Il loggione del Teatro Verdi ha sempre avuto un’aria misteriosa, nella lontana oscurità che lo avvolgeva. Qualcosa è cambiato dalla riqualificazione che ha trasformato il teatro in Laboratorio Aperto: più luce, più spazio, ma senza perdere il solito velo di magia. Oggi però, la nuova veste dell’antico loggione ha finalmente degli inquilini fissi e inizia finalmente ad assumere caratteri più morbidi, noti e quotidiani.
Ad inserirsi con mimetica delicatezza, nell’ordine più alto e ‘alla sinistra del re’, quattro giovani professionisti con le idee chiare che insieme hanno deciso di proporsi al mondo come Plam Creative Studio. Uno studio creativo ‘versatile, audace e sintetico’, citando la brochure. “Non sai quanto tempo ci abbiamo messo a decidere questi 3 aggettivi!” mi informano i ragazzi, ma a giudicare dalla cura con la quale hanno allestito lo spazio – nei minimi dettagli – non si fatica a credere che sia stata una operazione lunga e ragionata.
Colgo indaffarati Andrea Miljevic, Arianna Montinaro, Andrea e Luca Pradella perché stanno organizzando una trasferta. Man mano ognuno abbandona il suo compito per sedersi al tavolo bianco candido delle riunioni. Alla nostra destra una parete chiara lascia risaltare le fotografie in bianco e nero appese con precisione; a sinistra invece un muro grezzo in mattoni, di quelli che stupiscono piacevolmente fino a favorire il solito commento “non sembra nemmeno di essere a Ferrara!”. Lo spazio di Plam Creative Studio si allunga seguendo la curva del loggione, tra scrivanie, libri, computer e strumenti del mestiere. Da dove partiamo? Da un desiderio nato durante il primo lungo lockdown. “Io, Arianna e Andrea ci siamo laureati assieme qui a Ferrara in Design del prodotto industriale, mentre Luca viene dall’ISIA di Urbino, con un master in fotografia – inizia il racconto Andrea Pradella -. Appena usciti dall’università ci siamo ritrovati in piena emergenza sanitaria. Avevamo molta voglia di metterci all’opera, di confrontarci, e nelle nostre teste c’era una mostra su progetto di tesi universitaria. Con le nostre esperienze alle spalle, così differenti – dalla grafica, alla progettazione, passando per il design di allestimenti, la fotografia e il video – abbiamo iniziato a collaborare e a confrontarci. Così è nato Plam: uno studio multidisciplinare che ha individuato come core business (l’attività principale, ndr) l’exhibition design, e cioè la progettazione di allestimenti, nel quale convergono tutte le nostre competenze, dal contenuto al contenitore, senza dimenticare la comunicazione. Poi ovviamente mettiamo a disposizione anche tutte le nostre singole professionalità. Ad ogni modo, il neonato Plam continuava ad avere quella mostra in testa… ”. Così, ormai rientrati nelle loro città di origine, dal Veneto, dal Friuli e dalla Puglia, i quattro ragazzi si trovano a riflettere sui loro obiettivi.
Una mostra, quella che hanno in testa, che non può essere realizzata fisicamente: ma questo è un ostacolo non troppo scomodo per uno studio che maneggia con destrezza i software giusti. Così “Wasting Safety“, il primo lavoro di Plam, diventa realtà virtuale tra inverno e primavera 2020. Un focus sulla cultura indiana, progetto di tesi di Andrea Pradella, che racconta il lavoro di coloro che smistano i rifiuti nelle discariche, prevalentemente donne, e del loro rapporto con i dispositivi di protezione individuale (DPI). A distanza di poco tempo raccoglie positivamente l’input il Laboratorio Aperto, da sempre interessato a tecnologia e innovazione, che consente ai ragazzi di trasformare il virtuale in fisico presso gli spazi dell’ex Teatro Verdi. Dopo una serie di vicissitudini sempre legate alla curva pandemica, il 25 giugno 2021 viene inaugurato l’allestimento fisico di Wasting Safety tra le sale del teatro. Un allestimento che non supera totalmente la sua precedente forma con richiami alla virtualità, QR Code, e video inediti giunti dall’India.
