Le coordinate sono semplici: Casa di Stella dell’Assassino, via Cammello 15. Le bandiere giallo e viola appese alle finestre, il ciottolato che accompagna dentro il clima familiare che accoglie già dall’ingresso attraverso la grossa porta di legno. Parte da qui la presentazione del “Palio ritrovato” del 1939, nella sede della Contrada di Santa Maria in Vado.
Nell’atmosfera di un sabato di fine aprile non può che fare da comune denominatore il Palio che si avvicina, dietro l’angolo, pronto ad accelerare i tempi nei prossimi giorni. Per presentare questo importante avvenimento ci sono le cariche pubbliche, dal Vicesindaco e assessore al Palio Lodi al presidente dell’Ente Palio Borsetti e centinaia di contradaioli curiosi. Siamo già stati qui a raccontarvi della contrada gialloviola lo scorso anno, oggi però non vi raccontiamo del Palio di oggi ma di quello di tanti, tanti anni fa.
Era il 1933 e Italo Balbo, allora Ministro dell’Aeronautica Militare del governo Mussolini, decise di organizzare le rievocazioni storiche per il quarto centenario della morte di Ludovico Ariosto. Nel comitato organizzatore c’erano membri quali Renzo Ravenna, Guido Angelo Facchini e Nello Quilici, i quali a loro volta nominarono membro della sottocommissione delle manifestazioni folcloristiche niente meno che Nives Casati (sì, proprio colei alla quale è intitolato il premio che Santa Maria in Vado vince con abitudine disarmante).
Nives Casati fu scelta per organizzare le corse al Palio rievocando le corse organizzate dalla Signoria estense citate negli statuti cittadini fin dal 1279 e riproposte a Ferrara fino a fine ‘800. Nives fu anche, per l’occasione, la stilista che realizzò vestiti e costumi. La prima edizione ebbe luogo il 4 giugno 1933, l’ultima nel 1939, che vide la vittoria di Santa Maria in Vado nella corsa dei cavalli con Gaetano Ferrioli.
“La Contrada che avrà il diritto uscendo dal campo di recare il trofeo e il Palio di san Giorgio, di rosso cremisi, recante e ricamata in oro l’effigie del patrono di Ferrara sarà: la Contrada di Santa Maria del Guado”.
Il Palio degli anni ’30 però era una cosa diversa: le contrade non c’erano, o meglio, c’erano ma non come le intendiamo oggi. Le corse erano fatte dalle famiglie dei rioni e dei quartieri e mancavano del tutto i luoghi di aggregazione attuali. Il premio andava quindi a finire in mano privata, le famiglie lo portavano a casa e l’anno dopo lo rimettevano in gioco. Questo particolare risulterà determinante tra qualche paragrafo, tenetelo a mente. Anche per questa ragione il drappo del 1939 che è stato ritrovato è anche l’unico di cui si ha notizia tra i Palii degli anni ’30: gli altri non si sa dove siano, da chi, e se esistano ancora.
Torniamo ai giorni nostri: gennaio 2023. Allontaniamoci poi per un attimo dalla nostra provincia per raggiungere le Marche: in provincia di Pesaro-Urbino la figlia di un anziano signore scopre tra i vecchi oggetti del padre uno stendardo amaranto ricamato in oro. Per chi non fa vita di Contrada, e per di più vive fuori da Ferrara, si tratta solamente di un oggetto da vendere. Ecco quindi che si rivolge ad un antiquario della zona il quale, per fortuna, riconosce lo stemma in basso: uno scudo tagliato a metà, bianco e nero: è lo stemma della città di Ferrara.
La vendita viene messa dunque in pausa (di nuovo: per fortuna) ed il suddetto antiquario si rivolge ad un collega che riconosce un ulteriore dettaglio (non da poco, per noi): è un Palio, è la massima aspirazione di tanti frequentatori di Contrada tra le vie della città estense, è un pezzetto di storia del Palio più antico del mondo.
Questo pezzetto di storia, è tanto bello quanto frammentato, non tanto dal punto di vista temporale quanto più per il passaparola che ha attivato tra esperti e figure di spicco a noi concittadine e non. A questo punto della storia entra in gioco Marco Nonato, dentista ferrarese, fondamentale nella divulgazione della notizia. Attraverso il Presidente della Commissione Immagine del Palio, Gabriele Mantovani, fa l’ulteriore ed essenziale passaggio da tramite, per arrivare finalmente a Giovanni Bellini, attuale Presidente di Santa Maria in Vado.
Come si diceva in precedenza, per chi non segue le vicende di Piazza (Ariostea) questo era solo un oggetto da vendere (comprensibilmente): eresia per le nostre latitudini. Santa Maria in Vado è avvisata e cala i suoi pezzi da novanta: Rossella Pescerelli, Roberto Bibì Pavani, Aldo e Michele Rizzoni. Vengono incaricati della verifica dell’autenticità del Palio e proprio Rossella scopre anche un ulteriore dettaglio: quasi certamente, a differenza di oggi, questo palio era come un De Domo Este, veniva passato di anno in anno alla Contrada vincitrice della corsa dei cavalli. Questo specifico drappo era lo stesso del ’38, del ’37 e del ’36, certamente a ritroso fino al 1935, anno in cui lo stemma del Comune era stato cambiato con quello presente ai piedi del Palio tornato a casa ed ora in bella mostra al centro del salone di Casa di Stella dell’Assassino.
Lo scoppio della guerra del 1939 interruppe ovviamente le corse e con loro anche questa usanza, per cui ecco svelato il mistero del Palio ritrovato e finito nel marchigiano: l’ultima famiglia vincitrice non ha più rimesso in palio il cimelio, rimasto in mano privata fino a poche settimane fa.
E il prezzo da pagare per riaverlo? Il Palio è stato acquistato, ma di fatto è stato un regalo che i contradaioli hanno fatto a loro stessi ed alla loro famiglia, di libera iniziativa: attraverso donazioni è stata raggiunta la cifra necessaria affinché la Contrada non dovesse attingere dalle proprie casse. Nel pieno dello spirito di Contrada, Santa Maria in Vado ha potuto riportare a casa questo suo pezzo di storia. E conviene sottolineare ‘suo’. Qualcuno ha (magari, dal canto suo, giustamente) storto il naso: perché questo Palio ritrovato deve tenerlo Santa Maria in Vado? La risposta la dà Giovannino, il Presidente, e ci atteniamo alle sue parole: “Perché l’ha vinto, basta e avanza!”. Chiaro, conciso, ineccepibile.
Oggi il Palio è stato lavato, restaurato, foderato da Rossella Pescerelli in modo conservativo: tutto quello che c’è e si può vedere è originale, fatto salvo per la fodera che è stata aggiunta ed inserita sul retro. Il modo migliore per rispettare la storia e la tradizione. Adesso il Palio è stato presentato ed è pronto ad accompagnare i giallo-viola in questo maggio frenetico che porterà alle corse di sabato 27 (serali, inedite). Rimarrà ben visibile, avvicinabile, sarà l’ospite d’onore della cena propiziatoria, sarà lì per farsi apprezzare, e poi chissà che non porti fortuna dopo tanti anni dove la piazza è stata avversa…
Al termine della stagione paliesca sarà sistemato in un’apposita teca che renda giustizia alla sua storia ed alla sua bellezza. Per il Palio ritrovato era giunta l’ora di tornare a casa, chissà che non ci torni anche quello di quest’anno!