di Licia Vignotto
C’è vita nel grande nulla agricolo di Aguscello? Certo che c’è vita, ma solo una volta all’anno e in circostanze particolari. Deve essere una caldissima notte estiva, con l’oscurità del cielo punteggiata di stelle, che riflettono bagliori allungati e vividi (siamo sicuri che siano stelle?). I campi di granoturco devono ondeggiare nel buio e scricchiolare, che forse ci sta camminando in mezzo qualcuno o qualcosa, e un odore strano deve salire dai canali. Nel prato vasto e umido, davanti al loggiato cinquecentesco di Podere Misericordia, deve esserci un astronauta. Anzi: quell’Astronauta. Con il casco in testa e il giubbotto di jeans e la toppa. Sulla toppa deve esserci scritto: mi sono perso. Quell’unica notte all’anno nel 2022 cade giovedì 14 luglio, e chiunque abbia un vago interesse per i misteri di cui è intrisa la fertile campagna estense è invitato ad essere presente, per assistere all’Astrovan Tour.
Di cosa si tratta? Dello show on the road organizzato per accompagnare il podcast indipendente “C’è vita nel grande nulla agricolo”, che nei suoi episodi srotola con ironia la movimentata vita di un paese immaginario, Villamara, e dei suoi abitanti alle prese con pesci mostro che strisciano nella subsidenza, aironi impazziti, frequenze aliene che disturbano la radio locale, sfilate canine che finiscono in tragedia e oscure feste della Proloco.
Ad invitare gli autori del podcast nella frazione ferrarese è Interno Verde, il festival che una volta all’anno apre al pubblico i giardini più suggestivi e curiosi della città, la cui settima edizione si terrà sabato 17 e domenica 18 settembre. Per questo lo spettacolo si terrà in un luogo d’eccezione: nel parco privato di Podere Misericordia, tra il brolo con gli alberi da frutta, il giardino delle rose, i campi di lavanda… e l’insolito fruscio che sembra provenire dal boschetto. Qui ci si ritroverà attorno al camper dell’Astronauta, personaggio chiave delle strane vicende di Villamara, come una volta ci si radunava attorno al fuoco, per ascoltare storie e leggende. L’evento è gratuito ma su prenotazione: www.johnnyfaina.com.
In attesa di questo originale appuntamento, abbiamo intervistato Johnny Faina, alias Nicolò Valandro, autore e voce del progetto.
Come in ogni buona storia che si rispetti… cominciamo dall’inizio. Da dove nasce il podcast?
Il podcast è nato nel settembre 2020, quando abbiamo pubblicato la prima puntata, ma l’idea ha un percorso più lungo. Inizialmente avevamo realizzato un monologo di stand up comedy, tra il 2018 e il 2019, ispirato a fatti realmente accaduti. Si chiamava “I misteri del grande nulla agricolo”. Raccontava fatti reali della provincia di Ravenna e Ferrara, pimpati e ricostruiti ad hoc. Prendeva spunto dalla cronaca locale, dai gruppi Facebook locali. Fenomenologia della vita di paese, situazioni da bar. Lo presentavo con un PowerPoint e animazioni video. A me soddisfaceva fino a un certo punto, era Divertente ma anche abusato come format. Volevo fare qualcosa che andasse oltre la cronaca e il commento della cronaca, e nel frattempo avevo messo da parte tantissimo materiale, più fiction. Con Gianluca Dario Rota, coautore del podcast, e Leonardo Passanti, che si occupa dei suoni, dovevamo realizzare per il 2020 un progetto intitolato Agronauti, per l’Arena delle balle di paglia. Avevamo immaginato una sonda Voyager che invece di partire da Cape Canaveral partiva da Cotignola, con un astronauta che raccoglieva le storie delle frazioni. Avrebbe dovuto essere un laboratorio partecipativo, ma con il Covid è saltato tutto. Nel giugno 2020 con Gianluca iniziamo a pensare: il materiale ce l’abbiamo, facciamo un podcast. A settembre all’Arena abbiamo presentato la prima puntata dal vivo.
