Se la nostra Ferrara appare orgogliosa tra le tappe del tour di Bruce Springsteen, è merito del corretto incastro tra una telefonata, una personalità nota e importante del settore manageriale in ambito musicale, e un festival ‘pilota’. La telefonata è quella di Vittorio Sgarbi a Claudio Trotta, che impersona anche il secondo vertice di questo triangolo magico, in quanto personalità rilevante. Il festival, invece, si chiamava Comfort Festival e veniva alla luce il 3, 4 e 5 settembre del 2021, in una città ancora assopita, stordita da una strana estate nel clima pesante post pandemico.
Il Parco Urbano Bassani, che allora teneva ancora in vita il fantasma della maestosa Notte Bianca – la ricordate? Quella degli spettacolari fuochi d’artificio – e del compianto High Foundation, si risvegliava dal sonno letargico dei suoi anni sabbatici sotto il tocco magico della produzione con la P maiuscola, Barley Arts, e della famosa maxi personalità del suo fondatore, appunto Claudio Trotta.
Barley Arts è una casa di produzione di eventi musicali che da anni dialoga con gli artisti più noti del panorama musicale mondiale, facendo dell’etica, del rispetto della fruizione, e della qualità le sue bandiere. E parla talmente sul serio da aver stilato e reso disponibile un vero e proprio codice etico per le sue attività. A testimoniare le ottime intenzioni che nascono dalla professionalità di chi il settore musicale lo conosce a menadito, anche l’impegno della società milanese durante lo stop forzato dall’emergenza sanitaria che ha permesso la stesura di un protocollo per la ripartenza, sottoscritto dai maggiori players del sistema musicale, come Assomusica, ARCI, Note Legali, e tanti altri.
Insomma, Barley Arts ha scelto Ferrara e il suo parco urbano per un test importante: a confermare che si trattava di questo è proprio Trotta in persona durante la conferenza stampa di presentazione della seconda edizione del Comfort Festival. Il progetto pilota della rassegna musicale era la prova generale, la verifica che lo spazio fosse in possesso delle caratteristiche necessarie per procedere con l’organizzazione ufficiale dell’evento dell’anno nel 2023, cioè il concertone del Boss.
“La scelta è nata da una telefonata che mi fece Sgarbi – come anticipato, racconta Trotta – anzi, prima ancora fu mia cugina Milly Moratti ad avvertirmi. Vittorio mi chiamava per raccontarmi che a Ferrara c’era, e c’è ancora, un Assessore alla Cultura malato per Bruce Springsteen e un parco bellissimo. Io dissi a Vittorio che sarei venuto a vedere e il resto è storia.”
Il festival fu galeotto, dunque, ma oggi anche il Comfort reclama la sua virtuosa identità annunciando la seconda edizione. Davanti al Boss, questo è certo, non ci si ritaglia troppo spazio per sgomitare, eppure la lineup del Comfort Festival 2023 si fa ben riconoscere dagli appassionati portandosi dietro anche qualche ‘ooooohhh’ di stupore e approvazione.
Dalla contagiosa pace dei sensi del surfista e cantautore hawaiano Jack Johnson, presentazione perfetta per un festival dal nome Comfort, all’atmosfera unica dell’opera dell’irlandese Glen Hansard, che torna a Ferrara a distanza di anni dallo spettacolo mozzafiato del 2016 – lo ricorderanno commossi i presenti – per Ferrara Sotto le Stelle nel cortile del Castello, passando per Kurt Vile and The Violators, altra gradita sorpresa dell’indie psych rock internazionale. Ancora, la prima apparizione in Italia di Nathaniel Rateliff & The Night Sweats, l’energia primitiva degli Wolfmother, la dolcezza degli Ocie Elliot, la testimonianza di Mary Gauthier, e la proclamazione delle Pillow Queens. Una corsetta rilassante tra generi ed emozioni, un sogno improvviso e sorprendente durante il ‘passacuore’ pomeridiano, un bel momento dedicato alla vera qualità musicale, al relax in condivisione, e costruito a regola d’arte.
Ancora due i palchi da tenere d’occhio, come due anni fa: in maniera alternata e senza sovrapposizioni (e chi ha vissuto almeno uno di quei momenti di crisi per indecisione tipici da festival europeo ringrazierà sentitamente), ben rappresentati da titoli evocativi: Comfort, il main stage, e A.R.M.O.N.I.A. il secondo palco, acronimo di Ambiente, Risorse, Musica, Opportunità, Natura, Identità, Arte. Uno statement sostenuto dalla pratica, in linea con il codice etico già menzionato, frutto di un percorso coerente, molto professionale e basato su valori radicati.
Ma tutto questo non è di certo merito dell’ultimo arrivato: Claudio Trotta persegue i suoi obiettivi in ambito musicale dal 1976, e dal 1979 lo fa a capo proprio di Barley Arts.
