Come rendere l’arte moderna più coinvolgente per le giovani generazioni? Ci sono metodi di vivere uno spazio museale diversi dai canonici percorsi? Un museo può esprimere altresì una dimensione ludica? Ma soprattutto, coniugare nuovi strumenti tecnologici, nello specifico l’intelligenza artificiale tanto dibattuta ultimamente con la storia dell’arte può portare a qualche vantaggio nell’ambito della fruizione di un’esposizione? Senza ombra di dubbio, la risposta è sì!
Lo scorso venerdì 12 maggio è stata presentata al pubblico Diorama – installazione artistica esito del laboratorio sperimentale Officina Repost, ideata dal Collettivo HPO (se siete curiosi di conoscere meglio la loro storia la trovate qui) in collaborazione con Silvia Meneghini (insegnante e autrice del volume illustrativo Il mio diario di Storia dell’Arte), progetto che ha visto coinvolte numerose classi delle scuole ferraresi. L’obiettivo principale mirava a proporre una prospettiva diversa sulla mostra Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa e portare quel frammento storico verso il futuro, attraverso l’ausilio e lo sguardo curioso dei più giovani.
La presentazione del progetto e la fruizione dell’installazione Diorama, considerata dal collettivo HPO una specie di spin-off dell’intero progetto, si è tenuta nella nuovissima Sala Rossetti del Palazzo dei Diamanti. Tali momenti sono stati accompagnati da altri appuntamenti, come il live set a cura di HPO e il dj set di Pol100. Il laboratorio, inserito nell’ambito del progetto didattico I segreti dell’Officina ferrarese è stato realizzato con il sostegno di Versalis.
Gli studenti partecipanti, più di 300 provenienti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della città, partendo da una mappa creata per l’occasione, hanno avuto la possibilità di interrogare le opere in mostra raccogliendo una serie di dettagli, come un sipario, un varco, un portale magico, una linea nervosa. In seguito, tali elementi sono stati analizzati e discussi con gli esperti al termine del percorso espositivo.
Le immagini sono state poi elaborate con le classi mediante l’utilizzo di un software del tipo text-to-image che, sfruttando l’intelligenza artificiale, ha permesso di creare nuove architetture e nuovi paesaggi tridimensionali, a partire da una descrizione testuale. Un elemento interessante emerso durante la realizzazione del laboratorio si è rivelato essere la notevole evoluzione dei risultati ottenuti tramite intelligenza artificiale. Come hanno dichiarato alcuni componenti del collettivo HPO, nel giro di un anno c’è stato un miglioramento straordinario e piuttosto rapido della qualità complessiva.
“Inizialmente le capacità di questi software erano molto imprevedibili, tutto risultava quasi goffo. Per esempio, non erano in grado di delineare un volto umano. Mentre al termine di questo progetto, abbiamo notato un significativo mutamento. Le immagini generate oggi dalle AI sono più fotorealistiche e attendibili. Troviamo tutto questo molto affascinante.”
Il risultato visivo di questa piccola fucina creativa è stato accompagnato da una colonna sonora realizzata da Luca Cei (componente HPO) che ha messo in dialogo alcuni brani coevi agli artisti rinascimentali con alcuni pattern modulari dell’elettronica contemporanea, realizzando una sintesi piacevole e assonante tra queste due dimensioni.
Un progetto che ha dimostrato come la nuova tecnologia possa essere un alleato e utile strumento (non un sostituto) per rendere l’arte più accessibile. Ci sono tanti metodi già consolidati per rendere meno ostativa la comprensione del sistema artistico e si potrebbe affermare che esista anche il margine per includerne altri.