La storia di Giada e il quadro della città di Ferrara
Giada (nome di fantasia) è una ragazza del sud Italia. Si è iscritta quest’anno ad una facoltà a numero chiuso, ha sostenuto e superato il test a settembre: è iscritta nel corso che sognava, anche se racconta di avere avuto un piano di scorta in un’altra facoltà senza selezione iniziale. Sono gli ultimi giorni di settembre, le lezioni stanno per iniziare e a Ferrara esplode il caso studenti: non si riescono a trovare alloggi per molti tra le migliaia degli studenti fuorisede che arrivano in città.
Giada scrive su un gruppo Facebook chiamato “Ferrara affitto studenti” con una certa disperazione: le prime ore in presenza incombono, ma non ha ancora trovato casa, nonostante abbia contattato tutte le agenzie immobiliari del territorio. Sarebbe in graduatoria per un alloggio universitario con borsa di studio, ne ha i requisiti ma è in una posizione così bassa che le viene detto con chiarezza che non vi avrà accesso (un paese strano, il nostro, dove avere i requisiti per un diritto non vuol dire poterne usufruire con sicurezza ) e prova dunque la strada della ricerca in rete di privati: “cerco un posto letto a qualunque condizione, sono disponibile a firmare un contratto il prima possibile!” scrive.
Proviamo a partire da qui, da un caso singolo simile a molti altri, a Ferrara, come in altre città. L’Università non fa ovviamente parte delle scuole dell’obbligo ma è quanto di più simile al momento in cui si sceglie una propria strada, culturale e lavorativa, per scrivere uno dei capitoli fondamentali che andranno a definire la propria vita ed è spesso per scelta o per necessità, una tappa in cui ci si sposta dalla propria area di residenza.
Giada racconta che il problema non è nemmeno di prezzi, come conferma una ricerca di immobiliare.it: la città è ancora accessibile al riguardo (nonostante un deciso aumento dal 2018 in poi) , anche solo facendo un confronto con le altre province della regione.
Il problema è la disponibilità: semplicemente non vi sono alloggi disponibili. Racconta anche della posizione di svantaggio di chi deve attendere un risultato di una prova a numero chiuso fino a settembre inoltrato o della difficoltà riscontrata da molti studenti di sesso maschile, a cui viene negata una possibilità in favore delle ragazze, ritenute più “pulite” nel mantenimento del decoro in casa.
È un tema di cui si dibatte da diversi anni e che ogni anno si ripresenta più violento: estemporanei o no, certi segnali come il caso degli studenti Erasmus che avrebbero dormito in stazione impongono non tanto di creare polemiche o strumentalizzazioni sul singolo fatto, quanto di analizzare e stimolare un ragionamento in ottica di medio e lungo termine, che guardi a Ferrara come una città dove sia possibile trovare alloggi per studiare.
I dati, conferma ufficialmente Unife, sono i seguenti: circa trentamila gli studenti iscritti, circa dodicimila gli studenti fuorisede non pendolari, quelli che in gran parte sono il bacino di utenza che si rivolge ad affitti annuali o pluriannuali, durante il proprio percorso di studi.
E questi studenti sono, prima di ogni altra cosa, una risorsa economica e sociale per la città, come dimostrano le stime della vicina università di Bologna, che parlano di un nuovo posto di lavoro ogni 15 studenti e di circa tre milioni di euro al giorno di indotto da parte degli studenti (tutti) presenti in città. Nella giusta scala, un quadro economico che sicuramente si può associare anche a Ferrara. È una necessità economica e sociale, in un quadro in cui la nostra provincia è stabilmente nei primi posti per età media (terzo posto su 108 province) e indice di vecchiaia (quinto posto, secondo gli ultimi dati Istat disponibili).
Dunque non è assolutamente un problema la presenza di studenti in città. Il problema è che siamo arrivati alla linea di demarcazione tra difficoltà tra trovare un posto letto (un tema che esiste da tempo) e l’impossibilità di trovarlo, con diverse persone che iniziano a studiare, anche in questi giorni di ottobre, alloggiando dentro a hotel e bed&breakfast o che ritardano nel poter essere presenti fisicamente nelle prime settimane di lezione, in attesa magari di una uscita di un laureando durante le prime sessioni autunnali.
Da questi studenti arrivano anche proposte: un maggior numero di studentati pubblici, con affitti accettabili, o la possibilità di accedere alla didattica a distanza dove non sia possibile ancora trovare un alloggio.
Analisi e soluzioni dell’Università di Ferrara
Il tutto in un quadro che comprende diversi attori pubblici e privati, un fenomeno nazionale (e non solo) di cui abbiamo cercato risposte e progetti tra i protagonisti cittadini: l’Università di Ferrara e l’Amministrazione Comunale.
