Cosa accomuna l’artista Malgorzata Mirga-Tas, lo studioso Aby Warburg e la scrittrice Ali Smith? Semplice: Ferrara. Anzi, per essere più precisi, gli affreschi del Salone dei Mesi del Palazzo Schifanoia. Sì, proprio la magnificenza e il mistero di tale spazio hanno fatto da catalizzatore per la ricerca di queste tre figure, concretizzandosi certamente in forme diverse.
Warburg è stato il primo storico dell’arte a decriptare e carpire nel 1911 i misteri della fascia mediana, identificando come decani le strane figure che si accompagnano ai segni zodiacali, basandosi su alcuni documenti della tradizione astrologica arabo-persiana. Smith ne ha scritto un libro L’una e l’altra, “un romanzo a specchio” pubblicato nel 2014, che racconta (anche) del quattrocento ferrarese. Entrambi sono stati elementi essenziali per lo sviluppo del progetto Re-enchanting the World di Mirga-Tas, che ha riportato nei dibattiti critici l’indiscutibile fascino del palazzo rinascimentale.
Artista e attivista di nazionalità polacca, appartenente al gruppo rom bergitka, Malgorzata è nata nel 1978 nel piccolo villaggio Czarna Góra, nelle vicinanze dei monti Tatra, dove tutt’oggi vive. Nelle sue opere – arazzi, dipinti, sculture – decostruisce gli stereotipi sulle comunità rom tramite una narrazione diversa e un’iconografia positiva. Quest’anno ha rappresentato il Padiglione Polonia alla 59. Biennale d’Arte di Venezia, presentando l’installazione tessile Re-enchanting the World. Lavoro realizzato come una specie di “rifugio temporaneo e avventuroso” che mira ad aiutare le persone a ritrovare un senso di comunità ed espande gli orizzonti dell’iconosfera classica. Il suo è stato un esordio straordinario: nella storia della rassegna non si è mai visto una persona rom a rappresentare un padiglione nazionale. Il nome del progetto è una rielaborazione del libro della filosofa Silvia Federici Re-incantare il mondo. Femminismo e politica dei «commons», testo che propone di ricostruire il mondo e di re-inventare la vita.
A Ferrara porta lo stesso progetto, leggermente ridimensionato e intitolato Da Schifanoia: re-incantare il mondo. L’allestimento, organizzato da Fondazione Ferrara Arte, Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e Zachęta — National Gallery of Art di Varsavia, comprende otto dei dodici arazzi creati dall’artista. Mirga-Tas ha deciso di esporre i mesi che vanno da marzo a ottobre, ossia i sette tuttora visibili a Palazzo Schifanoia.
A novembre del 2021, l’artista insieme ai due curatori Joanna Warsza e Wojciech Szymański ha visitato la città per documentarsi e ammirare gli affreschi rinascimentali. Impensabile in quel momento ritornare a distanza di un anno ed esporre parte del progetto nella Sala degli Stemmi al Castello Estense. Un ritorno simbolico dove tutto è cominciato. Le allegorie dei mesi, il sistema dei decani, la ciclicità delle immagini, il viaggio immaginabile attraverso spazio e tempo – tra India, Persia, Asia Minore, Grecia Antica, Egitto ed Europa – sono i riferimenti che Mirga-Tas assorbe per restituire una narrazione diversa, un incantesimo visivo sotto forma di arazzi.
La sua composizione tessile, suddivisa in tre fasce verticali come nello spazio ferrarese, è elaborata con materiali riciclati e stoffe sgargianti: vestiti, tende, lenzuola, rosari, carte da gioco. Oggetti carichi di emozioni, di sentimenti, appartenenti all’artista stessa, alla sua famiglia e ai suoi amici. Scegliendo di creare un’opera con questi ‘cimeli’ personali, l’artista intende travasare l’energia e la potenza della sua comunità. Inoltre, essendo il ricamo la tecnica di base di questo lavoro, l’ago assume una valenza magica, diventa uno strumento riparatore utilizzato per ‘rappezzare’ sensi come odio, abbandono, ostilità, distruzione vissuti dai rom.
Nella fascia superiore è raffigurato il mitico viaggio del popolo rom verso l’Europa, un passato le cui origini si perdono nella storia e nel mito. Un variopinto corteo narrato attraverso la ciclicità stagionale, da cui emerge la fierezza delle figure raffigurate. Tale racconto è ispirato alle incisioni seicenteschi di Jacques Callot, che proponevano delle rappresentazioni fuorvianti e astiose nei confronti dei rom. Nell’appropriarsi di queste immagini (e dell’immaginario), l’artista attua un processo di decolonizzazione, proponendo un iconografia positiva e meno strumentale. Attraverso tale processo, realizza un simbolico ritratto collettivo, restituendo un frammento di storia sotto una nuova chiave narrativa. La fascia centrale si concentra sull’astrologia e sui simboli dei tarocchi; è un archivio affettivo di storie declinate al femminile – sibille e “guardiane della memoria” che accosta immagini di donne reali ed elementi magici. La parte inferiore mostra la vita quotidiana, la vita dei rom, principalmente della famiglia e degli amici dell’artista.
Il concetto di collettività prevale non soltanto nella quotidianità dell’artista, ma altresì nella sfera lavorativa. Le opere dell’artista sono spesso realizzate in collaborazione con altre donne, diventando in tal modo risultato di un’azione collettiva. Cooperazione, solidarietà e intraprendenza sono valori bussola per l’artista. Un chiaro esempio ne costituisce la parte inferiore del pannello del mese di marzo, in cui oltre l’artista, sono raffigurate altre figure focalizzate sulla lavorazione del tessuto pittorico.
Il vissuto di Malgorzata e le storie della sua comunità si intrecciano e si irretiscono alla tradizione degli affreschi rinascimentali, l’iconografia privata e intima si accosta all’allegoria e all’astrologia di secoli fa. Disincanto e re-incanto, paradigmi e pregiudizi, passato e presente, mito e realtà. Si potrebbe affermare che il lavoro di Malgorzata Mirga-Tas Da Schifanoia: re-incantare il mondo rappresenta il connubio irreprensibile di queste dicotomie.
INFO:
Da Schifanoia: re-incantare il mondo
Sala degli Stemmi, Castello Estense
18 dicembre 2022 – 10 aprile 2023