Parliamo di un centro sociale giovanile, di un tipo di esperienza quasi scomparsa dalle nostre realtà, accatastata sotto una socialità molto più regolamentata, commerciale, chiusa all’interno di confini definiti. Un centro sociale è l’opposto: è in sostanza un luogo gestito da chi lo frequenta, programmato da chi lo governa e piuttosto libero, dove a patto di mantenere le regole comuni che vengono date, si possono organizzare le cose più disparate. È un centro sociale quello frequentato da anziani che giocano a bocce, è un centro sociale quello di ragazzi che fanno musica o inventano corsi di poesia: uno spazio, una tela da dipingere.
A Ferrara tra gli altri una realtà si è imposta nell’ultimo decennio per la varietà di proposte e il numero di soci e associazioni che gli ruotano intorno: parliamo del “Centro sociale La Resistenza” nell’omonima via di Ferrara.
Una realtà che sembra essere giunta ad un inaspettato epilogo: anticipato da alcune fonti interne prima e confermato il 2 febbraio scorso da una delibera comunale, l’Amministrazione comunale va a terminare la concessione dell’immobile ad ANCeSCAO che da oltre trent’anni gestisce lo spazio e che da dodici l’ha dato in concessione al direttivo de la Resistenza. Trasformando quello che nasceva storicamente come un circolo anziani in una esperienza di centro sociale (prevalentemente) giovanile con un calendario di eventi di tutto rispetto.
Dopo la forzata pausa pandemica La Resistenza è ripartita con una lunga serie di attività, alcune regolari (il martedì sera, con musica dal vivo e incontri) e progetti programmati o attualmente in corso: corsi di danza, teatro, laboratori di cucito, riflessioni sul corpo e la sessualità, presentazioni letterarie e molto altro. Cui si aggiunge l’apertura libera degli spazi tutti i fine settimana come aula studio, in collaborazione con l‘associazione studentesca Link.
Come spiega l’attuale direttivo: “ad oggi parliamo di uno spazio gestito da ragazzi, tutti universitari che hanno trovato un luogo posto dove non esiste il concetto di mercificazione: non c’è nessun un altro posto a Ferrara dove si possa stare con amici senza spendere dieci euro per stare ad un tavolo. La Resistenza è una esperienza importante: riusciamo a creare socialità tra ragazzi che non hanno a volte nessun riferimento familiare, tantissimi universitari che vengono da varie parti di Italia e non hanno riferimenti e vengono qui, dove trovano una piccola famiglia piena di persone con cui possono stare tranquille. Parliamo di centinaia di presenze ogni settimana, nei suoi vari momenti.
Noi abbiamo avuto con l’attuale amministrazione un incontro in ottobre per vedere lo stabile, e questo ci era parso una bella cosa, perché negli ultimi dodici anni di manutenzione da parte del comune c’era stato molto poco, tutti i piccoli guasti erano stati sistemati dall’associazione con le poche risorse disponibili”.
Ma oggi la Resistenza sembra non avere più un futuro e la delibera non spiega al momento se saranno proposte sistemazioni alternative a chi lo utilizza:
Nell’ambito del programma strategico di mandato relativo alla valorizzazione e razionalizzazione del proprio patrimonio immobiliare, il Comune di Ferrara intende procedere alla riqualificazione dei due immobili di corso Isonzo 40-42 e di via della Resistenza 34. L’intento è quello di procedere all’efficientamento e alla ristrutturazione degli spazi, con un progetto complessivo di valorizzazione. Nel caso specifico del complesso di via della Resistenza, gli interventi si sono resi necessari sia per il fabbricato principale sia per l’area verde e permetteranno, inoltre, di procedere alla rimozione e allo smaltimento di manufatti prefabbricati incongrui, presenti nell’area di pertinenza in confine con il giardino della scuola primaria “G. B. Guarini”. Per consentire la progettazione e la realizzazione degli interventi, l’Amministrazione comunale ha concordato con Ancescao, attuale concessionaria a titolo gratuito dei due complessi, la restituzione al Comune stesso dell’immobile di via della Resistenza e di una parte dell’immobile di corso Isonzo.
In un comunicato il direttivo de La Resistenza chiede “al Comune di Ferrara, a fronte delle iniziative sopra riportate, del numero di soci annuale indicato e dell’attività decennale rendicontata nei bilanci sociali, di riconoscere che il direttivo di gestione del CPS La Resistenza e la sua esperienza aperta e condivisa, soddisfi le esigenze di pubblico interesse, di considerare l’attività proposta come progetto di valorizzazione o ancora, valutare questo luogo di attivismo e cittadinanza attiva esperienza da tutelare ora e nel futuro. Il direttivo del CPS La Resistenza, con l’appoggio di ANCeSCAO, desidera aprire un dialogo serio e costruttivo con il Comune per chiarire la situazione e immaginare insieme soluzioni rispettose di tutte le energie messe in campo fino ad ora.”
Sono diverse le domande che vengono in mente: quale futuro immaginiamo per i ragazzi? Quali spazi (non privati, non discoteche, non bar) vogliamo lasciare alla libera espressione e crescita di una categoria di persone che si assottiglia di anno in anno? Questo mondo adulto che così frequentemente umiliamo togliendo aria e forza alle libere espressioni che pure, storicamente sono la base culturale di tanti movimenti, magari ingenui ma sempre tesi ad un futuro migliore? Dai movimenti contro la globalizzazione a quelli per l’ambiente i gruppi di giovani si sono sempre ritrovati alla ricerca di esperienze condivise e alla ricerca di soluzioni per la creazione di un mondo che cambia in meglio. Frequentemente diverso da quello dei “grandi” che tendono contemporaneamente a proteggerli e a criticarli, specie quando si inseriscono sistemi di valori alternativi che, come è normale, tra una generazione e l’altra vanno a mutare. Eppure quelle voci servono: conta più l’energia magari acerba di un ragazzo, che il lamento o la disillusione di un adulto.
Si pensa spesso che i centri sociali siano luoghi vicini all’illegalità, senza controllo: eppure se togliamo i campi sportivi all’aperto, se recintiamo i parchi, se chiudiamo le esperienze come i centri sociali, quale tipo di messaggio portiamo a quella generazione che si muove tra scuola e università, se non l’esclusione dalla vita comune? Esclusione: il principale motore dello scontento, del conflitto, in qualche caso della rabbia, della violenza. Confondendo quindi le cause, amplifichiamo le conseguenze.
Avevamo in programma di raccontare la nuova vita de La Resistenza, che dopo la pandemia era riuscita a ricreare una lunga serie di attività senza nessun clamore mediatico. Rispondendo sottovoce al bisogno sociale di confronto e comunità, per chi fosse interessato a trovarne una. Ad oggi siamo invece qui a scrivere di quello che pare essere il finale della storia: perché queste esperienze hanno bisogno di un luogo e di un supporto e sono fiamme che lasciate sole non possono che spegnersi.
Ci auguriamo non sia questo il messaggio che si vuol far passare, senza nemmeno discutere insieme di come mantenere viva una esperienza di oltre dodici anni di vita.
INFO:
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