Sono passati oltre tre anni dalla chiusura della Cattedrale di Ferrara per i lavori di restauro e consolidamento post sisma, oltre dieci da quella notte di maggio in cui l’Emilia intera ha tremato e dove i danni erano sembrati tutto sommato contenuti. Da oggi alle 9 il Duomo cittadino torna ad aprire le sue porte ai fedeli e ai visitatori anche se soltanto in parte, proprio per raccontare al pubblico che cosa sta succedendo dietro il portone sempre chiuso, a che punto sono i lavori, quando si potrà restituire al culto la Cattedrale.
Per farlo è stata allestita la mostra multimediale “Il Cantiere della Cattedrale”, che occupa l’intera navata centrale ai margini del cantiere ancora in corso: illustra con l’ausilio di pannelli fotografici, totem interattivi e video, le operazioni di restauro e recupero degli otto pilastri portanti dell’edificio, che nel corso dei lavori operati dalla ditta Leonardo hanno portato alla luce straordinarie figure di un medioevo che si credeva ormai perduto.
Un lavoro reso possibile dalla sinergia tra l’Ufficio Comunicazioni Sociali e l’Ufficio Tecnico Amministrativo, l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e il Capitolo della Cattedrale, con il contributo del Comune di Ferrara, Ferrara Arte e del Trust Negri-Malacarne. Da oggi venerdì 28 ottobre, porte aperte dunque ai visitatori della mostra, ogni giorno dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, ma anche per il culto davanti all’altare della Madonna delle Grazie, unico accessibile al pubblico. Le celebrazioni continueranno invece ad aver luogo nella Basilica di San Francesco fino alla fine dei lavori previsti per il 2025.
All’ingresso della mostra si potranno apprezzare due video realizzati per l’occasione: il primo “Appunti e visioni per una città e la sua Cattedrale” porta la regia del vicario generale dell’Arcidiocesi Mons. Massimo Manservigi, la cui lunga e comprovata esperienza registica si può notare nella scelta fotografica di grande suggestione, nella scelta di testi descrittivi che attingono dalla letteratura italiana e nell’accompagnamento musicale curato dal musicista Roberto Manuzzi.
Un altro video più breve dal titolo “Cristo re degli Apostoli”, è invece a cura di Cinzia Fratucello ed è dedicato ai busti degli Apostoli presenti nella Cattedrale.
Il restauro
I lavori che oggi vengono documentati in mostra hanno avuto inizio come detto a seguito delle verifiche sui danni post sisma: nella Cattedrale sono emerse importanti criticità negli otto pilastri principali, che ne hanno ridotto la capacità portante sotto i livelli minimi di legge, anche per effetto del loro stesso peso e di quello della navata sovrastante. Questa carenza ha imposto il progetto di ripristino strutturale che, incrementando la resistenza dei pilastri garantisca la stabilità dell’edificio e l’incolumità delle persone che vi accedono.
Come si vede chiaramente dalla documentazione storica esposta in mostra, il progetto settecentesco di adeguamento della Cattedrale allo stile barocco ha portato all’inglobamento delle originarie strutture romaniche dentro i nuovi pilastri della navata e alla riduzione da cinque navate a tre navate. Una scelta architettonica che, fin dalla sua realizzazione, ha manifestato criticità strutturali evidenti: la presenza di due nuclei diversi scarsamente collegati tra loro o addirittura non collegati ma anche l’aggravio di carichi dovuto alla costruzione delle grandi cupole dei transetti. Questo ha causato problematiche che hanno richiesto interventi ripetuti nel corso degli ultimi due secoli, senza tuttavia arrivare ad una soluzione definitiva. Gli ultimi lavori documentati sui pilastri si trovano già alla fine dell’Ottocento, poi di nuovo intorno al 1930 e nei primi anni 2000: tutti i lavori compiuti non hanno mai risolto del tutto le criticità presenti.
Non esistendo alcun documento storico a provare la sicurezza statica dei pilastri, essendo la tecnica costruttiva medioevale spesso fondata su criteri empirici basati sulla regola dell’arte e sulla sensibilità delle maestranze, è stato necessario indagare sotto la superficie pittorica ottocentesca. Si sono realizzati saggi a varie altezze per caratterizzare gli intonaci e le superfici dipinte: spessore, grana, riprese per rifacimenti, strati di finitura ed eventuali tracce di coloriture precedenti. Considerata l’importanza della decorazione del
XIX secolo, per procedere nell’analisi si è scelto di compiere un attento percorso di rimozione “a strappo” della pellicola pittorica, particolarmente fragile.
Per far raggiungere al pilastro i requisiti statici richiesti, si è scelto dunque di “unificare” la parte medioevale e quella settecentesca attraverso l’inserimento di barre in acciaio inox, materiale ad elevata resistenza idoneo alle non favorevoli condizioni di umidità atmosferica. L’intervento ha permesso di ottenere un incremento di resistenza pari a circa il 30%, migliorando la collaborazione fra i materiali e rendendo omogenea la sezione complessiva.
I capitelli perduti
Nel corso dei lavori di analisi e rafforzamento dei pilastri settecenteschi, sono lentamente riemerse porzioni delle colonne medioevali inglobate all’interno della struttura voluta dall’opera di “ammodernamento” dell’antica Cattedrale. Molti capitelli sono stati ritrovati ancora integri dopo oltre tre secoli di buio: possono essere visionati in 3D attraverso l’utilizzo dello smartphone negli appositi totem predisposti alla base di ciascun pilastro e forniti di QR Code. Si tratta di figure antropomorfe, animali, fregi, colori, ori e tracce di un mondo che mai era stato immaginato così ricco di tonalità.
Nell’attesa di valorizzare al meglio e rendere visibili, almeno in parte, i capitelli medioevali racchiusi nei pilastri settecenteschi, è in atto un lungo lavoro di recupero dell’apparato decorativo barocco che nei secoli ha rivestito l’interno della Cattedrale. Un lavoro certosino di stacco, ripulitura, integrazione pittorica e ricollocamento della preziosa veste fatta di angeli, putti, volute, figure di santi, paesaggi, date e cornici realizzate in oro. Un lavoro delicato e lungo affinché nulla vada perduto e ciò che deve essere ricostruito risponda a tutti i canoni della perfezione originaria. Un percorso di rinascita per queste opere, che durerà ancora a lungo ma che riporterà la nostra Cattedrale agli antichi splendori. Dovremo portare ancora pazienza per ammirare il lavoro complessivo ma questa prima mostra è un tassello iniziale di buon auspicio nella strada che porterà alla riapertura completa. Nel frattempo: bentornata Cattedrale!