Due conferenze – dibattito sul mondo della musica nell’era digitale a cura di Roberto Manuzzi, musicista e docente del Conservatorio di Ferrara. Nell’era della musica “liquida” e del distanziamento sociale sembra ormai di esserci lasciati definitivamente alle spalle un mondo fatto di vinili, di concerti dal vivo, di tournée mondiali, di grandi stadi pieni di pubblico. Eppure questo mondo resiste, o si manifesta in forme nuove tutte da comprendere. Questi due incontri sono l’occasione per dialogare con chi questi cambiamenti li ha vissuti da vicino e continua a viverli, indicandoci se possibile nuove strade per la diffusione della musica e delle altre forme d’arte nel terzo millennio.
Lo scorso 27 febbraio con Fabio Testoni (Dandy Bestia) ed Oderso Rubini, un incontro denso di ricordi, di suggestioni e di rimandi ad un’epoca storica e creativa che non c’è più, quella della Bologna degli anni ’70, è stata il filo conduttore del racconto dipanatosi sul palco del Jazz Club. A parlare e raccontare assieme al moderatore due protagonisti che quel mondo lo hanno vissuto per davvero: Testoni, fondatore degli SKIANTOS e il loro storico manager Oderso Rubini.
La rievocazione ha toccato spunti di storia recente ed elementi “politici”, rievocando quel decennio magico intercorso tra il 1971 (anno di fondazione del DAMS) e il 1980, anno del concerto dei Clash in piazza Maggiore, ma anche della terribile strage alla stazione di Bologna. In quegli anni di “rivoluzione culturale” l’energia e la creatività scorrevano a fiumi in una città che si scopriva improvvisamente cosmopolita e culturalmente all’avanguardia, che attirava intellettuali come Umberto Eco, Dario Fo, Carmelo Bene, nel quale fiorivano centinaia di band giovanili e nascevano coraggiosi esperimenti musicali come l’etichetta Harpo’s Bazaar, nata in un’aula del Conservatorio di Bologna. Qui venne istituito un primo corso di musica elettronica frequentato da Rubini e Cialdo Capelli (allora tastierista di Lucio Dalla) ed altri come Roberto Manuzzi stesso e alcuni ferraresi (ad esempio Marco Castellani ed Enzo Lampronti del collettivo musicale “Marcel Duchamp vive ancora”).
L’etichetta musicale Harpo’s Bazaar diede poi il via alla Bologna Wave di allora e lanciò gli Skiantos nel firmamento della musica. I racconti si sono avvicendati a lungo durante la serata, tra l’interesse dei partecipanti (tra cui molti allievi del conservatorio). Qualcuno si è interrogato sull’incertezza di un futuro da musicista jazz al giorno d’oggi, ed è giunta puntuale la risposta del Maestro Manuzzi: “La Musica che conta non è merce, noi suoniamo per la bellezza di fare musica. Peccato solo sia un mestiere per chi lo fa (o vorrebbe farlo) di professione”.
Il secondo appuntamento di questa rassegna si terrà sempre tra le mura del Jazz Club Ferrara, domenica 6 marzo e vedrà ospite Domenico “Mimmo” Paganelli, ex direttore artistico della EMI italiana.
Chi meglio di lui può raccontare la storia dell’industria del disco degli ultimi cinquant’anni, se non un ragazzo che ha fatto tutte le tappe della produzione musicale, iniziando a soli 17 anni alle Messaggerie Musicali di Milano come commesso, per poi entrare a far parte delle principali case discografiche italiane (CGD, RICORDI, RCA, PANARECORD, PEER-SOUTHERN, EMI)?
Paganelli ha curato inoltre la discografia di musicisti come Vasco, Vecchioni, Battiato, Guccini, Gaetano, Fossati, Zero, Litfiba, De Gregori, Graziani e innumerevoli altri. Un’esperienza a tutto tondo che non si è fermata, ma che prosegue come produttore indipendente e talent scout nel difficile panorama contemporaneo, raccontata con dovizia di particolari nel suo libro autobiografico “Volevo lavorare dentro nei dischi” che farà da guida nell’incontro.
Un ciclo di conferenze che mette dunque insieme più generazioni di artisti in uno scambio culturale che fornisce ai giovani grande spunto di riflessione sull’ambiente musicale di ieri e di oggi.