Qual è stato il vostro approccio alla produzione audio? Si tratta di un mondo con cui già avevate avuto a che fare o siete partiti da zero?
Avevo già esperienza di produzione, perché da quando ho 18 anni collaboro con Radio Sonora di Bagnacavallo. Ho iniziato a realizzare i primi podcast nel lontano 2012, con un principio di costruzione audio, nulla di simile a quello che facciamo adesso. Poi mi sono professionalizzato, ho iniziato a lavorare su questo aspetto anche in teatro. Io e Gianluca, che viene da Concorezzo, ci siamo conosciuti al Teatro Pedonale di Agrate Brianza, in un laboratorio per studenti universitari. Abbiamo iniziato a realizzare ai nostri primi spettacoli quando avevamo 20 anni. Leonardo è stato coinvolto dopo, quando non si è realizzato il progetto degli Agronauti. La grafica è di Federica Carioli, in arte Feduzzi, che ha lunga esperienza da illustratrice e ha saputo trovare l’impronta visiva del podcast.
Come mai avete scelto di abbinare i grandi classici della pianura padana, zanzare e feste della Proloco, all’horror e al paranormale?
Io sono nato a Longastrino, la pianura è il mio ambiente, mi viene facile. Sono anche abbastanza pigro. L’horror, il wired, mi sono sempre piaciuti. Da bambino leggevo i Piccoli Brividi, da grande son passato a cose più complesse, ma di fatto quello è sempre stato il mio humus. Non sopporto la letteratura realista, a meno che non sia scritta davvero molto bene. Il dramma da cucina lo odio profondamente, mi piace di più se ci sono i mostri e i fantasmi. Gianluca viene da un altro tipo di scrittura ma si è divertito, ha deciso di starci e di seguire la corrente del fantastico. La sfida è portare il mistery nella provincia italiana, senza edulcorarlo.
L’ispirazione da dove arriva? Avete modelli o riferimenti a cui tenete?
In realtà c’è poco lavoro da fare. Leggo il Carlino, la Nuova, Ravenna e dintorni e cerco il materiale per le puntate. Abbiamo anche un gruppo privato, tra amici, dove condividiamo titoli di cronaca locale. La provincia di Rimini è quella che dà più soddisfazioni, sono strani, c’è sempre del nudismo di mezzo, ma è divertente. Cose tipo: ieri ha fatto una rapina ma tornerà a fare il modello. Il materiale delle storie viene dalla cronaca e dal folklore. Per quanto riguarda i modelli: non abbiamo in mente un autore. Sicuramente sono stati fondativi Gianni Celati ed Eraldo Baldini. Li conosciamo e ci piacciono molto ma il loro approccio è diverso. Siamo anche ovviamente lettori di Stephen King, come dell’horror classico e moderno. Ma cercavamo e cerchiamo qualcosa che abbia un ritmo nostro, probabilmente siamo stati più influenzati in questo dalle serie tv e dalle serie animate, come Rick and Morty, anche se l’ambientazione è diversa. E da Douglas Adams, con Guida galattica per autostoppisti. In questi anni poi abbiamo scoperto autori italiani, contemporanei, che scrivono cose fantastiche, che ci sono di aiuto e ispirazione. Penso a Ignoranza Eroica, di Sensolini e Mazza, anche loro romagnoli. Il libro Riviera Napalm è una specie di Mad Max ambientato a Riccione, molto folle. Hanno anche scritto una saga, Vilupera e il Regno di Taglia, che è quasi un best seller nella nicchia del fantasy italiano. Conoscerli ci è stato davvero di aiuto, sapere di non essere soli a voler perseguire un certo tipo di scrittura. C’è Buccinella di Federico Guerra, c’è Vergnani a Modena. Hanno un modo di approcciarsi al fantastico scanzonato, ironico e splatter.
