Sapete cos’è un preludio? È un’introduzione strumentale ad un componimento musicale di qualsiasi tipo o genere. Oppure un preludio può essere un cenno informativo preliminare. E 100 Preludi? Beh, aprite una pagina di ricerca a fianco a questo pezzo, cercatelo, e ne saprete quanto ne sappiamo noi. O forse no.
100 Preludi è l’ultimo film di Alessandra Pescetta, girato nel ferrarese, e in parte a Villa Mensa. Sì, proprio Villa Mensa. E qui un preludio ve lo avevamo già fatto un anno e mezzo fa, ricordate? Il nostro era un cenno informativo preliminare, era la base per parlare di ciò di cui vi stiamo per parlare.
Il film narra le vicende della giovane Mara, che si trasferisce a Venezia con l’aspirazione di diventare una grande violoncellista. All’Accademia di musica frequenta il corso di un maestro dai metodi poco convenzionali che presto non riesce più a sopportare. Quando una persona importante del suo passato viene a mancare cade in una profonda crisi e decide di abbandonare gli studi e di isolarsi esercitandosi in maniera sfiancante, eliminando tutto il superfluo, scegliendo così di vivere con soli 100 oggetti in una lenta e inesorabile autodistruzione.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Ilaria Battistella, location manager del film, nonché direttrice di produzione di 100 Preludi.
Il suo coinvolgimento parte da molto lontano, dalla fase di pre produzione, e continua lungo tutto il periodo di riprese. Nel dicembre 2021 Ilaria entra in contatto con Revok Film, casa di produzione cinematografica di Roma che la incarica di un lavoro di ricerca ed analisi del percorso delle location per il film, il tutto a stretto contatto con regista e reparto fotografia.
“L’organizzatore generale del film Salvatore Lizzio era alla ricerca di qualcuno che avesse i contatti giusti e le conoscenze per agevolare il lavoro sulle location del territorio di Ferrara e provincia – spiega Ilaria – Dopo diverse riunioni online poi, Alessandra Pescetta, la regista, ha deciso di venire a Ferrara non conoscendo la città. Abbiamo fatto un primo giro introduttivo, con la spiegazione del progetto, la visita dei primi luoghi che avevo selezionato e in cui avevo immaginato le prime ambientazioni”.
Ma si sa che si parte con delle idee, poi la realtà ti porta a battere strade che mai avresti pensato di percorrere. Ilaria ci racconta come loro abbiano dovuto “scontrarsi” con la realtà, e come questa li abbia “costretti” a cambiare e rivedere i piani. Chiaramente, nessuno si è scontrato e nessuno è stato costretto: erano i termini che più rendevano l’idea, però prendeteli in senso positivo.
“La regista era partita con l’idea di un moodboard di reference molto liberty, e io piano piano l’ho accompagnata in una realtà più medioevale e soprattutto più legata al Rinascimento: con le Delizie estensi, le dimore, le case di campagna, le case di feste… Si è resa conto che Ferrara aveva una serie di altre caratteristiche: l’esplorazione del territorio cambia i programmi anche work in progress”.
Ilaria è di Ferrara, perciò ha proposto una serie di location che conosceva e altre per cui ha dovuto invece effettuare una ricerca di spazi e luoghi adatti. “Mi piace lavorare nella mia città e per la mia città, la conosco bene, ma ovviamente c’è sempre qualche segreto e qualche luogo che Ferrara ha ancora nascosto e sarebbe bello mettere in risalto”.
Ma ci chiediamo: perché Ferrara? L’esigenza di girare nella nostra città è meno romantica di quanto si possa sperare, e deriva infatti dal fatto che il film ha ricevuto finanziamenti da Emilia Romagna Film Commission oltre a quello ministeriale. Partecipando ad un Bando del genere poi si è ovviamente vincolati ad un numero di giornate obbligatorie di riprese nella zona.
“Inizialmente c’era l’idea anche di girare sul Delta – racconta Ilaria – ma essendo Revok una produzione indipendente abbiamo dovuto fare tutto in tre settimane, che sono veramente poche. In realtà non è stata una rinuncia, diciamo così, dolorosa: Alessandra si è totalmente innamorata di Ferrara, e quando ci siamo spostati a Villa Mensa si è innamorata anche di quella”.
E in un programma di produzione intenso e stringato come questo, era ovviamente funzionale e strategico trovare location vicine, comodamente raggiungibili e che permettessero di organizzarsi, spostarsi, raggiungere la troupe e soddisfare le svariate necessità che si presentano durante le riprese di un film.
La soluzione ideale era quella di un posto che permettesse di poter girare più situazioni, che permettesse alla troupe di avere gli spazi per lavorare e che potesse fungere da base alla parte produttiva oltre che per l’ufficio produzione. “Villa Mensa ha offerto e offriva tutto questo: nelle case basse ad esempio, le vecchie botteghe, si sono sistemati trucco e costumi”.