“Comfort Festival nasce dal periodo peggiore della pandemia – racconta Trotta – mentre venivano blindati il mondo dello spettacolo dal vivo e della musica, quello dello sport dilettantistico, persino quello dei tribunali, e della scuola, noi ci siamo inventati questo festival con la voglia di ritornare alla normalità. Il Comfort Festival è stato immaginato con una logica esattamente opposta a quella dello spettacolo dal vivo, che ci ha sempre contraddistinti: uno spettacolo per pochi intimi, numeri bassi e alta qualità. Oggi, mentre tornano a splendere i numeri dei festival sulla carta, Comfort resta coerente alla sua natura”.
Perché questa scelta in un certo senso poco imprenditoriale?
“Le masse sono affascinanti; fanno occhio quegli stadi pieni di gente, ma non mai vanno dimenticati due fattori: innanzitutto stiamo parlando di fruitori, di persone, non di numeri, di ‘co-produttori’ non di gente ‘da spennare’, e non può essere nemmeno che in nome dei numeri si producano spettacoli mediocri. I numeri esagerati certificano senza ombra di dubbio che l’attenzione per le singole persone vengano meno. Con i grandi numeri è difficile mantenere alto il livello di attenzione ai particolari, del benessere, della ricettività delle persone. Se si immagina uno spazio per dare comfort alle persone, per dargli la possibilità di godere, vivere, alimentare, osservare lo spazio, si va contro alla logica del semplice presenzialismo nello spazio. Noi poniamo al centro il fruitore e la qualità dell’offerta; questa è la nostra logica di festival, e festival è una parola che spesso viene usata malamente”.
Claudio Trotta conosce bene la vera definizione della parola, forse si potrebbe dire che sia tra gli inventori del termine. ‘Io credo nella definizione anglosassone di festival – ci spiega -: è una situazione nella quale si trova qualità, diversità, sia musicale che sociale, dove c’è condivisione, partecipazione, anche quando non si conosce il contenuto, quando non si conoscono i nomi di chi salirà sul palco, perché c’è fiducia nella qualità”.
Nel 1981, racconta con la voce emozionata, Trotta ha organizzato il suo primo festival nella fortezza di Siena, quando in Italia il festival era Sanremo. Nel ’94, per Sonoria, festival nel Parco Acquatico di Milano, ha messo sullo stesso palco Aerosmith, Sepultura e Timoria, ma anche Bob Dylan e i Blur. Il biglietto costava 6 mila lire. Nel ’96, sempre per Sonoria, Rage Against The Machine e Iggy Pop facevano tremare la terra mentre lui cercava di spiegare a due ragazze che la mancanza dei Foo Fighters – annullati dopo l’annuncio della line up – non sarebbe stata poi la fine del mondo se si fossero fidate e avessero ascoltato il miracolo che stava avvenendo sul palco, anche senza Dave Grohl, con tutto il rispetto.
La ‘malattia’ che patron Trotta combatte è l’apatia, la passività, che spesso nasce, però, da una cattiva abitudine degli organizzatori, cioè quella di trattare il pubblico come un gregge di pecore, con rispetto per le pecore. “Sonoria nel ‘94 è stato il primo festival rock in Italia nel vero senso della parola – incalza -. C’erano sei spazi diversi dedicati alla ristorazione, casette della magia, mangiafuoco, trampolieri, mercatini; c’era Leo Bassi che faceva il disturbatore – lo vedevi girare su una motoretta per bambini- c’era persino uno speaker corner. Tre giornate a tema, furono come un viaggio; proprio come i festival europei che sono multi-palco, multi-artistici, multi-discipinari. Ah, c’erano meno di seimila paganti”.
E oggi niente è cambiato nella finalità di Barley, nonostante i successi e l’evoluzione un po’ complessa che i festival hanno dovuto sopportare. “Ho limitato io le capienze per i concerti di Bruce – dice fiero – qui a Ferrara saranno 50.000 i presenti. I biglietti sono esauriti da mesi, ci sarebbe spazio per aumentare ma non nel rispetto della nostra filosofia. I concerti vanno visti, vissuti, per bene, coccolati, felici, e i numeri lo devono permettere”.
In occasione del concerto, Trotta ha richiesto personalmente alle attività della città di dimostrarsi disponibili, ai ristoratori di non chiudere troppo presto, perché il clima giusto deve pervadere la città, e la città deve essere vissuta perché gli utenti possano sfruttare a pieno la loro esperienza. Comfort e armonia dovranno esserci anche per Bruce.
Una filosofia che si scontra forse con le polemiche sulla sostenibilità ambientale degli eventi nel parco. Sulla carta la risposta di Trotta è assolutamente no: “L’anima di Barley Arts è riassunta nell’acronimo A.R.M.O.N.I.A., come potremmo essere capaci di andare contro a noi stessi organizzando un evento dannoso? Come si può pensare che si faccia male all’ambiente? Dove sono le prove scientifiche? Penso che i media ferraresi stiano dando visibilità inutile a tesi inconsistenti”.
INFO e TICKET
https://barleyarts.com/evento/comfort-festival-ferrara/
https://www.facebook.com/comfortfestival/