C’era una volta Gherardi, frazione di Jolanda di Savoia, che negli anni ’50 contava più di 2500 abitanti. Ha passato gli anni degli Estensi, le bonifiche, le rotte, gli straripamenti del Po e le nuove bonifiche. Prima e in mezzo anni di nulla cosmico, di popolamento e spopolamento, fino ai giorni nostri. Perché Gherardi esiste ancora, ma con una popolazione di una settantina di persone al massimo. Ma una nuova e ultima bonifica (metaforica, ovviamente) sta nascendo grazie a Stefano Muroni, attore ferrarese già noto per aver creato la cosiddetta filiera creativa “Ferrara La Città del cinema”, nonché per il progetto “Tenda Summer School” a Villa Mensa, di cui già vi avevamo parlato poco tempo fa.
Pochi giorni fa è stato infatti presentato ed avviato il progetto “Gherardi, Il Villaggio del Cinema”, con evidenti e voluti richiami al nome stesso della filiera. Ed è proprio Muroni che tesse le lodi di Gherardi, paese delle origini e della moglie, fautrice prima dell’idea per cui “Se Ferrara è la città del cinema, perché Gherardi non può essere il villaggio del cinema?”. Così quindi è nata l’idea di un progetto arduo e rivoluzionario, che tra follia e caparbietà già inizia a muovere con convinzione i primi passi.
Alla “prima” di martedì 6 settembre erano presenti in paese circa un centinaio di persone, i rappresentanti del Comune e della Regione, oltre ai vari partner che con grande fiducia hanno creduto e continuano a credere nell’iniziativa. I lavori sono iniziati l’1 settembre, ma già è possibile vedere i primi cinque murales, capolavori di street art volti a rappresentare il rapporto tra Ferrara e il cinema, ma sopratutto tutto ciò che Ferrara ha dato al cinema. Ed è per questo che i murales dei primi due film, pronti a catturare l’attenzione di chiunque entri nella principale (e unica) via del paese, sono da un lato La neve nel bicchiere di Florestano Vancini, dall’altro Riso amaro, di Giuseppe de Santis, rispettivamente disegnati da Wasp Crew e Mozzone.
Due rappresentazioni emblematiche della provincia e delle campagne ferraresi: da una parte gli scariolanti, coloro senza i quali probabilmente Gherardi e gran parte della cosiddetta ‘bassa ferrarese’ non esisterebbero, presenti nella prima scena del film di Vancini. Dall’altro le mondine, le famose lavoratrici del riso, costrette a vite quasi da caserma e i cui canti convinsero nel 1949 de Santis a fare un film nel vercellese citando anche quelle che lavoravano a Nonantola.
Il terzo murales rappresenta invece una delle più importanti attrici del Novecento italiano: Sophia Loren. Nel 1955 la Loren si consacrò come attrice drammatica, e lo fece proprio nel film La donna del fiume, dipinto da Pasa evidenziando i toni caldi e drammatici della pellicola e della sua protagonista. Ambientato a Comacchio e zone limitrofe, oggi quel film è uno spaccato straordinario della vita comacchiese di sessant’anni fa.
La visita prosegue ed ecco un classico ferrarese: esce nel 1970 sotto la regia di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini; 52 anni dopo a rappresentarlo è il writer Basic. In un curatissimo giardino di Gherardi, si fonde la natura vera con la natura del murales, così come si sono fuse la letteratura di Bassani con la cinepresa di De Sica (anche se l’autore non riconobbe la vera Ferrara nel film). L’Oscar come miglior film straniero due anni dopo fu un premio che la stessa città di Ferrara può tuttora rivendicare come in parte suo.
