Ciao Silvia, sto sponsorizzando la mia pagina di arte Stringart. Se ti fa piacere, seguimi! 🙂
Questo è stato il mio primissimo contatto con Elia Temporin, un ragazzo della provincia di Rovigo che mi ha conquistata in un secondo con gli scatti delle sue opere d’arte. Non ci ho pensato nemmeno un momento prima di proporgli un’intervista: dovevo saperne di più. Elia ha accettato subito e, nel giro di qualche settimana, mi sono trovata davanti un ragazzo genuino e semplice come i tre elementi che usa per dar forma alle sue creazioni. Chi ha visto le sue opere di String art (e cioè l’arte di tessere fili colorati tra chiodi fissati ad un supporto per realizzare disegni e motivi geometrici) sicuramente pensa che siano il risultato di anni e anni di pratica e studio, invece…
Come ti sei avvicinato alla String Art? Parlami di questa forma d’arte che pochi ancora conoscono…
È nato tutto per gioco circa un anno e mezzo fa, dopo che mi sono infortunato in montagna facendo trekking. Mi dissero che dovevo rimanere a casa dal lavoro per circa un mese, ma non riuscivo a stare con le mani in mano. Un giorno, ho visto su Instagram un quadro String Art di un ragazzo brasiliano e mi sono detto “dai che ci provo anche io”. Così ho preso un tagliere in legno di mia mamma, ci ho incastrato dei chiodi e, visto che il risultato mi piaceva, ho deciso di provarci più seriamente. È arrivata la mia prima commissione e da lì è partito tutto. A oggi ho realizzato 204 opere di String Art.
Vista la qualità e la precisione dei quadri di Elia ero convintissima che si dedicasse a questa forma d’arte da tanti anni! Ero sempre più incuriosita.
Come nasce una tua creazione?
Tralasciando le commissioni, parto sempre da una ricerca. Sono affascinato dalla geometria sacra, ricca di simboli, ciascuno legato a un determinato significato. Quelli che mi piacciono di più li ricreo con la String Art. C’è poi una buona parte delle mie opere che è inventiva pura: prendo il legno, ci disegno sopra quello che sento o visualizzo, poi con la fresa taglio la forma che desidero e il processo creativo ha inizio. Per arrivare al punto in cui sono oggi ci è voluto del tempo, perché apprendere bene la tecnica è fondamentale.
Cosa usi per creare le tue opere?
Servono solamente tre materiali poveri: filo di cotone, chiodi e legno, che taglio a seconda delle misure richieste dal committente o necessarie a realizzare ciò che ho in mente.
Elia mi ha raccontato di aver fatto il Liceo Carducci, quindi i suoi studi non includono alcun percorso artistico. Tuttavia, mi sono chiesta quali competenze o attitudini servano per dedicarsi alla String Art.
Sicuramente tanta pazienza: i chiodi sono a 1 cm dall’altro, per quello serve estrema precisione. Occorrono anche una buona conoscenza della geometria, della matematica e del disegno tecnico. Infatti ho dovuto riprendere in mano il compasso, il goniometro e quelle squadre che non toccavo dai tempi della scuola. Sai che la string art è nata negli Anni ’60 e veniva usata dai maestri per far imparare le tabelline agli studenti?
No, non ne avevo idea! Quando parli di ‘pazienza’ immagino che, oltre alla precisione, occorra anche tanto tempo: quanto impieghi, in media, a realizzare una delle tue opere?
Per un quadro 30×30 centimetri mi servono almeno 4-5 ore, ma quando un’opera arriva a essere composta da 2mila chiodi le ore diventano anche 30.
Più parlo con Elia più mi rendo conto del valore finale di un’opera di string art, frutto non solo di capacità manuali e tecniche, ma anche di creatività e tempo, la risorsa più preziosa che abbiamo.
Crei più opere su commissione, magari con indicazioni precise di forme, dimensioni e colori, o i tuoi quadri nascono per lo più dalla fantasia?