Sulla base di questi presupposti abbiamo ricevuto una risposta in merito dalla rettrice Laura Ramaciotti, che riportiamo in maniera quasi integrale:
L’Università di Ferrara è una grande risorsa culturale, scientifica, sociale ed economica per il territorio e per la comunità, grazie al lavoro che mette in campo ogni giorno, anche in uno scenario inedito a livello globale. Un Ateneo può dispiegare pienamente le sue potenzialità soltanto grazie alla collaborazione con gli altri attori del tessuto istituzionale, economico e sociale. Per questo ringrazio sia tutto il personale Unife sia i tanti interlocutori con cui stiamo lavorando in questa direzione.
Se, come è giusto, il tema alloggi va trattato, ne vanno posti correttamente i termini. Per questo […] desidero partire dai numeri, visto che nell’ultimo mese se ne sono letti molti. I fuorisede Unife iscritti a corsi di laurea e non pendolari sono circa 12 mila su una popolazione studentesca totale di 30 mila studentesse e studenti. Va tenuto inoltre conto che ci sono studenti che decidono di non frequentare le lezioni, naturalmente per quei corsi per cui la frequenza non è obbligatoria.
Abbiamo già apportato alcuni aggiustamenti all’accesso e ai tetti di diversi corsi; potremo ulteriormente intervenire, ma è necessario operare gradualmente perché il sistema tenga.
Al di là delle necessità di approfondire le dimensioni e le sfaccettature del tema della necessità degli alloggi, è evidente che occorre un intervento di sistema. La Costituzione nell’articolo 3 sancisce il dovere per la Repubblica di rimuovere gli ostacoli che si pongano alla piena partecipazione dei cittadini allo sviluppo del Paese. Sul fronte della formazione universitaria sono tante le azioni già messe in campo: le studentesse e gli studenti che scelgono il nostro Ateneo hanno diritto a frequentare l’università, se vogliono farlo, e l’alloggio per alcuni è condizione di accesso.
Ci sono le residenze universitarie, in Emilia Romagna gestite da ER.GO, e le borse di studio, e si tenta di agire su questi fronti, per esempio con l’ampliamento dei benefici e progetti come quello per lo studentato all’Ippodromo. Si deve certamente continuare a lavorare su questi aspetti. Insieme al Comune e alle diverse associazioni territoriali (proprietari di alloggi, albergatori, agenzie immobiliari) stiamo studiando ulteriori soluzioni.
Ma se l’analisi del tema e l’intervento a livello locale sono fondamentali, il fatto che tante città universitarie, anche a noi vicine, siano afflitte dal medesimo problema dimostra quanto siano necessarie soluzioni innovative, sinergiche e anche ulteriori azioni a livello nazionale, come già ben espresso dal mio collega Rettore di Bologna, con cui ho un confronto costante.
Ferrara è indubbiamente a misura di persona, una città che ha tutte le potenzialità per offrire un’ottima esperienza ai giovani nel periodo universitario. Da sempre, poi, il nostro Ateneo si distingue per l’attenzione che offre a ogni singolo studente, e per il livello della didattica e della ricerca. La combinazione di questi fattori fa sì che la nostra Università sia scelta da tanti, spesso per passaparola, perché a Unife l’attenzione alla persona, la qualità della didattica, della ricerca sono il vissuto quotidiano.
Proprio per supportare chi ci sceglie, stiamo dispiegando un imponente programma di attivazione di tutorati: […] Potremmo pensare in futuro anche a un tutorato di accompagnamento specifico sul tema degli alloggi per potenziare i servizi di riferimento che già esistono in questo ambito. Ma certamente le soluzioni alla carenza di alloggi e ai loro prezzi richiedono azioni sinergiche e con interventi da parte di diversi livelli di governo.
Lo ribadisco: Unife è un Ateneo attento alle studentesse e studenti. Il primo atto del mio mandato è stata la convocazione dei rappresentanti degli studenti per confermare le modalità di interazione e collaborazione. La mia porta come quelle della Prorettrice, dei Prorettori e Delegati, degli uffici preposti, è sempre aperta.
Prima di passare al secondo attore in campo, una aggiunta: pur essendo legata al 2016, quindi non recentissima, l’ultima indagine Istat “Studenti e Bacini Universitari” mostra una specificità che è chiara in questa infografica de Il Sole 24, ovvero quanto Ferrara, rispetto ad altre province, abbia un tasso molto alto di attrattività da fuori regione: in altre parole è possibile, anzi probabile, che il dato tra ampiezza della città (non enorme, sessantesima provincia in Italia per abitanti) e numero di studenti fuorisede sia tra i più alti in Italia, perché ovviamente poli attrattivi come Milano, Bologna e Roma hanno maggiore disponibilità di alloggi (pur avendo problemi simili ugualmente e il tema dei prezzi esplosi in maniera maggiore).