Ultimo (per ora) il murales forse più suggestivo. Omaggio al capolavoro di Steven Spielberg E.T. L’extraterrestre, nato dall’idea dell’artista di Vigarano Mainarda Carlo Rambaldi e realizzato dagli street artist Bolo e Psiko. Rambaldi per sua stessa ammissione ha ideato il curioso personaggio pensando ad un suo quadro: le Donne del Delta. Un dipinto andato distrutto, o forse perduto, in cui le lavoratrici venivano rappresentate con il volto abbrustolito, gli occhi scavati e il collo allungato, proprio come E.T.
I murales sono ad oggi cinque, ma il progetto prevede la realizzazione di ulteriori quindici opere. Ma a parte la street art ad animare i muri del paese, il progetto qual è? L’intenzione è quella di tramutare in realtà quello che è solo un nome: il villaggio del cinema. Uno studentato, una “palestra per l’attore”, cioè di un luogo spoglio in cui gli allievi possano studiare ed esercitarsi, e una sala con alcune postazioni di montaggio. Il programma prevede poi il recupero di edifici e attività già presenti: la vecchia scuola elementare sarà luogo delle vere e proprie aule per la formazione, mentre il ripristino dell’attività darà vita ad un ristorante, per gli allievi ma anche per turisti di passaggio.
Senza andare troppo oltre con la fantasia, anche per non dare adito ai detrattori già dubbiosi sull’effettiva realizzazione, serve ora però elencare anche ciò che già c’è, perché come sempre parlano i fatti. E allora è il caso di portare alla luce la “Gherardi Academy”, il laboratorio di teatro per bambini, e la Controluce Produzione, la società di produzione cinematografica con sede a Roma ma che ha già una sua unità locale proprio a Gherardi.
L’obiettivo è poter ripopolare e rigenerare il borgo di Gherardi, e farlo tramite la creatività delle nuove generazioni, affinché si possa costruire un luogo in cui vivere in condizioni di piena sostenibilità anche economica. Secondo Muroni infatti “questi ragazzi sono cineasti, non universitari. Guardano se l’aria è più pulita, sanno che la creatività in campagna è superiore, vogliono mangiare più sano, magari a chilometro zero”. Il rilancio di una piccola frazione non può però prescindere dal coinvolgimento dell’intera comunità, che sia essa il singolo abitante o l’amministrazione pubblica.
Ecco, a proposito della comunità, che cosa ne pensa la gente? Tra gherardesi e curiosi di passaggio se ne sentono tante. Le opinioni variano dallo scetticismo di chi pensa che “Le idee ci sono, poi bisogna vedere la loro effettiva realizzazione..”, passando per un più romantico “Speriamo che il sogno americano si realizzi”, fino invece al più classico degli ottimisti “Sono convinto che con le idee e l’impegno della gente, si riesca a fare tutto”.
Che si tratti di un progetto ambizioso di dubbi non ce ne sono. Lo stesso Assessore regionale intervenuto in apertura non ha sbagliato di tanto dando a Muroni del “visionario”, con tutto l’affetto del caso, ovviamente. L’incurabile ottimismo di chi scrive porta ad una valutazione più che positiva dell’iniziativa, anche perché abitando a dieci minuti di distanza, non sarebbe mica male sapere di un luogo come questo di nuovo vivo e creativo. Difficile sì, forse non del tutto realizzabile, ma possibile ed entusiasmante.
Jonathan Swift diceva che “la visione è l’arte di vedere cose invisibili”, Nelson Mandela che “tutto sembra impossibile, finché non viene realizzato”. Ripresa da Gabriele Muccino nel film L’estate addosso, quest’ultima citazione ci riporta ad una dimensione più terrena, più consona al clima cinefilo che ci ha accompagnato lungo tutto l’articolo. Cinefila quindi anche la conclusione, perché saremo tutti più contenti se anche a Gherardi il visionario Muroni rizzerà i capelli in un “si può fare!” di frankensteiniana memoria.
2 commenti
Grazie per il bellissimo articolo! Soprattutto grazie per crederci.
Bellissimo! Chissà che non nasca qualcosa di originale