Tra liberty e classicismo: al Castello Estense una mostra per celebrare la dimensione intima di Arrigo Minerbi
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Tra liberty e classicismo: al Castello Estense una mostra per celebrare la dimensione intima di Arrigo Minerbi

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L’arte di Arrigo Minerbi (1881-1960) è satura di poesia, sensibilità, classicità e intensità spirituale. Scultore antimoderno, diventa uno degli interpreti più incisivi dell’estetica plastica della prima metà del Novecento e artista di riferimento per le istituzioni ebraiche. Definiva la sua arte frutto di meditazione e sosteneva fermamente che “quando c’è da improvvisare, non chiamare me; sono tardo nel concepire, lento nell’eseguire, pedante e incontentabile; la materia mi è sempre ribelle”. Minerbi investiva passione, quasi fino alla disperazione e pazienza, riuscendo alla fine, attraverso gesti decisi, duri e carezzevoli, ad averla vinta, “finché ella cede e si satura di me e della mia pena”.

La mostra Arrigo Minerbi. Il “vero ideale” tra liberty e classicismo (8 luglio – 26 dicembre 2023) è una straordinaria commistione di forma e materia, è un invito alla contemplazione, alla riflessione e a una visione lenta. L’esposizione organizzata da Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte restituisce alla città una lettura necessaria e approfondita dell’artista, la cui potenza della linea e della forma lo ricollega alla grande tradizione classica. Gli spazi del Castello estense propongono un allestimento accurato e stimolante, che riunisce circa 80 opere tra sculture in gesso, marmo, bronzo, terracotta e quadri.

Nato a Ferrara da madre veneta e padre ferrarese, Arrigo Minerbi si trasferisce a Firenze a 20 anni, dopo aver frequentato un semplice corso d’Arti e Mestieri, per avvicinarsi di più all’arte e per guadagnarsi la vita, come ha avuto modo di raccontare lui stesso in uno scambio epistolare intrattenuto con alcuni cari amici: “ho fatto il ceramista, il decoratore, il formatore e lo stuccatore”. Tale periodo è forse quello più misterioso della sua vita, poco documentato e di cui restano scarse opere, “sembra che si sia impegnato in attività squisitamente artigianali o che abbia lavorato prevalentemente per gli antiquari di Firenze; di sicuro studiò accanitamente le opere rinascimentali presenti in palazzi, chiese e musei, cercando di modernizzare la lezione” scrive Lucio Scardino all’interno del catalogo della mostra.

Pur risiedendo a Firenze, Minerbi continua ad essere richiamato a Ferrara per qualche commissione – come per esempio la magnifica decorazione floreale eseguita in cemento, che avvolge la villa Melchiorri in viale Cavour, costruita nel 1904 dall’ingegner Ciro Contini – contribuendo così alla realizzazione di una delle più sublimi opere Liberty della città.

Nel 1919 decide di cambiare regione e si trasferisce a Milano. Ed è proprio nella città lombarda che avrà la sua prima personale nella galleria di Lino Pesaro. Vi presenterà una ventina di culture, nessuna delle quali di soggetto sacro: dominavano tematiche a carattere patriottico, mitologico e letterario. In questa occasione è stata esposta anche La Vittoria, la prima idea di quella che diventerà nel 1929 il Monumento ai caduti di Ferrara (replicata e fusa in bronzo pure per il poeta Gabriele D’Annunzio). Grazie anche all’amicizia con D’Annunzio la sua opera è sempre più apprezzata anche negli ambiti meno profani. Nella mostra ferrarese è possibile ammirare la maschera mortuaria in marmo di D’Annunzio, realizzata nel 1938, dove si può osservare “il suo volto riplasmato, ricomposto, non nel sonno della morte, ma nel quieto riposo dopo lunghe ore di lavoro”.

L’invito a realizzare una porta di bronzo (inizierà i lavori nel 1937) per il Duomo denota un grande riconoscimento pubblico. L’opera diventerà la sua più famosa a carattere religioso e racconta l’editto di Costantino. L’intenzione dello scultore mirava a esprimere il trasporto graduale dal politeismo pagano alla religione di Cristo, questa infiltrazione nell’oscurità tra i poveri e gli umili, invano contrastata e repressa, “in un’opera come questa, dove l’umano e il divino si fondano in una pagina che sogna, spasima e prega”.

La figura di Minerbi è nota ai ferraresi principalmente per due opere: Vittoria del Piave (1924) nella Torre della Vittoria e il gruppo allegorico Il Po e i suoi affluenti (1932) della fontana dell’Acquedotto, quest’ultima di chiare suggestioni del manierismo estense. La prima opera ha avuto un percorso abbastanza tumultuoso. Un primo modello della Vittoria del Piave fu condannato e abbattuto (in effetti, spesso e volentieri distruggeva le opere di cui non era soddisfatto); si sono salvate solamente la testa e un’ala. Per il volto si ispirò ai lineamenti dell’attrice Lyda Borelli, prima del matrimonio con il ferrarese Vittorio Cini. Quando finalmente Minerbi si decise a riprendere in mano il lavoro, la testa riprese il suo posto nella nuova statua, che aveva per modella una giovane brianzola, “scesa dai suoi monti in città col miraggio di non so quale luminosa meta cinematografica” scriveva lo scultore. La statua è una
rivisitazione personale della Nike di Samotracia e può essere reputata un magnifico esemplare liberty-simbolista. La maggior parte delle tematiche della sua prassi artistica verte sempre su una dimensione intima. Per esempio, un argomento assai sentito è quello della maternità, come in Annunciata (1920), un’opera che impone distanza e devozione e tocca il sublime moderno. La Vergine è raffigurata senza l’angelo, simile all’opera di Antonello da Messina e nella sua figura “ci sono la malinconia e l’orgoglio del destino, il sentimento della madre, l’umiltà, la commozione e il silenzio stordito dalla parola di Dio, l’immobilità e il tumulto”.

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Per rimanere sul registro del sacro, la rappresentazione di San Francesco è imponente e unica. Nel gruppo scultoreo, che tende quasi al divino, il corpo del santo si delinea ossuto e potente, mentre il suo viso è fatto non di “lineamenti fisici, ma di espressioni multiple”. Un’opera che fa tremare e scuotere l’anima. Arrigo Minerbi manifestava sempre un’invincibile avversione alle mostre d’arte. Chissà cosa ne avrebbe pensato di questa celebrazione nella propria città natale.

INFO
Arrigo Minerbi. Il “vero ideale” tra liberty e classicismo

Ferrara, Castello Estense, 8 luglio – 26 dicembre 2023
A cura di Chiara Vorrasi

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