L’episodio di scontro tra la dirigente scolastica e la dott.ssa Manuela Macario avvenuto pochi giorni fa al Liceo Ariosto durante un’assemblea di istituto, come era ampiamente prevedibile è diventato in poche ore muro contro muro tra le parti. Nel leggere il resoconto dell’accaduto sul profilo Facebook di Macario era evidente che l’episodio avrebbe sollevato un vespaio di polemiche e infatti sono comparsi interventi e prese di posizione frettolose di difendere una o l’altra parte in causa.
In breve per chi non ha seguito dall’inizio l’accaduto: Manuela Macario, presidente Arcigay Ferrara, ha fatto un intervento dal titolo “Eteronormatività e pregiudizi di genere” all’interno dell’assemblea autogestita degli studenti, durante un confronto sul tema “Sesso, genere e sessualità come categorie di dominio. Pregiudizi e discriminazioni”. Durante l’assemblea sono intervenuti anche la Prof.ssa Sandra Rossetti e il Dott. Andrea Leonardi su altri due temi inerenti l’argomento generale.
La preside dell’istituto Isabella Fedozzi è però intervenuta un po’ a sorpresa per fermare in modo brusco un momento dell’incontro, quando Macario ha chiesto agli studenti di alzarsi in piedi se fossero persone LGBTQ o ne conoscessero tra i loro amici, ma anche per gettare discredito verso quanto aveva raccontato fino a quel momento.
Quanto è accaduto dopo è stato un teatrino che di educativo verso i ragazzi ha ben poco: la cosa era evidente persino agli occhi di un adolescente, tanto che molti di loro tornando a casa hanno riferito ai genitori di uno spettacolo spiacevole e desolante, sicuramente non necessario. Da un lato il responsabile che ferma il gioco e dice ALT, questo non si può fare in questo luogo. Dall’altro chi si sente offeso personalmente e corre a denunciare l’accaduto su Facebook, così che tutti sappiano. Classici contemporanei: tu fai un errore, io ti riprendo, ti denuncio su Facebook, la mia bolla social indignata farà il resto, con buona pace di ogni tentativo di mediazione e dialogo.
Ad una richiesta dai toni a mio avviso inappropriati da parte della Preside è comunque senz’altro seguita una reazione esagerata e poco conciliante. Forse ci poteva essere ancora spazio per il dialogo e per spiegare le ragioni di quanto proposto agli studenti, senza scandalizzarsi o ritenersi offesi in quanto persona LGBTQ, perché è molto probabile che la dirigente dell’istituto avrebbe detto le stesse cose a qualunque altro relatore. Nel suo intervento sui social Manuela Macario scrive:
“La gravità di quanto accaduto è soprattutto da riferire al messaggio che gli studenti hanno ricevuto da tutto ciò
Una persona LGBTI+, una professionista LGBTI+ può essere non rispettata, può essere contraddetta anche se portatrice di pensieri scientifici, può essere intimata di sedersi e può essere messa a tacere.”
Mi ha ricordato certi episodi di insofferenza reciproca cui assistevo spesso tra gli anni Ottanta e Novanta, in un mondo ben diverso ma per certi aspetti molto simile all’attuale. In un negozio entrava un extracomunitario a vendere accendini e calzini, il gestore lo allontanava in modo sbrigativo e seccato dicendo cose tipo “Non ci serve niente, grazie, vai via” e lui reagiva stizzito con la frase “Allora sei razzista”.
Alla fine chi ne esce peggio come sempre è lo studente, che ancora una volta assiste alla rigidità degli adulti quando si toccano certe tematiche. Eppure le assemblee di istituto sono uno spazio libero, autogestito, importantissimo perché terreno di confronto aperto e privo del controllo e della pressione psicologica che insegnanti o genitori possono esercitare. Intervenire per fermarne un momento perché ritenuto inopportuno è sbagliato se non sono gli studenti stessi a lamentarsene al termine dell’evento in separata sede. Al contempo reagire senza provare a far valere le proprie ragioni con la pazienza di chi ritiene di fare una cosa giusta, rovina molto del senso di quanto costruito con i ragazzi nei minuti precedenti. Così è andato in scena un teatrino che ricorda certi talk show televisivi, un tipo di spettacolo da cui gli adolescenti da molti anni sono ormai in fuga.
Chi si dimostra più maturo alla fine della faccenda sono proprio gli studenti: in primis perché quando parlano di queste tematiche oggi sono molto più al passo con i tempi e di vedute aperte rispetto molti adulti ed educatori, senza giudicare o far pesare ideologie passate ma spesso accettando l’orientamento sessuale dei propri amici senza che questo diventi occasione di stigma (e lo dimostra il loro comportamento durante la richiesta di Macario, dove tutti si sono simbolicamente alzati in piedi).
In seconda battuta perché sono gli unici a non aver ancora diramato comunicati, prese di posizione, lamentele pubbliche o aver preteso attenzione mediatica. Volevano parlare di un tema in uno spazio conquistato con fatica da chi è venuto prima di loro, ma quello spazio, quel momento tanto sacro è stato in parte rovinato da due adulti che hanno anteposto ragioni personali a quelle di chi era li per ascoltare e imparare qualcosa, ancor più grave se questo accade in una scuola pubblica.
Andiamo per educare e veniamo educati da chi è più giovane. Questi ragazzi sanno meglio di noi cosa sono il rispetto e il dialogo, le scuse le dovremmo prima di tutto a loro.