Non che vada granché di moda definirsi tali di questi tempi, ma Leonardo Fiorentini è un politico. E come tale (anche se il termine è un po’ riduttivo) ha realizzato un podcast in cui c’è parecchia politica e che non ha la pretesa di suonare equidistante. “Anzi, è proprio un podcast dichiaratamente partigiano, anche se c’è sempre la speranza che possa aiutare qualcuno a cambiare idea su questo tema. Ma ho qualche dubbio sul poter ottenere questo risultato”, dice lui con un sorriso.
Il tema in questione è quello della legalizzazione della cannabis e il podcast si chiama L’Onda Verde, proprio come un volume curato dallo stesso Fiorentini nel 2021. “Più che legalizzazione è meglio parlare di ‘regolamentazione’, in questo caso la terminologia è importante”. A farlo presente è Stefania Andreotti, che è una giornalista e di Fiorentini è amica di lunga data, tanto da decidere di affiancarlo in questo esperimento.
Di esperimento si parla perché nessuno dei due si era mai cimentato in un podcast di dimensioni considerevoli (16 episodi, divisi equamente tra approfondimento e confronto): “Stiamo facendo i salti mortali per registrarlo – spiega Leonardo – ma ci stiamo un po’ mettendo in riga, seppure rimanga complicato. Quello del podcast non è un media che padroneggio e la presenza dei ragazzi di Cumbre è fondamentale: il loro lavoro di inquadramento e produzione è insostituibile”. Cumbre – Altre Frequenze è un collettivo di produzione audio nato solo da pochi mesi a Ferrara, che mette insieme diverse professionalità.
Leonardo, Stefania: ma perché un podcast, peraltro in un mercato sempre più saturo?
LF – Per diverse ragioni. Intanto perché un podcast così specifico su questo argomento, in Italia, non mi risulta che esista e dalla pubblicazione del libro ci sono già stati nuovi sviluppi molto interessanti di cui poteva essere utile dare conto. E poi perché il podcast permette di rivolgersi a un pubblico che non è necessariamente quello ‘attivista già convinto’, ma uno che potrebbe volerne sapere di più.
SA – C’è anche un altro tipo di messaggio, ossia che in un momento storico in cui i problemi principali sono altri – come guerra e pandemia – le battaglie per i diritti civili e le libertà individuali non devono essere trascurate. Sono questi i momenti in cui abbassando la guardia ci si preclude una possibilità di futuro in cui ci piacerebbe vivere. Possono sembrare battaglie minori o temi di attualità secondaria, ma anche se fosse così penso sia necessario un presidio.
La tesi di fondo che accompagna l’ascoltatore del podcast è abbastanza chiara: la guerra alla droga a livello globale ha fallito e ora bisogna cambiare approccio.
LF – Il punto principale è questo. Dopo anni di guerra alle droghe stanno prendendo forma nuovi approcci alla cannabis: dall’Uruguay agli Stati Uniti, dal Canada a Malta. Non più vietare e reprimere, ma regolamentare, informare, governare il fenomeno: in una parola, legalizzare. I dati di una storia lunga più di sessant’anni puntano tutti in quella direzione. Nel 1998 ci venne detto che un mondo senza droghe era possibile. A quasi venticinque anni di distanza ci si ritrova periodicamente a prendere atto di nuovi record di produzione e consumo: questo non può che indicare un fallimento dell’attuale sistema.
La prima obiezione che viene in mente però è: c’è già troppa droga in giro, perché metterla più facilmente a disposizione delle persone?
LF – Perché sul tema delle droghe il dibattito politico si è ridotto a una polarizzazione ridicola, fatta spesso di slogan, senza analisi serie suffragate da dati di ricerca. Le prime regolamentazioni legali della cannabis ci permettono di avere dati che sconfessano miti che da decenni hanno fatto in modo che i proibizionisti avessero dalla loro parte delle suggestioni molto facili da propinare. Dire che ‘la droga fa male’ è la cosa più facile del mondo. Ma così si mette tutto in un calderone indistinto che non ha davvero senso. La questione è incredibilmente complessa e viene affrontata anche con una notevole dose di ipocrisia. Basti pensare che l’alcol è unanimemente considerato la sostanza più pericolosa tra quelle che dà dipendenza e la nostra cultura ne è permeata in maniera profonda e pervasiva.
