Carattere distintivo delle stagioni più fredde in città, diamo un tardo bentornato – si, perché sappiamo tutti di esserci un pochino incagliati nella mezza stagione – a Sua Maestà la Nebbia ferrarese.
Dovessimo proprio avere bisogno di delineare in breve il contesto: la terra su cui poggia Ferrara è una linea retta che spesso tende verso il basso portando la città addirittura sotto al livello del mare. Questa è la ragione per la quale, come direbbe Osho (n.d.r. l’Osho romano della nota pagina Facebook), tra autunno ed inverno, ‘non è tanto il freddo, ma è l’umidità che t’ammazza’; a Ferrara più che in altri luoghi. E cosa ci combina l’umidità? Scientificamente, si incaglia tra le particelle solide sospese in aria, comprese quelle inquinanti che purtroppo non mancano mai in città, e pian piano si trasforma in nebbia saturando l’aria con il vapore acqueo. Una grigia copertina di rugiada scende sulla nostra bella città estense e qualcosa sparisce, qualcosa ritorna, qualcosa si nasconde. Capita che il sole del mattino pian piano si faccia strada tra le particelle e, con il suo esercito di raggi, riesca a separare la rete di tremende goccioline; ma, al contrario, con la stessa frequenza capita che nemmeno la potenza di fuoco del sole sia in grado di scalfirlo, lui, il NEBBIONE.
È un po’, comunque, che non vediamo quei nebbioni veri che solo i veri locals sanno come affrontare, no? Ricordate quando non si vedeva il panorama da un capo all’altro del Listone? Quando sembrava che il Castello fosse su una nuvola, come quello della Disney? Era terribile svegliarsi per andare in ufficio, magari in macchina, ai 10 all’ora seguendo la riga bianca con la faccia schiacciata sul parabrezza in stile anziano-con-il-cappello-in-testa. Era tremendo prendere la bici per andare in stazione con le guance congelate dalle malvagie minuscole goccine di brina. Ad ogni modo, era una tortura che terminava senza dubbio all’altezza di Altedo, per tutti coloro che avevano la fortuna di uscire dalla città.
Ma noi ferraresi abbiamo bisogno di un po’ di nebbia. Siamo seri! Non può proprio venirci a mancare. Perché è sicuramente la peggiore delle scocciature quando si deve prendere la macchina, soprattutto di notte, ma ha anche i suoi lati positivi. Vi immaginiamo con una smorfia di disappunto mentre leggete queste righe, ed è per questo che vogliamo dimostrare quanto la nebbia vi sia utile anche se vi ostinate a non crederci.
Saranno sufficienti 5 motivi per cambiare opinione?
È così instagrammabile
Anche i più hipster, quelli che stanno giusto una spanna sopra a quelli che dicono di non avere neppure la fotocamera tra le dotazioni del cellulare – ‘perché a loro basta che il telefono svolga la sua funzione basilare: telefonare’ – oggi non resistono al social, ma in particolare all’Instagram. Non è poi così male Instagram. Perché la foto al momento giusto non si nega mai. Un bel ricordo di una cena, una giornata speciale, un gruppo di amici, un luogo meraviglioso: vale la pena di immortalare certi momenti, e poi è anche bello condividerli con una cerchia allargata di amici e un po’ di sano orgoglio.
Poi c’è sempre quello scatto che ‘sembra una foto professionale’. Guarda che roba, capolavoro. E in quanti casi la nebbia è complice di aver sottolineato il dettaglio giusto, di aver fatto risaltare il profilo di uno scorcio perfetto? Facile sentirsi artisti quando gli archi di mattone di via delle Volte si confondono nel vapore biancastro. O quando spunta la Porta degli Angeli dalla foschia, in fondo al corso ciottolato più bello della città.
È la scusa migliore per farci inghiottire dal divano la sera
Lo scenario lo conoscete anche troppo bene, inutile che facciate gli innocenti. Ti invitano a cena, in quel ristorantino buonissimo un poco fuori città. Ma tu hai lavorato fino a tardi, è stata una settimana così pesante che pagheresti per restare tutta la sera a quattro di bastoni sulla penisola del divano. Sei lì che ti sforzi di decidere se trovare la forza in un angolino remoto dell’anima, laggiù accanto alle chiavi di scorta della macchina, o se comporre un sonetto per descriverti massacrato, masticato e mortificato agli amici via WhatsApp, ed eccola là fuori. Bella, grigia, fitta, quasi densa, così bassa da nascondere anche i passi. La nebbia, che arriva a salvarti dalla supplica alla compagnia. Che riconoscenza infinita.
No ragazzi ma avete guardato fuori? Non mi metto in macchina con questa nebbia.
Nessuna obiezione. Anche gli altri percepiscono che la sfida sia tosta. Lì convinci e forse ti sarebbe bastato proprio solo un minuto in più: qualcuno avrebbe mandato quel messaggio al posto tuo. E lo sappiamo che se fossi stato nella serata giusta non ti sarebbe passato neanche un secondo per la testa di non riuscire ad affrontare ‘un po’ di nebbia’. L’avresti descritta come ‘leggera foschia’ ai tuoi, tornando a casa dal weekend in montagna. Ma questa sera accusi, ringrazi e ti senti prudente.
