Aiutami a fare da solo: se si vuol provare a spiegare la disciplina Montessori in appena cinque parole sarebbero probabilmente queste. Disciplina che come molti di voi sapranno prende il nome dalla studiosa che creò ad inizio Novecento un nuovo metodo per l’educazione dei bambini (non solo dell’infanzia, tutto il ciclo scolastico può essere impostato con questo metodo).
Quando Montessori ideò il metodo, l’educazione infantile era molto rigida e diversa da quella odierna. Come scrisse nel libro La scoperta del bambino, i bambini erano costretti in banchi dai quali non potevano muoversi e l’insegnamento era impartito in modo forzatamente nozionistico. Molte idee del metodo Montessori, quali ad esempio l’uso di arredamento di dimensioni adeguate (tutto “a misura di bambino”), oggi risultano entrate nell’educazione di tutte le scuole dell’infanzia, e per questo appaiono oggi banali e non rivoluzionarie come all’epoca. Certi altri stili e metodi educativi, invece, risultano ancora oggi tipici esclusivamente del metodo Montessori; ne è un esempio il divieto di dare voti al bambino o giudicarlo in alcun modo.
metodo montessori, wikipedia
È un approccio educativo di cui si parla sempre più frequentemente e che esiste a Ferrara come punto fondante sin dal 1956, anno in cui nacque la “La casa dei bambini“, scuola materna paritaria che ha sede dietro alla Parrocchia della Sacra Famiglia in via Bologna.
Si tratta dell’unica certificata dall’Opera Nazionale Montessori nella provincia di Ferrara e una delle poche nella nostra regione: sono meno di 150 gli istituti riconosciuti in Italia ad essere certificati su questa disciplina, con una minore diffusione rispetto ad altre aree del mondo (Europa e Stati Uniti, in particolare, mentre è splendida quella che è stata nominata come migliore scuola Montessori nel mondo, a Tokio, in Giappone.)
Per scoprire cosa significa essere una scuola Montessori, abbiamo incontrato Don Marco Bezzi, parrocco della Sacra Famiglia che gestisce la scuola, insieme alle insegnanti Franca Parisotto e Angela Artioli, che insieme con Lara Mazzetto e Sofia De Vincentis costituiscono le docenti della materna. “Già il nome dice molto: questo luogo si chiama Casa dei bambini: perché i bambini sono i protagonisti della scuola. – spiega Don Marco. – L’insegnante non fa lezione frontale, ma è una persona che sta con i bambini, siede dove siedono i bambini, i luoghi e tutti gli oggetti sono a misura di bambino. Loro vedono le cose in maniera diversa da noi: un tavolino alla loro altezza aiuta il bambino a sentire il tavolo alla sua portata e questa filosofia è presente in tutto l’edificio, anche perché diversamente da tanti altri contesti scolastici queste stanze sono nate da subito per ospitare una scuola.”
Foto di Eugenio Ciccone
La scuola nasce infatti nel 1956, su sollecitazione del parrocco Don Adriano Benvenuti, con l’apporto fondamentale delle Suore Domenicane, che per diversi decenni hanno lavorato in questa struttura (dopo la loro partenza poco più di dieci anni fa, sono arrivate in supporto tre Suore sempre dell’ordine Domenicano di origine filippina, che lavorano e vivono all’interno della scuola) e il prodotto finale è qualcosa di simile eppure diverso dalle altre scuole dell’infanzia. Spazi ampi, arredi a portata di bambino, le classi allineate e divise tra loro da porte sempre aperte al centro della stanza, in modo che tutte le insegnanti si possano sempre vedere e comunicare senza allontanarsi dai bambini, creando il contesto per un ambiente collaborativo e che lavora in gruppi, ma che vuole assomigliare ad una comunità.
Così come la grande mensa comune o l’area di gioco e accoglienza, dove si vedono tantissimi giochi, contenitori e strumenti di stimolo a libero uso dei bambini, perfettamente organizzati per argomento, utilizzo e materiale.
“Maria Montessori era un medico e ha capito aiutando i bambini con insufficienza cerebrale che attraverso la ricerca e la curiosità questi bambini potevano migliorare e godere di un percorso di crescita migliore rispetto a quanto si pensava. Durante questo lavoro di studio si chiese cosa sarebbe successo utilizzando questi metodi con bambini senza disabilità, ottenendo risultati sorprendenti” ci spiegano le educatrici della Casa dei Bambini.
“Bisogna insegnare ai bambini con metodo scientifico: la ricerca, il modo di sperimentare attraverso la scoperta, lasciare che i piccoli alimentino il proprio desiderio di ricerca e curiosità.”