Se quindi siamo in un contesto di grande cambiamento per tutto quello che è il tema abitativo, dove quella che possiamo chiamare rivoluzione Airbnb ha indubbiamente cambiato in maniera repentina numeri e prezzi e in un certo senso il turismo stesso, è giusto confrontarsi anche con chi amministra la città, per comprendere la visione presente e futura su questo tema.
Abbiamo dunque chiesto ad Alessandro Balboni, assessore ai rapporti Unife del Comune di Ferrara, un commento sulle azioni a breve e lungo termine.
Cosa dice Alessandro Balboni, assessore con delega ai rapporti Unife
“Nel breve periodo ci stiamo concentrando su far comprendere ai proprietari di abitazioni che gli studenti possono essere una risorsa importante, superando un pò di scetticismo e prudenza nei loro confronti, che indubbiamente esiste. Stiamo quindi mettendo in campo una campagna di comunicazione e sensibilizzazione verso queste realtà, con il risultato di un aumento di interesse verso l’apertura agli alloggi degli studenti.
Allo stesso tempo stiamo lavorando per migliorare alcuni strumenti informatici che abbiamo in condivisione con l’Università, per arrivare a pochi ma chiari strumenti di informazione per gli studenti che arrivano e che devono muoversi in città, in questo senso penso in particolare alla piattaforma Sottotetto, in cui dobbiamo inserire maggiori possibilità anche per ha offerta di posti letto: abbiamo avuto diverse segnalazioni in questo senso per collegare offerta e domanda.
Sul lungo periodo vi sono due grossi interventi: quello all’Ippodromo, con circa 120 posti, e il più ampio progetto Fe.Ris che vuole trasformare l’ex Caserma Pozzuolo del Friuli in un grande campus universitario con almeno 400 posti.”
“Questa azione in particolare vuole andare in direzione di proseguire il buon rapporto tra studenti e cittadinanza e aiutare anche a liberare spazi abitativi per i non studenti, perchè esiste parallelamente anche un problema di domanda di alloggi da parte ad esempio di giovani coppie o persone più mature. Il nuovo studentato ci consentirà di creare spazi di condivisione per gli studenti e allo stesso tempo riequilibrare una domanda di alloggio che negli ultimi anni si è molto spostata a favore degli studenti, andando a gestire temi quali la movida nel centro cittadino, un fenomeno attualmente sotto controllo dopo anni complessi.”
Una domanda importante sul progetto Fe.ris: sul tema dello studentato all’interno del progetto si è discusso molto del fatto che sarà privato, con affitti probabilmente in linea con il mercato. Esiste l’idea di un supporto del comune per tenere comunque i prezzi calmierati?
“In realtà, se guardiamo ad esperienze come il recentemente inaugurato studentato del Chiozzino, esiste già all’interno una quantità di alloggi con affitto calmierato (a domanda diretta la struttura riferisce però di non avere alcuna convenzione con un qualsiasi ente pubblico, NdA). Quindi ora è prematuro, ma è plausibile che esisterà anche nel futuro studentato dell’ex Caserma una quota di alloggi a canone calmierato.
È evidente che il tema di Ferrara città universitaria deve essere parte integrante della programmazione della città futura, in termini di scelte e programmazione che andranno a definire il futuro economico, sociale e culturale di Ferrara.”
Per concludere, Giada ha trovato una stanza.
Durante la stesura di questo articolo abbiamo risentito Giada: ci ha raccontato che dopo ulteriori giorni è riuscita, dopo quel disperato appello, a trovare una stanza matrimoniale condivisa, per cui paga abbastanza, ma “è meglio che vivere sotto un ponte”. Ha iniziato la sua avventura e dice che è successa una cosa che di solito non capita mai: è stato un proprietario di una casa ad averle scritto direttamente in privato, dopo aver letto il suo appello emergente.
La (lunga) fotografia che abbiamo tracciato racconta di cambiamenti in atto sicuramente più veloci di quelli a cui si può rispondere in tempi adeguati: allo stesso tempo se la direzione impressa alla città è quella di un allargamento del numero di studenti, strutturalmente spinta da tanti fuorisede, è importante che sia un tema centrale nelle politiche universitarie e amministrative della città.
In una nazione al penultimo posto in Europa per numero di laureati ogni potenziale studente dovrebbe avere un percorso di inserimento con meno ostacoli possibili e l’alloggio (e sullo sfondo, il costo di esso) è sicuramente uno dei parametri più importanti e tra le sfide future da affrontare.