Ci aiuta a rompere il ghiaccio e a riformarlo immediatamente, per non dare mai un minimo di confidenza in più
Ah, sei di Ferrara: maial che nebbia!
Si salvano così centinaia di simpatici comici della domenica, con auto-risatona finale, convinti anche di aver pronunciato bene il maial (e no, è impossibile amabili amici del Mago Forrest: se non siete di Ferrara il maial non lo sapete pronunciare).
Oppure:
Nebbia e zanzare eh, a Ferrara!?
Stessa matrice Colorado Café del precedente interlocutore ma multi-layer per l’occasione. Quante volte vi è capitato? Spesso basta anche solo confessare di essere studenti fuori sede presso Ferrara per assicurarsi una fettona di simpatia impiattata dal gruppo ben nutrito di dolcissimi geografi del luogo comune, con una punta di auto-ilarità al posto della ciliegina.
Questa strana abitudine però ci rassicura. Dai, nuovo amico, dai dillo. Fai la tua battutona sul meteo e magari ricordati pure di menzionare le zanzare. Ecco. Stai meglio ora? Immaginatevi i nostri furbi amici che ci guardano con un sorr isetto un po’ imbarazzato: ‘Ah, sei di Ferrara, la città del Palazzo dei Diamanti eh…’. NO. Non fa ridere così!
‘La città del Rinascimento!!’. No no no. Niente da fare. Nessuna frase simpatica con la quale rompere il ghiaccio. La questione si complicherebbe anche per noi: prima ce la potevamo cavare con una risatina forzata e un ‘…eh sapessi!’, ma davanti alla storia come si reagisce? ‘Eh si, vedessi tutta l’Addizione Erculea poi!’. Non ci siamo proprio.
Senza la nebbia, cari concittadini, vi toccherebbe conversare davvero.
Ci rende più affascinanti in tanti modi
Ci potranno anche prendere in giro ma noi la nebbia la sappiamo gestire, e questo ci rende affascinanti. Non ci spaventa troppo la famosa rottura di scatole di uscire di casa nel grigio blob umidiccio perché siamo abituati, e questo ci rende coraggiosi… e un po’ misteriosi.
Noi, creature un po’ mitologiche, riconosciamo le vie, gli svincoli, i semafori, i controviali, gli attraversamenti pedonali, anche quando il turista di turno – pur conoscendo bene la città – non vede nemmeno la punta delle sue dita stendendo il braccio. Noi, magici elfi della foschia, siamo quella macchina, la prima della fila, quella che tutti i non-ferraresi benedicono ogni volta che la strada sparisce nel bianco nulla: ‘Meno male che c’era davanti uno che faceva una velocità normale altrimenti io avrei fatto i 10 fino a casa. Ci avrei messo 6 ore’; quell’UNO è uno di noi.
Poi vogliamo regalarvi un’immagine significativa.
Immaginatevi una via delle Volte deserta. Un gruppetto di turisti un poco spaesati sta cercando di ritornare sui propri passi. Sono coperti fin sopra alla testa e si muovono un po’ gobbi per ripararsi dal freddo; si intravedono giusto gli occhi tra sciarpe e cappelli. Nel vociare si riconosce un ‘Noooo ho appena fatto la piastra’, e un ‘Questa umidità ti entra nelle ossa!’. Una figura taglia la nebbia con precisione: il busto bello dritto e lo sguardo profondo sul viso scoperto; non porta il berretto – perché la piastra a Ferrara è inutile – e i ricci cadono morbidi sul cappottino color cammello – che va tanto di moda. La figura si muove verso il gruppetto di turisti, li rassicura ed ecco che li scorta fino al bar più vicino. Quello con la ricciola buona, di pane.
– Ma tu non entri a scaldarti?
– No, grazie, vado a fare due foto sulle mura che stasera si sta bene fuori.
E chi resiste? Affascinanti per natura.
Ci salva da qualsiasi forma di metereopatia
La cura dei disturbi affettivi stagionali si chiama forza dell’abitudine. Alla faccia del Blue Monday, a noi locals il meteo non ci tocca: nessun fenomeno atmosferico ci potrà mai rattristare. Sole? Benissimo. Nebbia? Uguale. Avete presente quelli che si fanno rovinare la vacanza dal brutto tempo? Di sicuro non sono ferraresi.
E con questo sono cinque motivi. Vi abbiamo convinti? Ovviamente, al solito, si scherza sulla nostra bellissima città, sempre capace di stare al gioco; ma siamo seri quando diciamo che la nebbia è in grado di essere un valore aggiunto qua e là.
La nebbia ci appartiene e ci ha cresciuti. Ci ha insegnato davvero a riconoscere gli angoli delle strade, a guardare i dettagli. A volte ci mette in luce qualcosa di nuovo mentre nasconde tutto il resto. Ci lascia lì, a bocca aperta, davanti al panorama più incredibile. Ci fa sentire protetti tra le mura di casa, con le persone che amiamo attorno, sul divano a guardare un bel film o a leggere un libro. Ci regala aneddoti, storie, ricordi. Ci fa sentire un po’ più forti quando la sappiamo affrontare anche senza berretto, un po’ più gentili quando troviamo qualcuno che non la conosce bene quanto noi, un po’ più affascinanti quando ci rivela ai passanti.
La nebbia è il filtro della nostra vita da ferraresi: una patina di nuvole che ci fa sentire in volo senza sollevarci da terra.