“Come insegnante tu sei un osservatore: l’insegnante non deve mai dire hai sbagliato, deve dire proviamo a fare in un altro modo. – proseguono le maestre Franca e Angela. – Non si impara attraverso l’essere ripresi, ma attraverso l’errore e la guida; parallelamente l’insegnante non costringe mai a lavorare, invita il bambino a fare l’attività, se il bambino non ha voglia in quel momento non succede niente, magari seguendo l’esempio di altri compagni il giorno successivo lo farà, in maniera non forzata e spontanea.”
Alla Casa dei bambini sono attualmente presenti 75 bambini, divisi in quattro sezioni: la quarta è stata aperta lo scorso anno per dare seguito ad un aumento delle richieste, in controtendenza con la diminuzione delle nascite e lo svuotamento delle classi che sta avvenendo un po’ ovunque in Italia.
C’è sicuramente un dato da prendere in considerazione, raccontano le insegnanti con orgoglio: “I bambini che arrivano alla scuola primaria uscendo da qui sono già di base scolarizzati, sanno ascoltare, hanno le basi di lettura e scrittura, sanno compiere le prime operazioni di base: l’ingresso nel sistema scolastico per loro è più agevole.”
Ma nello specifico, quali sono le metodologie utilizzate? Attraversando la scuola tra corridoi e le ampie stanze al primo piano, le educatrici raccontano la quotidianità dell’educazione montessoriana.
“Tenendo la base dello slogan “aiutami a fare da solo”, nella nostra scuola sono i bambini a prendersi cura degli spazi. Dalla presenza di telai a muro per imparare ad allacciare vestiti e scarpe, agli specchi in bagno per osservarsi se si è in ordine, fino alla classi divise in gruppi ma di età mista, perché siano i più grandi a fare da guida ai più piccoli.
I bambini sono incitati a guardare il luogo dove prendono un oggetto in modo che poi siano loro a rimetterlo a posto da soli, in ampi contenitori dove ogni cosa trova il suo giusto collocamento. Le matite colorate ad esempio si possono usare liberamente e si cerca di aiutare i bambini nell’osservazione dell’armonia cromatica con cui sono riposte.
Se c’è un errore, invece di riprendere il bambino, gli si prova a dire: ‘ma se getti un peluche tra le costruzioni, come fai poi a capire dove sono le cose quando lo vai a cercare?’, così da facilitare la comprensione che l’ordine è uno strumento utile per tutti”.
E in sostanza funziona: con i dovuti tempi di adattamento e le differenze di età, ogni gruppo riesce a diventare autonomo nella gestione degli spazi e degli oggetti, con lo stupore di molti genitori quando apprendono che la scuola in sostanza non viene riordinata dal personale tutti i giorni (come in ogni casa, come sa ogni ogni genitore) ma dai bambini stessi.
Tra gli oggetti di utilizzo quotidiano per la didattica troviamo la stessa dotazione grossomodo identica in ogni aula: forme che se percorse con le dita insegnano come scrivere le lettere dell’alfabeto, strumenti che rispondono a stimolazioni sonore, puzzle geografici per imparare stati o regioni del mondo, figurine tematiche di insetti, segnali stradali, animali e altri argomenti dello scibile umano, dove collegare immagini alle rispettive parole che li identificano, e ancora assi da stiro in miniatura, spazzolone e attaccapanni per simulare ed apprendere perfino la vita casalinga. Ogni angolo è organizzato per tematiche a cui i bambini accedono liberamente e in cui scoprono la sperimentazione.
“Come diceva Montessori il bambino non è un vaso vuoto da riempire, il bambino ha già delle propensioni, basta solo fargliele scattare, farlo succedere. E insegnare con queste metodologie aiuta a mantenere intatta la capacità di meravigliarsi propria dei bambini, qualcosa che al di là dell’età anagrafica consente di essere giovani per sempre – spiegano sorridendo le educatrici. La scuola è qui per indirizzare, guidare il bambino, ma non per sostituirsi: la maestra aiuta a comprendere il significato, ma è il bambino che scopre e cresce attraverso l’esperienza”.
Nello scoprire scuola e metodo nel racconto delle educatrici abbiamo visto appartenenza e soddisfazione davanti a tutto. Osservare la bellezza di vite nuove che crescono libere di diventare ciò che sentono, e non ciò che viene imposto, è già un’ottima moneta di scambio per l’inevitabile fatica nel seguire i bambini durante il percorso che li porterà ad iniziare il primo ciclo scolastico.
Aiutiamoli a fare da soli, davvero.
INFO:
La Casa dei Bambini è in via Gaetano Recchi, 6, a Ferrara.
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