Arriva nei cinema dal 23 marzo Delta, il secondo lungometraggio di Michele Vannucci dopo Il più grande sogno nel 2016, presentato nella sezione Orizzonti della 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Il film di Vannucci è ambientato sul delta del Po, teatro dello scontro tra bracconieri e pescatori. Osso, interpretato da Luigi Lo Cascio, vuole difendere il fiume dalla pesca indiscriminata della famiglia Florian, in fuga dal Danubio. Insieme ai Florian c’è Elia (Alessandro Borghi), che in quelle terre ci è nato. Travolti dalla violenza cieca e dalla sete di vendetta, i due si affronteranno tra le nebbie del Delta scoprendo la propria vera natura in un duello che non prevede eroi.
Sulle pagine di FILO Magazine vi racconto la storia e la genesi di questo importante film, che conosco dall’inizio alla fine perché mi riguarda personalmente. Tutto iniziò con l’incontro di Matteo Vieille, futuro direttore della fotografia di Delta, all’inizio del 2017. All’epoca ero coordinatore delle Guardie Ittiche di FIPSAS Ferrara, un’associazione di tutela ambientale, mentre lui intendeva realizzare un servizio fotografico ed era interessato a descrivere storie e paesaggi della provincia. Si diceva incuriosito dai fatti di cronaca sulla lotta, combattuta di notte, tra le valli e i corsi d’acqua del delta del Po, che vedeva contrapposte noi guardie volontarie, da un lato, e le bande bracconieri del pesce, dall’altro.
Bande che operavano con l’utilizzo di reti chilometriche ad elevata capacità di cattura e, utilizzando la corrente elettrica, erano in grado di catturare tonnellate di pesce in un’unica notte, distruggendo completamente l’habitat acquatico[1].
Dopo un normale giro di guardia, insieme ad un altro giovane volontario, Luca Fogato, ci siamo diretti verso Cavanella Po, una frazione rodigina che si estende al di là dell’argine sinistro del Grande Fiume, area fortemente soggetta a spopolamento che, per la sua collocazione, è stata per alcuni anni colonizzata da pescatori di frodo di origine est europea. Le nostre avventure di giovani e vecchi pescatori che la notte si battevano per le acque contro i bracconieri, lo interessarono a tal punto che, sin da subito, ci informò che avrebbe coinvolto “un suo amico regista”, per raccontare la nostra storia.
Il fenomeno del bracconaggio ittico in acque interne è noto in Italia all’incirca dal 2012, praticato soprattutto dai pescatori di frodo del Delta del Danubio, emigrati dalla provincia di Tulcea per sottrarsi alle pesanti sanzioni con cui la Romania aveva iniziato a colpirli, imputandogli anche il reato di associazione per delinquere. Al contrario, nel nostro paese il bracconaggio in acque interne appare ancora oggi un fenomeno assai sottovalutato, è stato riconosciuto come autonoma fattispecie di reato contravvenzionale solo nel 2016, a seguito dell’impegno delle associazioni di pesca sportiva e di tutela ambientale, che hanno convinto il parlamento ad emanare celermente una norma speciale che arrestasse quest’annosa piaga: l’art. 40 Legge del 28 luglio 2016 n. 154.
Nonostante sia da sempre attuato in maniera spregiudicata da bande organizzate che si suddividono il territorio, per i primi anni è rimasto un fenomeno nascosto, di cui solo pochi appassionati frequentatori di fiumi e canali si sono accorti, e di cui ancor meno si sono impegnati a contrastarlo. All’inizio, alcuni pescatori hanno iniziato spontaneamente ad organizzare ronde notturne per presidiare i corsi d’acqua, scongiurando il più possibile le azioni di pesca illegale, cercando di mappare le aree più colpite, i centri di stoccaggio, collaborando con le poche forze dell’ordine sensibili alla questione, prima tra tutte la Polizia Provinciale di Ferrara, che si è distinta per aver messo a segno le prime operazioni di contrasto, quando ancora era un mero illecito amministrativo.
Era il settembre 2017 quando ho incontrato per la prima volta il regista Michele Vannucci che si è subito appassionato, catapultandosi nel nostro mondo di pescatori e guardie volontarie, di bracconieri e mafia del pesce. Lui, bolognese di nascita, romano di adozione, ci ha messo poco ad abituarsi alle genti di fiume e ai territori di pianura e non sono in grado di contare quante trasferte, soggiorni, sopralluoghi, incontri abbia realizzato negli anni prima di iniziare a girare il film. Tutto per entrare dentro quelle storie e quelle tensioni emotive vissute sul fiume.
Agli albori nessuno sapeva se il progetto sarebbe andato in porto, ma la voglia di girare un film sul Po e raccontare un storia così particolare come quella del bracconaggio ittico era tanta perciò, con profilo assolutamente low budget, i primi sopralluoghi sono stati del tutto autogestiti dal team Vannucci-Vieille. Hanno così potuto toccare con mano i pregi e i difetti del delta, con la sua affascinante natura, purtroppo lesa dalla pesante mano dell’uomo, prima con l’inquinamento e l’agricoltura intensiva, ora col bracconaggio.
Nel frattempo che l’idea del film si sviluppava, tra i migliaia chilometri di canali della Pianura Padana continuavano ogni notte a scontrarsi volontari e bracconieri, vi è stato un periodo in cui i fatti di cronaca dei quotidiani tra Ferrara e Rovigo parlavano di un escalation di violenza lungo le sponde: intimidazioni sui social, minacce di morte, mezzi di trasporto danneggiati, pestaggi in piena regola. Chi l’ha vissuto può garantire che la notte i canali diventavano terra di nessuno, un Far West.
