Circa un mese e mezzo fa si concludevano i Campionati Nazionali delle Province di biliardo, e la selezione ferrarese usciva trionfante dopo un percorso netto che aveva visto inchinarsi nell’ordine Modena, Bologna e Rimini.
Nel frattempo il 30 maggio scorso, nel piccolo paese di Formignana, ha chiuso il bar di riferimento del sottoscritto, di svariate generazioni di ragazzi e di diversi giocatori di biliardo della zona. Cosa hanno in comune queste due cose apparentemente lontane e scollegate? Il biliardo, appunto.
I campionati nazionali in questione erano quelli di boccette, una specialità di biliardo all’italiana in cui non è previsto l’utilizzo della stecca. Il suddetto bar vantava una delle più belle sale biliardo della provincia: si organizzavano tornei che attiravano concorrenti e visitatori da tutta la zona, ma per correttezza è giusto dire che nel bar in questione, invece, la specialità era quella della stecca.
Archiviato l’ultimo saluto al luogo di aggregazione principe di chi scrive, arriviamo al punto: abbiamo voluto celebrare e dare visibilità ad uno sport che troppo spesso viene lasciato in secondo piano, e che troppo spesso rimane chiuso nelle sale biliardo dei pochi bar rimasti.
Nella sede del Centro di Promozione Sociale (CPS) ‘Il quadrifoglio’ di Pontelagoscuro abbiamo incontrato Alessio Sarti, responsabile della comunicazione, Maurizio Franceschini, coordinatore, e Fabio Fantoni, responsabile delle iscrizioni alle gare. Sono i membri di spicco di un comitato, la UISP Ferrara, che ci tengono a precisare essere “temporaneo, perché non è un’organizzazione fissa, essendo comunque basata completamente sul volontariato”.
Inevitabile partire dall’impresa che la squadra ferrarese ha portato a termine a San Lazzaro di Savena, di cui Sarti ci dice: “sì, Ferrara ha vinto tutte e tre le partite, vincendo così il campionato tra i migliori giocatori di prima categoria selezionati dai rispettivi commissari tecnici. A Ferrara i selezionatori sono Stefano Trasforini e Sammi Rosatti, la categoria non è la Master, vero, ma è stato comunque un buonissimo risultato”.
Riassumiamo per la cronaca, in poche righe, il cammino della selezione ferrarese. Il campionato di riferimento è quello UISP nazionale a squadre, la ripartizione territoriale è quella provinciale (possono cioè partecipare giocatori e giocatrici residenti nella propria provincia), la categoria è la prima (le categorie per i campionati a squadre di biliardo boccette sono tre: Master, prima e seconda categoria) e le sfide, che sono ad eliminazione diretta, si disputano con tre coppie e due singoli. Il primo turno vedeva Ferrara sfidare Modena, e Ferrara ha vinto con un netto tre a zero maturato nelle tre sfide grazie alle vittorie di Graziani e delle coppie Antonioni-Zemella e Meneghini-Vandini.
La semifinale ha messo poi di fronte i ferraresi con i rivali di Bologna, tra le migliori selezioni del campionato, che il coordinatore Franceschini ci dice avere “3000 tesserati circa. Sono tantissimi se consideriamo che a Ferrara ne abbiamo circa 900, ne abbiamo meno anche di Modena che viaggia intorno ai 1600. Questo da un rilievo ancora maggiore alla vittoria”. Ma anche nella semifinale il risultato è stato il medesimo: 3-0 per Ferrara. Questa volta a far gioire gli estensi è stata ancora la coppia Meneghini-Vandini, oltre a Zanzi e l’altra coppia Marani-Soncin.
A quel punto mancava solo l’ultimo passo, l’ultimo gradino per la gloria. In finale Ferrara ha affrontato Rimini. Subito Graziani si è portato sull’1-0. Poi Meneghini e Vandini non sono riusciti a confermarsi e si è andati sull’1-1. A quel punto è toccato ancora ad Antonioni-Zemella fare 2-1, e a Zanzi chiudere la pratica per il 3-1 finale e il titolo di campioni nazionali delle province di prima categoria.
