio particolare, perché le sale che compongono la rete di UCCA hanno già un profilo da anni dove lo spettatore va a ricercare ed è abituato a quel tipo di visione. Però è innegabile che esista una tendenza, soprattutto generazionale, che avevamo intravisto già anni fa quando con la direzione di Alice Bolognesi, che ci aveva creduto molto, all’interno del pubblico del cinema Boldini si era creata una solida base, diversa e complementare alle altre, di persone che venivano appositamente per quel tipo di spettacolo. Dico che è generazionale e che quindi sarà una tendenza perché è un fenomeno che si osserva in maniera maggiore nelle città anche piccole con una forte componente universitaria. Penso ad esempio al cinema Arsenale di Pisa che si può permettere anche quattro proiezioni in lingua ogni giorno in una piccola realtà (Pisa a livello di abitanti non raggiunge le centomila persone, Ndr). Questo accade per la presenza di migliaia di giovani, indicativamente sotto i 30-35 anni, che sono già abituati anche grazie alle piattaforme di streaming e alla rete a quel tipo di visione, oltre che a maneggiare meglio le lingue straniere ed avere una maggiore apertura mentale in quella direzione.
Sarebbe davvero interessante avere dati più completi, anche perché il cinema sta lentamente uscendo dalla pandemia. Forse Oppenheimer è stato, in Italia in particolare, il primo film a riportare in sala anche le persone oltre ad una certa età, che ancora non ci erano tornate. Un ottimo segnale che però si affaccia su un inizio 2024 con un rallentamento di uscite dovuto allo sciopero di sceneggiatori e attori, per cui il futuro del cinema post pandemia è tutto da capire nelle sue dinamiche, questa è sicuramente una da seguire.”
Come conferma Roversi, l’Italia è rimasta uno dei pochi paesi a doppiare sistematicamente i film, avendo un’antica tradizione e doppiatori di comprovata bravura a disposizione. Indicativamente Spagna, Grecia e parzialmente Francia continuano a farlo, mentre gli altri paesi mantengono semplicemente i sottotitoli quando arriva un film in una lingua diversa dalla propria. Con un passaggio culturale non indifferente, le nuove generazioni sembrano più pronte ad affiancare o addirittura a scegliere come primaria la visione in lingua originale.
E voi preferite il fascino dei doppiatori italiani o quello degli accenti originali americani o inglesi? Commentate qui o sui social per raccontarci le vostre abitudini e darci un quadro almeno locale di questo cambiamento!