Quella per la legalizzazione della cannabis è quindi una battaglia che include il contrasto a parecchi luoghi comuni.
LF – È così, ma infatti sul sito de L’Onda Verde abbiamo messo anche una sezione FAQ per smontare tante panzane usate nel dibattito politico, pur prive di fondamenti scientifici. Come ad esempio l’idea per la quale l’uso della cannabis faccia da primo passo verso quello di droghe considerate ‘pesanti’. Fosse davvero così avremmo milioni di eroinomani in Italia e invece sono circa 300mila. Oppure l’affermazione per la quale la legalizzazione porterebbe ad un’esplosione dei consumi. Anche in questo caso i dati a disposizione dicono l’esatto contrario. Oggi, in epoca di proibizionismo, il mercato delle droghe è tra i più liberi e riforniti del mondo. Chiunque in qualunque luogo e in qualunque momento si può rifornire di qualunque sostanza grazie all’incredibile potere accumulato dalle narcomafie. Mi sembra una bella contraddizione.
Il podcast è organizzato come un dialogo a due voci. Come mai questa scelta?
SA – Volevamo provare a impostare un confronto, anche dal punto di vista sonoro, per evitare di diventare troppo enciclopedici o di parlare troppo… legalese. Seppure il tema sia vissuto molto nella quotidianità ha comunque risvolti enormi in termini di leggi e decreti. Ho cercato di interpretare il mio ruolo in diverse chiavi, sia come complice, ma anche come voce critica. È capitato spesso che Leo dicesse cose che non mi tornavano e quindi finissi col chiedere di approfondire ulteriormente. Ma il tutto è risultato comunque naturale perché siamo amici da tanto tempo e abbiamo condiviso tanti momenti di militanza nella battaglia per la regolamentazione.
Come sono stati i primi riscontri di pubblico e addetti ai lavori?
SA – La sensazione è che ci sia apprezzamento, pur ritrovandosi col rischio di essere facilmente etichettati e quindi esclusi dalla considerazione. I detrattori della regolamentazione non vanno mai a cercare una posizione di mediazione ed a volte è un po’ disperante. Chi sente molto il tema invece è contento e chi è addetto ai lavori ha anche fatto puntualizzazioni importanti, segnalandoci aspetti da migliorare, ma anche suggerendo temi collaterali da prendere in considerazione, come l’uso della cannabis in campo medico e psichiatrico.
Il podcast magari farà da mattoncino verso il risultato finale, ma la vera domanda è: vivremo abbastanza per vedere una legalizzazione della cannabis in Italia?
LF – Già da un decennio i maggiori esperti del settore dicono che non è una questione di ‘se’, ma solo di ‘quando’. Gli USA hanno fatto dei passi avanti significativi con legalizzazioni in molti dei suoi Stati, mentre in Italia tutto è complicato da resistenze molto forti che ostacolano, se non proprio affossano, gli iter legislativi. Ma penso sia evidente che prima o poi succederà. Quando ci arriverà la Germania, e potrebbe farlo entro questa legislatura, cadrà un altro muro. Un mercato regolamentato e sicuro rappresenta un vantaggio anche per chi non consuma. Non solo per le risorse recuperate dallo Stato, ma anche per quelle che vengono sottratte al crimine organizzato e che nelle attuali condizioni vengono immesse di nuovo nel sistema per alimentare altri traffici. Questo circolo vizioso andrà rotto prima o poi.
L’Onda Verde esce con un nuovo episodio ogni mercoledì ed è disponibile gratuitamente su tutte le principali piattaforme audio come Spreaker, Spotify, Apple Podcast e Google Podcasts, grazie ad Agenda Podcast, il canale dell’Associazione Luca Coscioni.