Ma come si suol dire, non è tutto oro quel che luccica. Per una vittoria entusiasmante come questa, c’è uno sport, il biliardo stesso, che forse mai come ora sta toccando i suoi minimi storici. Alessio Sarti ci dice infatti che “il biliardo si basa tutto sul volontariato, ci vuole la passione per lo sport, che è l’unica cosa che permette di andare avanti. In determinati ambienti ci sono i soldi che creano ambiti e situazioni particolari, qui invece la ‘contaminazione’ non c’è, ed è il volontariato a fare tutto, insieme alla passione”. Non aiutano di certo la scarsa visibilità e le disponibilità che questo sport ha e richiede, considerando che per quelli che sono i costi in relazione alle adesioni, viene quasi da dire che il gioco non vale la candela.
Per questo motivo Sarti sostiene che “il biliardo è uno sport difficile da praticare, i locali predisposti e attrezzati calano, i ragazzi fanno scelte diverse. È comunque vero che abbiamo diverse soddisfazioni, come la vittoria dei campionati nazionali o come Franco Bruschi, un ferrarese che è diventato campione nazionale over 60 nel singolo. Aggiungiamoci pure che quest’anno siamo riusciti ad organizzare le finali al Quadrifoglio, il meglio che si possa avere nella zona, con una tribuna da 160 posti quasi sempre piena. Ma a parte questo, bisogna purtroppo dire che il nostro non è uno sport giovane. Speriamo torni ad esserlo, anche perché a noi, come a tutti gli sport minori, piacerebbe ricevere qualche attenzione in più”.
Si allinea anche Franceschini, che non nasconde la preoccupazione per questo che sembra un inesorabile declino, nonostante i tentativi e l’impegno per mantenere vivo questo storico sport da sempre sinonimo di aggregazione, nonché punto focale del canonico bar di paese. “Il parco giocatori di Ferrara – ci dice – si distingue anche per un impegno a livello organizzativo che coinvolge non solo il comitato ma anche delle collaborazioni esterne che si prodigano per dare una mano, perché da soli avremmo difficoltà. Ferrara è una realtà molto inferiore rispetto, ad esempio, a Bologna e Modena, come dicevamo. Purtroppo stiamo trovando difficoltà perché non c’è il ricambio generazionale. I giovani che ci sono sono perlopiù trascinati dai padri, che magari trasmettono la passione e la tramandano come fosse una tradizione ai figli che la raccolgono. Il problema però si amplia anche guardando ad altri fronti: non si trovano più sponsor, qualcuno che paga le maglie, e tutto ciò adesso diventa un problema, per noi, per i giocatori e per il comitato in generale”.
Oltre alle difficoltà oggettive nel mantenere acceso il fuoco di questa passione che, pur nel suo momento più basso, è ancora capace di regalare emozioni e vittorie, si aggiunge l’opinione pubblica, non sempre consapevole e cosciente di cosa significhi lavorare per tutto questo. Il coordinatore Franceschini ci dice infatti che “veniamo spesso criticati per il nostro lavoro. Forse non facciamo tutto alla perfezione, ma la gente non si rende conto che non è facile trovare persone che facciano tutto quello che facciamo noi per niente, senza ritorno, solo per pura passione”. E rincara la dose in coro anche Fantoni, responsabile delle iscrizioni alle gare, dicendo che “avere qualcuno che gestisce e si occupa di tutto questo senza un guadagno, e anzi rimettendoci spesso e volentieri, è una fortuna, ed è da sottolineare. Non siamo qui per idolatrare noi stessi, ma il lavoro di tutto il comitato è encomiabile, sempre considerando che si tratta di volontariato e che i risvolti positivi di uno sport sempre più nel dimenticatoio sono molto limitati”.
In conclusione però è giusto ritornare alle note liete. Il campionato provinciale svoltosi nel mese di maggio al CPS ‘Il quadrifoglio’ di Pontelagoscuro è stata una manifestazione che, come si diceva ha attirato molti appassionati, e che, a detta di Fantoni, “è andata molto bene, dopo due anni di pandemia eravamo un po’ dubbiosi, ma alla fine della corsa siamo stati contenti perché c’è stata molta partecipazione. Anche come iscrizioni, non solo per questo campionato, siamo soddisfatti: probabilmente la gente aveva anche voglia di tornare a uscire e vivere questa passione, per chi la condivide”.
Dunque non ci resta che concludere, sperando nel nostro piccolo di aver dato la giusta visibilità a chi certamente ne meriterebbe più di quanta ne ha al momento, e sperando magari chissà, di aver dato un input ad una pubblicità che possa essere sempre più crescente per questo sport e per i suoi appassionati.