Il Festival di Danza Contemporanea al Teatro Comunale di Ferrara si accinge alla sua conclusione per la stagione 2022. Domenica 6 novembre alle ore 16 andrà in scena lo spettacolo Lost in dance con l’inarrivabile Saburo Teshigawara e la straordinaria Rihoko Sato. Quella di Ferrara sarà l’unica data italiana dello spettacolo, ma la presenza scenica del coreografo Teshigawara non è un fattore inedito per la città.
A ritroso nel tempo si possono elencare altre sue partecipazioni: nel 2018 ha presentato L’idiota di Fëdor Dostoevskij; nel 2014 in Landscape raccontava del paesaggio interiore sulle musiche che ondeggiavano da Bach a Cage; nel 2011 ha creato espressamente per il Teatro Comunale Eclipse; nel 2007 Here to Here, mentre nel 2006 presentava Black Water – una pièce tormentata che rammentava i quadri di Füssli; infine, Light behind Light (2001) una personale ricerca del corpo investito dalla luce e inghiottito nel suo opposto.
Saburo Teshigawara (1953) è un coreografo e ballerino giapponese, fresco vincitore del Leone d’oro alla carriera per la Danza alla Biennale di Venezia 2022. In realtà, è una figura molto eclettica e poliedrica, in quanto è molto altro: pittore, scultore, disegnatore di libri, scenografo, ma soprattutto è un’artista del corpo. È apprezzato dalla critica altresì nell’ambito delle arti visive, grazie alle sue installazioni, ai film e video realizzati, nonché ai progetti di scenografia. Inoltre, la sua passione per la musica e la personale ricerca sullo spazio l’hanno portato a ideare opere in spazi ad hoc e a collaborazioni con vari musicisti.
Ha iniziato la sua formidabile carriera nel 1981 e a distanza di qualche anno, esattamente nel 1985 ha fondato a Tokyo la compagnia Karas, che significherebbe corvo in italiano, insieme a Kei Miyata, poi nel 1996 entrerà a far parte della compagnia anche Rihoko Sato. Quest’ultima considerata musa indiscussa di Saburo è danzatrice di ineffabile grazia e ha studiato ginnastica in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove ha vissuto fino all’età di 15 anni. Tali esperienze, le hanno consentito di assorbire naturalmente altri modi di vivere e osservare il mondo mediante uno sguardo aperto.
Teshigawara è noto come ricercatore e interprete di alcune azioni estreme, connotate da un impeccabile controllo fisico. Un episodio emblematico, lo vide per alcuni giorni e per otto ore consecutive, seppellito dentro la terra umida di una montagna, soltanto con la testa che emergeva dal suolo. L’idea era di temperare il corpo in vista della messa a punto di una nuova bellezza, libera di attingere a tutte le modalità di un movimento.
Il coreografo giapponese considera la danza come impulso, tensione, bellezza, respiro, arte. Un impulso grazie al quale il moto delle mani, delle spalle, della testa, del busto crea scie pieni di gesti non contabili, di dettagli innumerevoli come nella realtà. La danza non deve avvenire dall’esterno verso l’interno, ma intesa contrariamente, dall’interno verso l’esterno. Sia la coreografia sia le azioni debbano emergere da dentro, bisogna scavare in profondità e riflettere sulle componenti del movimento, ossia lo spazio, il tempo, l’energia, nonché il respiro. In una recente dichiarazione l’artista ha affermato di essere attratto da tutto ciò che concerne l’esistenza, come la vita e la morte, l’amore e la lotta, “il corpo – inclusa la percezione, la mente – inclusa la volontà, la gravità, l’aria, la musica dalla quale c’è sempre molto da imparare”.
I suoi movimenti innescano una condivisione fisica di sensazioni, una partecipazione empatica all’energia e alle vibrazioni che riverberano nello spazio. Possiede un potente senso di composizione e un’ineccepibile padronanza dello spazio, elementi che si fondono ai movimenti della danza per creare una narrazione unica. Per Saburo lo spazio è qualcosa che nasce dal corpo, proteso verso un futuro che non è ancora arrivato:
“La mente permette di capire cose che appartengono al passato e al presente, ma quando danzo il pensiero è dettato dal movimento del corpo. Guardare la danza vuole dire seguirla con il proprio respiro trovando il proprio tempo, il proprio movimento.”
Saburo è un’indiscussa figura della scena coreutica contemporanea e sulla scena si assiste alla sua metamorfosi, in una forma fluida e senza peso che attraversa lo spazio in maniera sinuosa e melodica. Dimostra un’enorme capacità di emozionare il suo pubblico, un’estetica che sfida a guardare la danza in modo diverso e un’abilità strabiliante di creare mondi incredibili.
Lost in dance che sarà sul palcoscenico del Comunale di Ferrara, è una produzione di Karas, presentata per la prima volta a L’Avana nell’estate del 2018. È una rappresentazione della danza nella “forma più cruda e concentrata”, un incontro tra danza e alcune sonate per pianoforte di Beethoven. Saburo e Rihoko compongono una poesia che aleggia nell’aria. Sono un duo caratterizzato da sempre da un connubio di fragilità e potenza e ambedue hanno una fisicità estremamente raffinata, in grado di conferire ai loro movimenti frenesia e sospensione, forza e delicatezza, leggerezza e rapidità. Nelle loro rappresentazioni i loro gesti si alternano e si uniscono in maniera fluida e quasi impercettibile, i loro corpi restano sospesi in un tempo irreale, alla ricerca di un’essenza che soltanto l’incontro tra musica e danza può raggiungere. Figure che diventano quasi evanescenti, vibrano e sussultano di energia vitale, lasciando lo spettatore col fiato sospeso.
Ci vediamo a teatro. Domenica 6 novembre, ore 16. Non mancate!