Empatie visive è la mostra antologica di Anna Di Prospero (classe ’87) attualmente esposta presso la MLB Maria Livia Brunelli Gallery a Ferrara, e rappresenta il sunto degli ultimi sedici anni di attività della fotografa. L’esposizione è stata organizzata in occasione della recente pubblicazione da parte della casa editrice Contrasto di Nei miei occhi, la prima monografia dedicata all’intera produzione dell’artista.
Tutti e due i momenti rappresentano per Di Prospero un’opportunità di riflessione sul suo percorso, sulla sua prassi, nonché sui tre principali concetti – casa, incontro, viaggio – che accompagnano il suo lavoro fin dalla vincita di un concorso fotografico all’età di quindici anni, concorso rivolto agli studenti liceali di Latina, città dove viveva. Ci sono alcune peculiarità della sua pratica fotografica, che nel tempo sono diventati quasi una firma stilistica: la luce rarefatta, soffice, quasi vellutata e una scelta cromatica che comprende tonalità calde: “sono incapace di vedere in bianco e nero, in verticale e sotto una luce fredda; ciò che rappresento è sempre una proiezione di ciò che ho dentro, che somma la personalità, il carattere, il bagaglio culturale, il percorso di crescita” sostiene l’artista. I tre filoni del suo lavoro fotografico permettono di indagare e approfondire vari livelli, che oscillano da una dimensione introspettiva alla relazione che si instaura tra un soggetto e lo spazio.
Il suo esordio si inserisce nel registro dello scatto analogico, per passare in seguito al digitale, segno predominante nel suo lavoro, nonché il linguaggio in cui maggiormente si riconosce, come racconta la fotografa stessa. Il suo metodo di lavoro alterna due approcci completamente opposti: da una parte, progetti realizzati in modo minuzioso, studiati e ragionati fino al minimo dettaglio, dall’altra, lavori più istintivi e spontanei. Effettivamente, nella sua produzione ci sono due diversi valori segnici che coesistono: un’immagine più composta e classica, e un’altra più caotica e stratificata.
Di Prospero cerca di conciliare questi due aspetti, portando avanti la propria ricerca artistica e personale con un senso di unità, aspetto fondamentale per lei. I suoi primi scatti sono stati degli autoritratti – caratteristica predominante del suo lavoro – realizzati nella nuova casa, dove la sua famiglia si è trasferita dopo 18 anni di permanenza nella vecchia abitazione. La fotografia è stato uno strumento necessario per imparare a conoscere quel spazio, dove inizialmente si sentiva a disagio. Inoltre, è stato il mezzo che le ha permesso di trovare la sua dimensione, di creare una nuova e personale intimità all’interno della nuova casa. Nei suoi autoscatti, il suo volto rimane quasi sempre celato, con l’intento di lasciare all’altro la possibilità di immedesimarsi, di instaurare un rapporto personale e diretto con l’immagine. Alcuni elementi presenti nei suoi autoritratti, sono diventati nel tempo una specie di uniforme, come l’abito rosso e lo chignon, che permette alla fotografa di trasformare quei momenti in un atto performativo, un modo anche di staccare dal quotidiano.
Concluso questo lavoro, l’artista sente l’esigenza di cambiare, di esplorare gli spazi aperti, e inizia a realizzare una serie di autoritratti fuori, nella sua città. Una fase stimolante che le ha permesso non solo di scoprire lo spazio esterno sotto un’altra prospettiva, ma altresì ha aggiunto un altro tassello della sua sperimentazione: si innesca il bisogno di scoprire altri contesti e altri territori. Avvia così una nuova ricerca sulle architetture contemporanee, dove persiste il desiderio di interazione tra corpo e spazio, cercando di dare una nuova funzione all’identità di queste opere architettoniche, ossia non viverli come semplici edifici, ma come delle identità con le quali interagire.
Anna Di Prospero considera il statunitense Gregory Crewdson il dio della fotografia contemporanea, soprattutto per la sua capacità di tramutarsi quasi in un regista cinematografico. Ed è proprio il cinema che si inserisce tra le fonti di maggiore ispirazione per l’artista. Alcuni critici hanno associato la filmografia di David Lynch al suo lavoro, anche se lei si sente più affine allo stile che emerge in The tree of Life di Terrence Malick o Revolutionary Road di Sam Mendes. Questi ultimi due riferimenti si ritrovano in maniera evidente nel progetto Beyond the visible, che prende corpo a partire dal 2012 ed è suddiviso in tre sezioni: Instinct (2012), Ardor (2014) e Reverie (2017). Un progetto che si inserisce in una nuova fase di indagine, più spontanea e meno ragionata. Un lavoro sperimentale, estremamente liberatorio e autentico, meno immediato, con una comprensione lasciata deliberatamente aperta al pubblico.
Spesso, le colonne sonore di alcuni film accompagnano il lavoro di post produzione. Questa fase, definita da Di Prospero una specie di ‘camera chiara’, l’equivalente contemporaneo della camera oscura, è fondamentale e non potrebbe essere affidato mai a nessun altro in quanto attinge a un aspetto molto personale, è una fase di creazione molto istintiva e intima, che l’artista considera indispensabile, e incedibile a terzi.
Anna Di Prospero crea mondi sospesi e dimensioni che si avvicinano molto al realismo americano. La sua prassi artistica è un modo per rielaborare e raccontare, in maniera universale, passaggi di vita che sono personali, ma sono esternati ed esposti allo sguardo del pubblico con l’intento di riformulare un determinato momento in qualcosa di simbolico e corale. Per cogliere l’aspetto delicato e sublime di questo suo mondo basta uno sguardo anche solo a uno dei suoi scatti, come quelli attualmente in mostra nella galleria ferrarese di Maria Livia Brunelli, visitabile fino a fine ottobre.
INFO:
Anna Di Prospero – Empatie Visive
Ferrara, Maria Livia Brunelli Gallery
21 maggio – 29 ottobre 2022
15-18 (lun-ven) / il sabato visite guidate dalle 15 alle 19
dal 1 luglio al 31 agosto la Galleria è aperta solo su prenotazione
Prenotazioni
346 7953757 – 331 4089660