In questo contesto turbolento, poco prima dell’arrivo del regista, si verificarono anche i gravi fatti delittuosi compiuti da Igor il Russo, alias Norbert Feher, pluriomicida che si è mosso impunemente tra i confini della provincia di Bologna, le valli del Mezzano e di Argenta, sino a raggiungere la Spagna, ove ha continuato a mietere vittime, sino al suo arresto definitivo.
Il caso Feher, come d’altronde il caso del bracconaggio ittico, confermano come nella campagna provinciale spopolata e privata di presidi di controllo, si possano insediare impunemente delinquenti e vere e proprie organizzazioni criminali, capaci di conoscere il territorio meglio di chi lo abita e sfruttare ogni vuoto di tutela per i propri illeciti fini. Non a caso nei mesi successivi ai fatti compiuti da Feher, in piena caccia all’uomo, vi è stata un’impennata di reati contestati dalle forze dell’ordine, che erano concentrate in aree solitamente assai poco controllate, vere e proprie vie dell’illegalità, di cui la prima e più importante è proprio il grande fiume Po.
Si trovano centinaia di articoli scritti sul bracconaggio, decine di servizi televisivi su tutte le maggiori reti nazionali, tutti promossi dagli attivisti aderenti alle associazioni di pesca e ambientali. Anche grazie a questa continua pressione da parte della sfera pubblica, si è riusciti a costituire la squadra speciale dell’Arma dei Carabinieri del Raggruppamento Cites che, per prima, ha dedicato indagini mirate alla repressione del bracconaggio ittico ed ha assestato tra i colpi più importanti alla sua organizzazione.
I preparativi del film intanto proseguivano sempre più spediti e, in un turbinio di eventi, si è riusciti a incastrare sopralluoghi e esperienze irripetibili. Tra i tanti aneddoti ricordo come abbiamo coinvolto Federico Mutti, un ragazzo del cast, in un controllo durato dalla notte all’alba, ove due bracconieri al termine si sono dati alla fuga gettandosi nelle acque del fiume, gelido in febbraio, facendo perdere le loro tracce. Alla fine siamo comunque riusciti a liberare con lui qualche centinaio di pesci, rimasti intrappolati in una rete illegale. Normale amministrazione. Lo stesso poi ha conosciuto dei noti pescatori illegali della zona e, senza possibilità di prendere contatti preventivamente, su mio suggerimento si è presentato a casa loro con qualche bottiglia di buon vino, parlando delle sue intenzioni e della finalità del film è riuscito a rompere la loro diffidenza, frequentandoli per diverso tempo, arrivando a conoscere anche il lato più umano di queste persone, le loro famiglie, le loro tradizioni. Anche qui l’intenzione era quella di non limitarsi a narrare i racconti del fiume, piuttosto quello di approfondire l’animo di chi lo popola, per delineare il personaggio di Elia, il bracconiere interpretato da Alessandro Borghi.
Ricordo ancora con piacere e una strana sorta di orgoglio il messaggio che gli affidò uno dei capi dei bracconieri che Federico ebbe modo di conoscere, gli disse di riferirmi che “se Marco Falciano dovesse venire a casa mia un pomeriggio, lo farei entrare e gli offrirei un caffè, ma una volta fuori, la notte, saremo di nuovo ognuno dalla sua parte”. Ci conoscevamo per nome, ma senza la mediazione del film non avremo mai potuto avere questo contatto.
Luigi Lo Cascio interpreta invece Osso, coordinatore delle guardie ittiche impegnato nella lotta all’inquinamento e al bracconaggio. Ho avuto il piacere di passare alcune giornate in sua compagnia, assieme a Greta Esposito, che interpreta la sorella Nani nel film, coinvolgendoli nella realtà di attivismo locale col ruolo di dialogue coach, cercando di trasmettere loro le sonorità e la cadenza della parlata locale.
Durante la realizzazione, per aumentare il realismo scenico, gran parte delle comparse sono state scelte appositamente proprio tra pescatori sportivi, volontari e persone della zona che vivono abitualmente il fiume e ben conoscono la realtà in cui il film si inserisce. Delta racconta diverse storie che si intrecciano come una rete di corsi d’acqua, una di esse trae ispirazione diretta dai volontari dell’antibracconaggio che il regista ha conosciuto sul fiume, quel fiume che hanno difeso e che difendono tutt’ora da chi vorrebbe distruggerlo, dedicando il loro impegno e in alcuni casi la loro vita ad una causa più alta, onorevole e disinteressata.
Pirati del Po[2], Unione pescatori Estensi[3], Eurocarp Club[4], Fipsas Rovigo, Fipsas Ferrara sono solo alcune delle sigle di gruppi e associazioni per cui operano i “volontari” che hanno ispirato la trama. Questo film racconta di loro.
Anteprima del film
Apollo Cinepark – 19 marzo, ore 18.30
Ospiti: Michele Vannucci e Alessandro Borghi
[1] Tra spreco di cibo e bracconaggio ittico – https://www.filomagazine.it/2019/03/tra-bracconaggio-ittico-e-spreco-di-cibo-due-racconti-dal-marzoambiente-copparese/
I Pirati del Po, dai fiocinini alla mafia del pesce – https://www.ilgiornaledelpo.it/la-storia-dei-pirati-del-po/
[2] Pirati del Po – https://www.facebook.com/groups/piratidelpo
[3] Unione Pescatori Estensi – https://www.facebook.com/unionepescatoriestensiupe
[4] Eurocarp Club – https://www.facebook.com/eurocarpclub