di Maria Calabrese
Venerdì 27 maggio, sul palco del parco Coletta alla base del Grattacielo, per iniziativa della Biblioteca Popolare Giardino, con la collaborazione del Centro di Mediazione del Comune di Ferrara, si è svolto un incontro con lo scrittore Wu Ming 1 e alcuni componenti del Collettivo Moira Dal Sito, per presentare il libro Quando qui sarà tornato il mare delle Edizioni ALEGRE, 2020. A me il piacere e l’onore di introdurre e dialogare con gli ospiti, ai quali ho voluto dedicare la lettura del testo che qui desidero riportare, una piccola antologia di descrizioni di ‘come sarà’ Quando qui sarà tornato il mare, ricavate da sei *atti* di cui si compone la narrazione.
Nota: i capoversi che seguono sono citazioni dal testo narrativo prodotto dal collettivo di scrittura; tra virgolette (“) le citazioni dal testo introduttivo di Wu Ming 1
Gli scenari sono cambiati. Il paesaggio arido del Mezzano non si appoggia più al grigiore della terra polverosa: ora fluttua sull’acqua. Centinaia di persone si muovono circondate dal mare…G.F. le guarda scorrere sotto di sé mentre si allontanano rassegnate lungo le vie della laguna, su chiatte o su barconi con accanto poche masserizie, tra secche sabbiose e canneti verdi…
Un’insopportabile malinconia sembrava affliggere le terre del delta, le valli inutilmente prosciugate e poi riallagate e in parte riprosciugate. Come un mondo destinato solo a un’eterna immutabile risacca… ma al largo della costa adriatica stava procedendo a passi pesanti un ciclopico futuro. I lavori della diga, come un serpente che svolgesse le sue vertebre di cemento armato, avanzavano artigliando il fondo dell’Adriatico. E la diga s’incuneava come un arco concavo ad arginare l’innalzamento del mare, da Chioggia a Ravenna…
Difficilmente avrei pensato di abbandonarle tutte. All’età di 75 anni io, Lorenzo Costa, mi accingo a lasciare per sempre la terra in cui sono nato. Sono proprietario di cinque case nel comune di Ostellato, ereditate dai nonni e dagli zii. L’avanzare delle acque si sta mangiando ogni giorno metri del nostro territorio. Comacchio è in gran parte sommersa, gli abitanti di San Giovanni sono stati evacuati, a noi le autorità hanno concesso una settimana di tempo. Per tutta la mia vita sono stato un vertical farmer. Mi occupavo di una fattoria di 20 piani in località Pomposa. Un palazzo pieno di ortaggi…
Le barche attraccano nel porticciolo del San Camillo… Sono rimaste poche zone emerse, qui a Comacchio: la parte di case vicino al canale Lombardo e, più a est, quel che rimane di villa Boccaccini, con la terrazza liberty che guarda verso il mare… Da quando l’acqua è tornata da padrona e il mare si è ripreso tutto ciò che l’uomo gli aveva sottratto nel passato, questi luoghi che abitarono i miei avi sono distese di pene e di fango… Se ripenso a quando la situazione è precipitata… Le acque avanzavano, le idrovore non riuscivano più a pompare quelle in eccesso, piovve per giorni e giorni di continuo, il mare invadeva sempre più terre… Tante Cassandre avevano predetto che tutto ciò sarebbe accaduto, ma nessuno le aveva ascoltate…
“Si è giunti oggi alla chiusura, potremmo dire storica, di un’altra delle numerose idrovore che per tanti anni hanno permesso a questo territorio di conservare un equilibrio tra terra e acqua. In collegamento con noi il sindaco dell’arcipelago di Lagosanto. Sindaco, mi perdoni la domanda, ma vista la tumultuosa trasformazione del territorio, qual è il futuro di Lagosanto? A cosa esattamente stiamo andando incontro?”
