Nonostante fino alla seconda metà del Diciottesimo secolo la pittura ferrarese del Quattrocento fosse immersa nell’assoluto silenzio della critica, oggi la situazione è completamente cambiata e l’importanza di quel proficuo periodo ha il suo giusto riconoscimento. L’imminente mostra Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, che inaugura il 18 febbraio a Palazzo dei Diamanti, è un’ulteriore occasione per ribadire e confermare il ruolo dell’officina ferrarese nella storia della cultura italiana. E certamente, ammirare alcuni dei capolavori dell’arte realizzati dalle menti geniali di Ferrara.
Proviamo a introdurre alcuni fattori storici per capire il contesto e in cui si muovono i due protagonisti. Con la morte di Leonello d’Este, avvenuta nel 1450, inizia la signoria di Borso d’Este che si consoliderà nel tempo, fino al 1471. Se Leonello, considerato principe virtuoso, filosofo ed erudito, aveva legato la sua immagine pubblica a uno spazio privato, Borso viceversa più eccentrico e ostentatore, coltivava la virtù principesca della ‘magnificenza’ e metteva in scena se stesso nel salone dei ricevimenti del Palazzo Schifanoia.
Ed è proprio tra le mura di questo edificio che esordisce un giovanissimo (si stima che avesse tra 19 e 20 anni) Ercole de’ Roberti. Per lungo tempo, è stato piuttosto complesso definire alcuni aspetti fondamentali della sua biografia, in quanto nei testi critici il maestro era citato con due differenti denominazioni – Ercole Grandi (o de’ Grandi) e Ercole de Roberti.
Parecchi studiosi furono indotti a ipotizzare l’esistenza pressoché contemporanea tra Ferrara e Bologna, di due figure distinte. Grazie ad alcuni approfondimenti è stato appurato che Ercole Grandi e de’ Roberti sono la stessa persona e che diverse indicazioni offerte dalle fonti si riferiscono, di volta in volta, al cognome della madre Grandi oppure del padre Antonio de Roberti (alcuni sostenevano che fosse un portinaio al servizio degli Estensi, altri lo immaginavano pittore; in realtà è stato accertato che era un sarto).
Ercole nasce nel 1450 (circa) e si forma a Ferrara, in un clima culturale ricco e stimolante. Il grande impulso dato da Borso all’attività figurativa, aveva determinato la formazione di una ‘scuola’ locale composta da artisti impegnati a tradurre in una rinnovata dimensione linguistica, tutta ferrarese, le suggestioni formali scaturite dalle molteplici presenze esterne. I nomi di Cosmè Tura e Francesco del Cossa spiccano: pittore di fiducia di Borso il prima, protagonista del lavoro di decorazione condotto nel Salone il secondo. L’esaltazione delle virtù e delle nobiltà di Borso e quindi la legittimazione del suo status e delle sue scelte politiche sono la base su cui è stato elaborato il complesso programma iconografico degli affreschi di Schifanoia, considerati il maggiore ciclo pittorico profano del Rinascimento.
Il clima presente esalta l’ideale del “vivere civile” nel contesto della “città terrena” e parallelamente tiene vivo l’interesse per l’universo favoloso delle avventure cavalleresche e il diletto per l’astrologia. In de’ Roberti si può intravedere di volta in volta la fermezza cristallina dei piani di Cosmè o la disciplina geologica di Francesco. In questa prima fase, l’artista manifesta “un personale cubismo, furente e immaginoso” e il suo lavoro è considerato dai critici del Novecento “esercizio di sperimentazione formale in chiave ‘metafisica’ che non ha riscontri nella pittura del tempo. Tenta di limare ‘l’asprezza’ dei suoi predecessori, di sciogliere la “saldezza plastica e il rigore tutto ferrarese” e di raggiungere tramite un’analisi profonda dei multiformi aspetti del mondo naturale e umano, un’espressione altamente poetica e un equilibrio classico.
Dopo una permanenza a Bologna, rientrato nella città estense, diventa ‘pittore di corte’ in sostituzione di Tura. Lo storico dell’arte cinquecentesco, Giorgio Vasari, solitamente alquanto tiepido o avaro verso gli artisti padani, riconosce la maestria di Ercole e lo descrive come un artista di “natura fantastica e di una grandissima intelligenza”. Uno dei suoi più celebri lavori, il dittico bentivolesco, è stato definito “il più bel ritratto a dittico di tutto il ‘400 italiano, dopo quel di Piero (della Francesca)”.
Nonostante la gran mole di lavoro svolta e la fama raggiunta, Ercole de’ Roberti non raggiunse mai la ricchezza. E alla sua morte, lasciò un’ingloriosa lista di debiti e un’ancor più secca nota di pagamento, dalle quali si deduce che il decesso sia sopravvenuto fra l’inizio di maggio e la fine di giugno di quel 1496, per ragioni oscure. Secondo Vasari, con poca clemenza nei suoi confronti, amava troppo il vino e suggerì di trovare in esso i motivi della sua morte.
L’altro protagonista della mostra sul Rinascimento ferrarese è Lorenzo Costa, considerato il vero erede di Ercole, in grado di rimodulare lo stile allineandolo ai suoi tempi. Nasce a Ferrara nel 1460 ma si inizia alla pittura a Bologna, dove conosce e segue Ercole. I documenti attestano che abbia iniziato a lavorare verso il 1480/1483 a Bologna, o meglio al Castel Poledrano. Costa è stato definito da alcuni il Perugino dell’Alta Italia per la dolcezza e la soavità delle sue figure.
Nella sua poetica, lo spettatore è inteso come creatore o concreatore, non più all’esterno ma all’interno e personalmente impiegato. L’idea cardine di tutto il suo fare artistico è che le opere non sono mai conchiuse perché presuppongono sempre una continua partecipazione dello spettatore. L’artista è stato un personaggio di grande cultura figurativa, sensibile ai cambiamenti del suo tempo, sempre disposto e capace di aggiornamento. Parte della critica ha attribuito al pittore il ruolo di mediatore intellettuale, capace di integrare la tradizione ferrarese in una linea storicamente confluente con le correnti artistiche italiane.
Dopo Bologna, si trasferisce a Mantova dove vivrà un periodo di particolare fama fino alla sua morte, avvenuta nel 1535. Ed effettivamente, l’ultimo lavoro che si conosce è la pala raffigurante “San Silvestro che dedica la città di Mantova alla Vergine”. La pala fu donata dallo stesso pittore alla chiesa di San Silvestro, distrutta poi nel 1788 e accolta in seguito nella chiesa di Sant’Andrea dove ancora oggi è conservata. L’opera è stata destinata dove egli aveva desiderato la propria sepoltura e può essere ritenuta una specie di testamento spirituale.
La pittura della prima Rinascita a Ferrara è ricca di aperture verso altri territori e di scambi intellettuali e artistici, e le esperienze compiute sono inscindibilmente connesse agli altri nodi culturali. La mostra Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa desidera focalizzarsi principalmente su questi aspetti e intende consolidare la certezza che un gruppo di pittori in un breve lasso temporale, nel nome di Ferrara, determinarono nella storia dell’arte italiana uno dei casi più singolari di innovazione e di eccezionale maestria.
INFO
Rinascimento a Ferrara
Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
18 febbraio – 19 giugno 2023