A chi vi rivolgete quando scrivete? Chi vi ascolta?
Col podcast siamo arrivati ai 50mila download, che non è una cifra astronomica ma nemmeno da buttar via essendo una fiction, e con episodi anche lunghi, perché si tratta di un prodotto che in generale fa più fatica a creare pubblico rispetto ai podcast di intrattenimento. Attorno al grande nulla agricolo si è radunata una community decisamente forte, piccola ma tenace, che ci ha supportato molto, anche economicamente, comprando le magliette, partecipando agli eventi, pubblicizzandoci. Ci ascoltano persone provenienti da tutta l’Italia. Certo, andiamo forte in Veneto, in Emilia-Romagna e in Lombardia, ma ci sono tantissimi affezionati che abitano a Palermo o a Napoli, e vivono un immaginario completamente diverso da quello che raccontiamo noi, anche se a nostro modo siamo seminali. Ognuno nella propria realtà può trovare il grande nulla agricolo, ci sono dinamiche e personaggi della vita di paese che travalicano i confini regionali, vengono riconosciuti da tutti.
Sul vostro sito ho notato un altro progetto che avete realizzato l’anno scorso, proprio in provincia di Ferrara: Primaro Storytrekking. Di cosa si tratta?
Si tratta di un percorso audio avviato nel 2021, finanziato dal Comune di Argenta insieme ad altri enti. Si muove lungo la zona del Primaro ed è stato pensato per accompagnare l’inaugurazione della ciclovia che collega Ferrara e Ravenna. Ci sono dieci tappe che si possono ascoltare lungo il percorso, tramite mappa interattiva e QR code, che raccontano la storia del territorio attraversato dal fiume. Abbiamo cercato una narrazione che fosse immersiva e non didascalica. Si va dagli insediamenti celti ai lupi, che sono arrivati in zona di recente, dalla bonifica ad Anita Garibaldi. La seconda edizione, presentata quest’anno in occasione del 25 Aprile, è stata interamente dedicata all’Argenta Gap, il cimitero di guerra, sempre con dieci storie.
Cosa bisogna aspettarsi dalla serata di giovedì a Podere Misericordia?
L’Astrovan Tour sarà coltello tra i denti e follia, andremo in posti assurdi, comuni da 400 abitanti. Non sarà il solito live, questo è sicuro. Stiamo costruendo l’Astrovan Tour come avventura on the road. Ci piace l’idea che ogni tappa possa diventare una festa, che non sia solo la trasposizione live del podcast ma un incontro, la condivisione di un momento che inizia prima dello spettacolo, e non finisce a spettacolo concluso. Lo viviamo come una sorta di happening, che deve rispettare queste due linee guida: essere improbabile e divertente. Racconteremo storie inedite ma anche aneddoti da backstage, sarà uno zibaldone.
E in autunno cosa succederà? La terza stagione sarà conclusiva?
All’inizio avevamo preventivato un minimo di tre stagioni, in realtà ci siamo accorti che non abbiamo esattamente chiuso la seconda. Quindi a ottobre partirà la seconda seconda stagione, e poi almeno la terza la facciamo sicuro. Quindi ci saranno ancora almeno quaranta episodi. Forse potremmo arrivare anche più in là, come storia. Dipenderà da come cresce, essendo la serie antologica finché ci son buone idee può andare avanti. Sicuramente non si chiuderà il progetto quando le puntate saranno concluse. Vorremmo svilupparlo editorialmente, dargli una struttura più solida, portarlo su altri media, che possono essere il libro o il fumetto, chissà. E continuare con i live. In questo ci ispiriamo a Welcome to Night Vale, prodotto che è diventato un hit seller mondiale, dodici stagioni e stanno ancora continuando, con un bel sistema di live. Dal vivo è tutta un’altra cosa, è un’altra esperienza. Riprenderemo con Villamara Drive In già a settembre, poi forse dalla prossima estate ci sarà una nuova trilogia.