“Mah… Guardi… Noi come amministrazione comunale abbiamo messo in moto tutti gli strumenti disponibili per arginare le mareggiate, tuttavia lei sa bene che questo è un problema di inadempienza delle precedenti amministrazioni…”
…Il mondo si animò e sembrò il subbuglio della natura. Il caos totale. L’acqua arrivò dal mare, affamata di ogni cosa e travolse le isole di Lagosanto. Di mareggiate ce n’erano state molte, ma mai nessuna così. Come una furia invase via Spina, le macchine furono schiacciate contri i muri delle case, ogni oggetto divenne un proiettile. Morirono in tanti. Affogati, schiacciati, travolti, trafitti. I muri di alcuni edifici non ressero la pressione e si sbriciolarono, le porte delle case volarono come fogli di giornale. Fu la strage di Lagosanto…
<Se vai a destra per quella cavdagna troverai un traghetto che ti porterà dall’altra parte delle valli. Laggiù ci sono i paesi più importanti, Portostellato, Palafiscaglia…>… Miriam chiese alla ‘bibliotecaria’ informazioni riguardo all’arcipelago, le isole ferraresi. <Te lo spiegherò in modo semplice: è circa nel 2040 che il mare ha iniziato a coprire le terre di questa parte d’Italia. Parziali allagamenti nella zona di Ostellato hanno fatto sì che quest’ultima si unisse a Portomaggiore, per formare l’arcipelago di Portostellato, con la costruzione di vari porti e strutture per gli scambi commerciali e altro…>… <ora, svelta, andiamo verso Palafiscaglia – esclamò Mattia… Le palafitte sembravano un semplice cumulo di macerie accatastate a formare delle piccole abitazioni sopra quello che era rimasto della cittadina di Massa Fiscaglia sommersa completamente dalle acque…
Wu Ming 1, che ha coordinato il laboratorio di scrittura collettiva avviato nel gennaio 2018 presso la Biblioteca di Ostellato, ha curato l’editing del volume, che riporta il significativo sottotitolo Storie dal clima che ci attende e ha composto il ricco e documentatissimo testo introduttivo. Ce ne parla, raccordando le informazioni sul laboratorio con la propria personale ricerca nelle sue terre, quelle del Mezzano, Ostellato e Dogato, Massa Fiscaglia, Comacchio, fino alla costa adriatica; quelle che sono denominate “terre nuove”, in cui, dopo la metà degli anni Dieci del 2000, sulla spinta dell’adesione al movimento della cosiddetta <scrittura della viandanza>, si è messo a camminare, più precisamente a ‘caminar preguntando’ vale a dire interrogando i luoghi, quelli dove nessuno cammina più, spesso definiti “irrilevanti a fini paesaggistici”. E ci ha illustrato i tratti fondamentali della storia di questo territorio, con particolare riferimento alle operazioni di bonifica, al rapporto complesso e controverso tra terra e acqua, alle scelte operate da amministratori e ceti dominanti, ad “alcune forme di resistenza, da parte delle popolazioni che usufruivano delle valli come beni comuni, nei momenti in cui sono apparse evidenti le modalità predatorie della bonifica e il suo aspetto speculativo”. Ci ha anche offerto interessanti chiavi di lettura su quello che “possono fare gli scrittori oggi, di fronte a un processo che si svolge su una scala enormemente vasta, immane, inabbracciabile, giacché oggi gran parte del pianeta è in bilico tra terra e acqua e sull’orlo della catastrofe”.
E si chiede “come possono raccontare il disastro climatico in una chiave che non sia soltanto quella <postcatastrofica>?” Forse, risponde, “possono cantare la mappa. Scegliere un territorio e raccontare com’era, com’è e come sta per diventare… Il paesaggio può essere strumento di ispirazione e conoscenza: la geografia e la storia di un territorio dove acqua e terra lottano da millenni possono alimentare saperi utili a vivere e lottare dentro la crisi climatica. Il nuovo attivismo sul clima può farne tesoro. Comunque vada, ci sono tante storie da riscoprire e narrare. C’è ancora una terra da percorrere e cantare.”
Nel laboratorio, ci raccontano Emanuela Matteo e Patrizia, sono stati approfonditi temi e problemi relativi ai cambiamenti climatici, alle particolarità del territorio del cosiddetto Basso ferrarese; sono stati evidenziati elementi degni di diventare significativi sul piano narrativo; è stata delineata la struttura del testo complessivo, articolata in sei *atti*, affidati a sei sottogruppi. La scrittura vera e propria si è realizzata secondo modalità preferite da ciascun sottogruppo, ma, individuando elementi chiave che ricorrono e si richiamano qua e là, si è cercato comunque di far percepire ai lettori un filo comune, pur nella diversità e peculiarità degli stili e dei generi.
Dopo alcune integrazioni da parte di altri componenti del collettivo presenti tra il pubblico e qualche domanda ancora, l’incontro si è chiuso con la chiarificazione della scelta, da parte dell’ensemble che ha scritto il libro, di firmarsi col nome collettivo Moira Dal Sito.
“È un anagramma di Mario Soldati, che rende omaggio tanto allo scrittore quanto alla biblioteca, ma c’è qualcosa di più: in greco Μοῖρα significa <fato>, <destino>. Nella mitologia classica è la forza che tiene a bada gli dei, che pone un limite a ciò che possono fare, che punisce il loro arbitrio. Oggi più che mai serve una Μοῖρα per porre un freno alla distruzione di ambiente e risorse. <Dal sito> significa <dal posto>, <dal luogo>. <Moira Dal Sito> suona dunque come un fiducioso auspicio che venga dal basso, dai territori, dalle loro singolarità, la forza che fermerà l’ecocidio e il disastro climatico.”