Matteotti Medley: al Comunale il ricordo dei cento anni della Marcia su Roma

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Cento anni dalla Marcia su Roma, 28 ottobre 1922 – 28 ottobre 2022. Cento anni dall’evento che ha segnato il principio del ventennio più buio della storia italiana. Non fu però il solo e di certo non uno dei più efferati, nonostante alcuni scontri che si ebbero nella capitale. Con la presa forzosa del potere i fascisti iniziarono a commettere atti di violenza per mantenerlo: olio di ricino e manganello erano i loro argomenti ma spesso, come ben sappiamo anche a Ferrara, non si fermarono alla violenza e le loro rappresaglie arrivavano fino all’omicidio.

Tra i primi ricordiamo il parroco di Argenta, Don Giovanni Minzoni, ucciso il 23 agosto del 1923 su mandato di Italo Balbo. L’anno seguente, prima che potesse completare il suo secondo discorso di denuncia in parlamento, viene invece assassinato, il 10 giugno 1924, Giacomo Matteotti. Nel primo discorso, pronunciato il 30 maggio, aveva denunciato brogli alle elezioni che si erano tenute il 6 aprile dello stesso anno. Nei giorni seguenti alla morte avrebbe dovuto pronunciarne un altro nel quale avrebbe denunciato il Partito Nazionale Fascista e, in particolare, Arnaldo Mussolini (fratello del Duce), colpevole di aver ricevuto tangenti.

Una storia buia che si è forse cercato di dimenticare più che ricordare: anche da questo presupposto parte “Matteotti Medley” di Maurizio Donadoni che esordisce sul palco del comunale il 28 ottobre proprio in occasione del centenario della Marcia su Roma.

“Devo ringraziare Vittorio Sgarbi, Moni Ovadia e Michele Placido” ci dice Donadoni, evidentemente soddisfatto, “anche perché Matteotti è stato eletto in parlamento nel ‘19, nel ‘21 e nel ‘23 proprio nella circoscrizione di Ferrara e Rovigo. Questo – spiega sempre l’autore – è uno spettacolo documentario nel quale non ho la pretesa di essere esaustivo sulla vita e sull’omicidio di Matteotti ma attraverso il quale tengo a instillare curiosità nel pubblico”.

Curiosità che è il sale della conoscenza e che può portare “a fare i conti con quella storia lì”. Donadoni racconta che sarebbe importante visitare il cimitero di Fratta Polesine, dove è sepolto Matteotti, e quello di Predappio dove è sepolto Mussolini, “perché già solo la visita ci fa capire tante cose. C’è stata – aggiunge – questa grande M in Italia ma c’è stata anche quell’altra M, quella di Matteotti. Due M che si contrapponevano e che si sono contrapposte in quel periodo”. 

La tomba del leader del Partito Socialista Unionista “è sopra la terra e c’è questa cappella bianca con sopra il nome e una bandiera tricolore. Al contrario la tomba di Mussolini è sotto terra” e mentre la prima è luminosa in quella del dittatore “vai in un luogo più scuro”, un luogo che “fa molta impressione e nel quale senti qualcosa che aleggia di ancora non risolto nel nostro paese”. “Probabilmente – aggiunge – i conti con quella storia lì non sono ancora stati fatti fino in fondo e credo ci vorrà ancora tempo prima di riuscire a farli”. 

In scena, insieme a Donadoni, anche Katerina Haidukova, “una bravissima fisarmonicista” che accompagna l’attore. Infatti nel titolo c’è la parola “medley” proprio perché la pièce è “trapuntata di canzoni” e, anche se Donadoni non è un cantante, accenna qualcosa anche con delle particolarità e curiosità creando un climax e anticlimax. Il tutto attraverso aneddoti che superano l’evento e parlano di vita quotidiana, della fobia di Mussolini per gli insetti, del comico che vinse la causa per il plagio del ritornello di Faccetta Nera, di Matteotti e dei soprannomi dei suoi figli. 

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Figli con i quali aveva un legame profondo così come con la moglie Velia Titta e che spingono l’autore a chiedersi con quale forza abbia potuto tener testa al nascente regime e ai suoi aguzzini. In età giovanile il leader socialista aveva detto: “Ogni epoca ha avuto i suoi martiri, le sue vittime, gli inutili eroi che con il loro sacrificio hanno aperto gli occhi e la strada agli altri”. Proprio lui è stato uno di quegli “inutili eroi” e probabilmente continua ad esserlo attraverso i suoi scritti, attraverso chi di lui parla e attraverso il suo esempio ancora oggi può aiutare a fare luce su uno dei periodi più bui della storia italiana. 

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