Il rapporto produttivo è stato portato avanti insieme al Comune di Ferrara ed al Comune di Copparo, che hanno patrocinato il film, ed a Elena Grimetti, che sostanzialmente gestisce Villa Mensa attraverso la Cooperativa Atlantide. È lei a gestire anche le visite guidate ed è indubbiamente una delle persone che meglio conosce la Villa: di nuovo, qualcosina probabilmente ve lo avevamo raccontato qui.
Tornando al film, le riprese sono state “principalmente al piano terra, al piano nobile, e nell’ala nord: la sala di transito, la sala della torre colombaia e il salone degli stemmi. Inoltre abbiamo sfruttato anche lo scalone, il portico con il giardino e i muri esterni. Queste sono state le location principali delle riprese alla Villa. La vicinanza al Volano è stata poi importante per le scene su barca a remi: la sceneggiatura prevedeva infatti scene particolari che abbiamo potuto fare inventandoci un approdo dietro la Villa per riprese sull’acqua molto suggestive”.
Uno spazio poliedrico, camaleontico, che grazie alla sua locazione ed alle tante sfaccettature si trasforma e si lascia trasformare con estrema disinvoltura. “Alessandra se n’è innamorata ed è una location che a noi è stata molto funzionale perché ci ha permesso di riprodurre più ambienti e più location diverse in realtà in un unico spazio. Non è scontato a livello produttivo e logistico: girando in tre settimane non c’era molto tempo di spaziare in diversi posti”.
Chiaro però che Villa Mensa da sola non poteva già presentarsi pronta ed impacchettata: “La scenografia è stata molto importante ed ha lavorato molto bene: Alice Giacopini e la sua squadra hanno fatto un lavoro magnifico e sono riusciti ad arredare da zero spazi vuoti, spazi che si prestavano molto bene al lavoro di scenografia. Il bello di Villa Mensa sono questi spazi ampi ma liberi, che si prestano bene all’interpretazione e lasciano totale arbitrio a chi di dovere. Bisogna dire che è stata anche una bella sfida perché è uno spazio enorme, con finestre molto grandi: la gestione della luce non è stata semplice. Da questo punto di vista avevamo Luca Nervegna alla fotografia che ha fatto un bellissimo lavoro”.
I colori, le colonne, gli affreschi… tutto poteva essere richiamato. Al piano terra era ed è preponderante il rosso, poi gli affreschi, ripresi in toto o in parte. “I colori hanno giocato un ruolo fondamentale: ci hanno consentito di riprendere diversi ambienti ricostruendo la scala cromatica integralmente o in parte. Abbiamo destinato al piano terra la casa di uno dei protagonisti, mentre al piano superiore la casa della protagonista del film. Gli esterni poi sono stati uno sfondo incredibile, e anche qui abbiamo potuto gestirli come più ci poteva far comodo: il cortile interno, il colonnato, i muri esterni… tutto sfruttato come riproduzione di un ideale conservatorio di Ferrara”.
“Come dicevamo c’era già un elenco di location che era già un moodboard con atmosfere e colori particolari. Villa Mensa è stata una delle le ultime location che abbiamo confermato: altre le abbiamo chiuse e confermate praticamente subito, ma ci mancavano i luoghi principali come le case dei protagonisti, per cui la regista ha voluto vedere moltissimi spazi prima di essere letteralmente rapita dall’atmosfera della Villa. In questi casi deve scattare qualcosa e deve partire l’immaginazione dell’azione, ciò che succederà. Tutto quello che avevi pensato durante le prove, che hai nella testa, le idee della regista, improvvisamente si materializza in un certo spazio e li nasce l’azione scenica, inizi a pensare alle inquadrature che puoi fare, come arredare e come girare, come illuminare… per questo dico che anche la scelta delle location è un percorso”.
Villa Mensa dunque come centro di gravità permanente (cit.), come una Versailles che per due settimane ha cullato la troupe e le riprese: come è nata questa Versailles però, è “frutto di più componenti. Io, Alessandra e Salvatore abbiamo visto moltissime location tra musei, palazzi storici e case private, perché comunque Ferrara da questo punto di vista ha una ricchezza forse non conosciuta in ambito cinematografico. Ben vengano quindi le produzioni che permettono di interagire di più con la città, che ha ancora molte perle nascoste che non siano i classici Castello o Schifanoia. Ci sono location meno conosciute che varrebbe la pena valorizzare, e Villa Mensa credo sia una di queste”.
Che dire? Con poco si è fatto tanto. Un film impegnativo, un film di spazi, di oggetti: “Esce tutta la poetica di Alessandra, si sviluppa tutto intorno al concetto di spazi da cui si parte per raccontare le storie. Le location hanno assunto un ruolo centrale”.
Il film è ora in fase di montaggio, dunque non si ha ancora una data di uscita, ma l’augurio è che possa ottenere i riconoscimenti e la notorietà che merita. Noi saremo pronti ad approfittarne: d’altronde Villa Mensa l’avevamo definita un potenziale outlet del passato, che ci vorrà a trasformarla nel Festival del Cinema di Venezia?