Al momento c’è un rapporto 50-50 tra commissioni e opere che creo liberamente e poi mi vengono acquistate. In qualità di artista, però, do il meglio di me quando ho carta bianca. Preferisco di gran lunga essere libero! Spesso quando qualcuno si rivolge a me prima vado a vedere dove verrà posizionata l’opera, studio l’arredamento e i colori del luogo, poi creo qualcosa in linea con il contesto. Realizzo anche installazioni all’aperto pensate per abbellire per esempio una particolare zona del giardino, e creo mobili string art, come un tavolino a cui mi sono dedicato poco tempo fa. Sono tutti pezzi unici: è questo il loro vero valore aggiunto.
Per far conoscere la tua arte organizzi anche mostre, partecipi a esibizioni?
Sì, ho appena concluso la mia prima mostra in solitaria a Este, dentro alla chiesa sconsacrata di San Rocco, organizzata dall’associazione “Giovani d’Este”. Prima ne avevo fatte altre tre con vari artisti e musicisti. Le mostre sono sfide stimolanti, ma anche molto difficili perché devo sempre portare tante novità, cose che non ho ancora fatto conoscere.
Ora ho avviato una bellissima collaborazione con dei ragazzi di Bergamo che per ogni quadro venduto piantano un albero. Oltre alle esibizioni, ho avuto il piacere di tenere una serie di lezioni presso la Scuola Edile di Rovigo. Mi sono ritrovato tra ragazzi con difficoltà di apprendimento e problemi famigliari e l’obiettivo era spronarli con un’attività creativa. Così, una volta procurato il materiale, insieme abbiamo fatto disegno tecnico e ho insegnato loro come lavorare con il filo. È anche grazie a quest’esperienza che ho potuto fare la mia prima mostra!
E che riscontro hai avuto nel pubblico fino a ora?
Molto positivo. Devo ringraziare soprattutto i miei amici, perché mi aiutano a farmi conoscere tramite il passaparola e la condivisione.
Al momento la string art è la tua unica attività o è più una passione?
Per ora è una passione, ma in futuro spero diventi anche il mio mestiere. Purtroppo vivere d’arte in Italia è sempre più difficile. Brasiliani e rumeni, ad esempio, sono bravissimi nella string art e nei loro paesi sono i commercianti stessi a chiederti un’opera per avere nel proprio negozio un segno distintivo. Il mio lavoro da metalmeccanico nel settore ferroviario mi piace, ma la string art mi appassiona di più. Un passettino alla volta sto costruendo questa strada perché un domani io possa alzarmi al mattino e dire “mi sto divertendo”.
Elia Temporin, oltre a creare quadri coloratissimi di una precisione incredibile, è anche referente Plastic Free a Polesella– “Qui abbiamo organizzato un evento di pulizia che ha segnato un vero e proprio record, con 1.200 kg di plastica e rifiuti raccolti! Per celebrare il traguardo è stato realizzato anche un murales!” – mi racconta con entusiasmo. Appassionato di canoa, pattinaggio, snowboard, e calcio, Elia sui social si fa chiamare Il filo del tempo: “Gli amici mi chiamano ‘Tempo’, che è il diminutivo del mio cognome, e il ‘filo’ è uno dei tre elementi che uso per dar vita alle mie opere”, mi dice. Forse bastava pensarci un istante in più per capire da sola il significato del nome che ha scelto, un nome semplice ed efficace, proprio come Elia e le sue opere.
Ti faccio un’ultima domanda prima di salutarti: cos’è per te la string art? Perché dedichi il tuo tempo a questa forma d’arte?
Quando creo mi sento realizzato e molto felice nel vedere che da tre elementi semplicissimi nascono opere d’arte complesse. Ho tantissime idee in testa, e rendermi conto che la gente apprezza ciò che faccio mi trasmette una grande energia. Devo essere sincero: io mollerei tutto per dedicarmi alla string art. So di avere le competenze per farlo, sto solo aspettando la spinta giusta.