Delitto sull’Isola Bianca – Le indagini del Foresto è un romanzo della ferrarese Chiara Forlani edito da NUA edizioni e ambientato negli anni ’50 sull’Isola Bianca, al centro del Po, a poche centinaia di metri da Francolino. Oggi l’Isola ha subito l’erosione fluviale e ospita colonie di uccelli e varie specie botaniche, mentre fino agli anni ‘70 ospitava una grande fattoria, campi coltivati a fatica e un paio di famiglie che si contendevano quello spazio povero e inospitale, bloccato nel tempo, distaccato dalla vicina Pontelagoscuro e ancor di più dalla vita vivace di Ferrara che era invece in veloce espansione industriale e demografica.
Chiara Forlani mi spiega che l’idea è nata durante una passeggiata nei pressi del grande pioppo monumentale in golena, quando un esperto di storia locale si è avvicinato a raccontarle la storia dell’Isola, visibile in quel punto. Durante il primo lockdown per lei si è finalmente presentata l’occasione narrativa per volare con la fantasia ed evadere dal momento che stava vivendo, mettendo su carta il romanzo.
Ho apprezzato la delineazione dell’emotività e fisicità dei personaggi: con poche parole delicate e calibrate ognuno ha preso forma nella mia mente con facilità e con forza, come se vedessi scorrere le immagini di un film. L’ambientazione fluviale assume la connotazione di personaggio: ombroso, fitto di vegetazione, selvaggio, rustico con i suoi contadini induriti da segreti, recriminazioni, da sospetti e dai ricordi non ancora cicatrizzati del periodo fascista.
I malumori e le accuse si esacerbano quando una bambina scopre il cadavere dell’uomo più ricco dell’Isola: il Sacocia, usuraio che tutti avevano ragioni di odiare. Il compito di aiutare le forze dell’ordine nelle indagini toccherà al Foresto, giovane affascinante e dannato con l’insolita capacità di percepire le emozioni altrui e con un misterioso passato di sofferenza e rinuncia.
Chiara mi conferma che ha un legame stretto con i tanti fiumi e canali che solcano la nostra pianura: si sente “donna di fiume” perché le sue ave facevano le lavandaie sul canale Primaro e la sua famiglia d’origine, fino all’inizio del Novecento, possedeva un ponte privato a pedaggio, che collegava i quartieri di S.Giorgio e S.Luca.
Mi è sembrato che l’autrice provasse un senso di affetto profondo per quei luoghi e in effetti ricorda con nostalgia tanti momenti da bambina, le pedalate a perdifiato su e giù dagli argini del Po con l’immancabile bicicletta, il simbolo di Ferrara, oltre alle passeggiate in relax della domenica. “È un rapporto intenso, un legame inscindibile. Il fiume è un simbolo, culla il nostro sguardo che si perde all’orizzonte ma porta via con sé in ogni istante tutte le nostre certezze, giorno dopo giorno. È immutabile ma in continuo cambiamento, simbolo della storia che ci porta altrove. A volte ci inganna, altre volte ci lusinga”, mi racconta l’autrice.
Dopo Delitto sull’Isola Bianca aspettiamo l’uscita degli altri due romanzi che compongono la Trilogia del Foresto, che usciranno poco a poco e ci permetteranno di addentrarci nella mente di questo personaggio enigmatico, scoprendo magari altri luoghi ferraresi dimenticati ma pieni di bellezza.