Pochi mesi dopo la prima inaugurazione, in concomitanza con il festival Internazionale a Ferrara, Plam propone al Laboratorio Aperto la sua seconda mostra, “Passaggio a Nord-Est“. “È la mia tesi fotografica – interviene Luca Pradella – e parla del sistema migranti italiano visto dal punto di vista dell’operatore sociale, in particolare affronta il tema degli immigrati provenienti dalla rotta balcanica”. La mostra impressiona anche la commissione di Internazionale a Ferrara, che decide di inserire la tappa nel programma delle iniziative collaterali del festival. Dai primi successi, dai primi contatti e dai primi complimenti, nascono i primi lavori su commissione che mettono i ragazzi davanti alla necessità di strutturarsi come studio creativo e trovare un posto fisico che li accolga e li rappresenti. Il Laboratorio Aperto ancora una volta si dimostra all’altezza del nome che porta e invita i nostri quattro Plam ad animare il loggione dove ci troviamo ora. “Siamo qui da metà ottobre. Il Laboratorio ci ha accolti a braccia aperte ed è nata una bellissima sinergia, anche con gli altri co-worker. Si è creata una vera e propria rete”, come ci dicono i ragazzi mentre le loro voci si rincorrono per completare la frase.
Dal Friuli, dalla Puglia e dal Veneto, dunque, i nostri quattro Plam hanno scelto Ferrara. Arianna, Andrea e Andrea si sono formati qui, costruendosi una rete di contatti, e poi hanno trovato Laboratorio Aperto che oggi per loro rappresenta casa.
Ma siete convinti di restare o vi dovremo salutare? “Ferrara ci ha dato l’opportunità di essere quello che siamo – riprende Andrea – è sicuramente una città in cui per noi non c’è troppa competizione ma non c’è nemmeno troppa cultura del design: non si sgomita di certo ma a volte è anche difficile far capire cosa facciamo. Però proprio qui abbiamo trovato la nostra dimensione, una realtà come questa di Laboratorio Aperto, disponibile e lungimirante, e poi i ferraresi che abbiamo conosciuto sono sempre stati molto propositivi. Per il momento ci troviamo bene qui, perché c’è un fermento culturale interessante e vivo. Certo da qui al futuro non si può mai sapere cosa accadrà”. Luca interrompe il fratello tra le risate dei ragazzi: “… poi ci troviamo bene qui anche perché la gente è aperta. Noi dal nord, dal Friuli, siamo abituati a persone tutte seriose e impostate: qui invece con il cliente si può andare anche a bere uno spritz!”.
Le mostre hanno saputo spianare la strada allo Studio che successivamente si è dedicato anche a progetti di natura meno artistica ma sempre creativa, mantenendo comunque un occhio di riguardo per la progettazione di allestimenti. “Ci piace creare percorsi misti, ibridi, multidisciplinari, che contengano diversi supporti, modalità espressive, forme d’arte. Siamo versatili, come dice il flyer!” spiega Andrea Pradella. In effetti, è proprio il volantino ad elencare i tanti ambiti nel quali si destreggia lo studio creativo: design del prodotto, grafica, comunicazione, fotografia, video, analisi, progettazione 3D. Un tuffo anche nella tecnica dello stop motion, grazie alle abilità fotografiche di Luca perché “lui è il nostro jolly, sa fare tutto”, ci dice Arianna. Plam non si ferma davanti a nulla e non ha paura di spremere il famoso olio di gomito: “ci affascina molto anche questo lato del design – continua Arianna – quello manuale, pratico, che ci permette di provare, creare, plasmare”.
Qualche piccola indiscrezione sul futuro? “Ci piacerebbe sicuramente portare in giro le due mostre” inizia Arianna, “sono pensate proprio per essere modulabili e adattarsi a spazi differenti”, aggiunge Andrea Miljevic: “è uno dei nostri obiettivi, sempre perché siamo ‘versatili’”. È davvero incredibile vedere la sinergia di questi ragazzi che terminano il pensiero l’uno dell’altro. “E poi ci sarà il pop-up (un evento temporaneo, ndr) qui al Verdi – questa volta è Andrea a parlare -, un progetto che ci vedrà a fianco del Laboratorio Aperto, a fine aprile. L’evento durerà circa due mesi e sarà una sorta di fab lab contemporaneo: cercheremo di coinvolgere realtà locali per riflettere, in partenza, sulla prototipazione del digitale. Sveliamo poche informazioni alla volta perché siamo ancora in fase creativa”. Noi non insistiamo oltre per non rovinarvi la sorpresa.
I Plam tornano ad organizzare il materiale per la loro trasferta; persino una pianta sarà in viaggio con loro domani. Fuori dalla finestra un tramonto rosa mette ancora più in risalto le pareti di cemento del Laboratorio Aperto. Una storia a lieto fine, per l’ex Teatro Verdi.
Plam Creative Studio ha anche un sito web.