Fate l’amore e non fate la guerra, siamo tutti d’accordo; però potreste sempre decidere di giocare alla guerra. Giunto in Italia negli anni novanta, il softair è uno sport per chi lo pratica, un gioco per chi lo conosce, un’attività ricreativa per Wikipedia: si pratica simulando in tutto e per tutto azioni militari. Oggi, sono circa settecento i club di softair in Italia, per una community che – e andiamo subito a certificarvi questo dato – oltrepassa sicuramente i 160.000 appassionati. La nostra fonte certa? Lo youtuber Riko Airsoft, all’anagrafe Riccardo Luppi, cresciuto tra i piatti panorami della provincia di Ferrara, che oggi riunisce ben 164.000 Sparapallini – come li ha soprannominati Riko – iscritti al suo canale.
Sono passati diversi anni da quando Riccardo, per puro caso, ha preso in mano la prima arma da gioco e l’ha filmata commentandone le fattezze. All’epoca, con un gruppo di amici, finì per caso alla SoftAir Fair, la fiera nazionale di softair che si tiene proprio a Ferrara: “Per la prima volta vedevo quei prodotti tutti assieme, tra le bancarelle – racconta Riko – e lì è scattatala scintilla. Me ne sono totalmente innamorato, e da allora non ho più mollato”. In quel momento fatidico, con il cellulare in mano, Riccardo ebbe l’impulso di filmare e raccontare: “È stato veramente folle il modo in cui ho iniziato: il me di 10 anni fa non aveva la minima idea di quello che sarebbe potuto succedere. Adesso non mi metterei mai a parlare di una cosa che non so, e attraverso un mezzo che non conosco! Parlavo di uno sport che per me era nuovo, e della tecnica video, di riprese e montaggio, non sapevo assolutamente nulla. È stato un percorso di continua ricerca, su entrambi i fronti, tant’è che successivamente la qualità del video è diventata importante quanto il softair”.
Dal primo approccio con l’attrezzatura al gioco vero e proprio: “Ho giocato un po’ dappertutto ma inizialmente nel ferrarese. Quando si inizia a giocare si tende sempre a farlo in maniera non proprio regolare, non essendo parte di un club ufficiale. Si sperimenta tra case abbandonate, in qualche boschetto vicino a casa… Le ho provate un po’ tutte, ma sempre ovviamente con buon senso, in aree private e senza dare fastidio ad altri. Sono entrato anche a far parte di un club ufficiale, ma ho sentito il bisogno di staccarmi dopo 4 anni: solitamente nel club si collabora su più fronti, all’organizzazione di partite agli eventi, e io non riuscivo più a dare il supporto necessario. Ho deciso invece di giocare su invito e quindi di sperimentare realtà diverse in tutta Italia, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia. Ho partecipato ad eventi di tutti i tipi anche per poter raccontare ai miei follower esperienze e dinamiche diverse. A vedere sempre le stesse situazioni mi stuferei io e si stuferebbero i miei follower”.
Oggi l’entusiasmo di Riccardo è assolutamente percepibile nei video che pubblica a cadenza regolare, sul suo frequentatissimo canale. Tutorial per chi vuole conoscere molto a fondo la sua attrezzatura, porzioni di partite con commento, qualche bella storia, qualche giustissimo sfogo, ma soprattutto seguitissime recensioni e unboxing. Ormai entrato nel linguaggio comune, il termine unboxing significa letteralmente ‘aprire la scatola’; compito dell’influencer, in questo caso dello youtuber, quello di condividere con il pubblico il solenne momento dell’apertura del pacco contenente l’accessorio del momento. Riko fa emergere dal cartone fucili, pistole, pallini, torce, mimetiche, protezioni per occhi, e chi più ne ha più ne metta, per poi descrivere alla sua community di Sparapallini le caratteristiche salienti dei prodotti. Vista la quantità di video unboxing e le immagini dei giocatori bardati per le partite, la domanda nasce spontanea: ma non sarà costosissimo il softair? Riccardo risponde deciso: “…Sì, è un po’ costoso; però a questo proposito ho fatto anche un video dove dico che il softair in realtà non è per forza così caro. Il motto del mio canale è proprio ‘il softair alla portata di tutti’ perché è uno sport che puoi rendere sicuramente costoso, ma che in realtà puoi giocare tranquillamente con una cifra che si aggira tra i duecento e i trecento euro. Quella è, e quella rimane; poi dopo chiaramente ci sono gli acquisti dei consumabili, come ad esempio i pallini o i costi da sostenere per l’iscrizione al club, ma sono cifre veramente irrisorie se paragonate agli sport classici comuni sui quali, ad esempio, incide economicamente anche la pratica, l’allenamento. Poi chiaramente è facile che prenda la scimmia (n.d.r. ferrarese per ‘mania’) e che si arrivi a spendere un poco di più, ma anche questo è un atteggiamento comune a tutti gli sport”.
Tra i video più cliccati i gameplay, una serie di riassunti dal campo di battaglia. Riko racconta le partite alla sua community analizzando la giocata e commentando la location, che molto spesso è sorprendente. Tra ruderi e boschi, si gioca in luoghi suggestivi e scenografici che rendono il tutto ancora più coinvolgente; e capita che le partite diventino molto di più di una semplice sparatoria: “Il bello del softair è che è veramente molto vario. Le partite possono durare 10 minuti, come due giorni. Si può affittare un campo per fare partite veloci, ma si possono anche scegliere sessioni di gioco molto più complesse e lunghe con dinamiche differenti. In questi casi si deve pensare in anticipo a tutta l’attrezzatura necessaria – un concetto più vicino a quello militare -, e si deve anche leggere un book con tutte le informazioni utili, gli obiettivi, le tempistiche. A volte il gioco prosegue anche di notte, e si potrebbe subire un attacco, quindi ci si da il cambio di guardia. Così è tutto più simulativo. Si può passare quindi da un gioco molto veloce e dinamico, simile al videogioco, in cui si spara per vincere, a giochi strutturati in cui l’obiettivo potrebbe essere invece quello di disinnescare una bomba, o salvare un ostaggio e recuperare informazioni. Potrebbero esserci anche personaggi particolari, impersonati da attori. In altre partite ci sono scenografie mozzafiato, veicoli, carrarmati, elicotteri: sono cose folli! Proprio come film!”.
Il softair non lascia sicuramente a corto di argomenti, ma è innegabile la creatività di Riko nel proporre differenti tipologie di video senza dimenticare il valore del messaggio dato ad una community così ampia. Cosa cambia nella vita di chi guadagna questa visibilità? “Il mio percorso è stato talmente graduale che non non c’è mai stato un momento in cui mi sono detto ‘guarda cosa è successo!’: un passo alla volta, giorno dopo giorno, sembra sempre tutto normale. Poi circa cinque o sei anni dopo il primo video ho iniziato a guardarmi indietro e a capire che si stava formando qualcosa. Si è concretizzato tutto quando ho organizzato il mio primo raduno: c’erano moltissimi ragazzi, si facevano le foto entusiasti! Forse è stato quello il momento in cui mi sono reso conto di quello che avevo creato. Loro erano emozionati ma ero molto più teso io che, tra l’altro, sono sempre stato molto timido; questo fare video mi ha veramente aperto un mondo anche dal punto di vista sociale. Ad ogni modo, oggi, sicuramente in svariati video passano delle piccole morali, il messaggio che partendo da zero si può creare qualunque cosa, e io ne sono la prova. Cerco di spronare a credere sempre in ciò che si vuole fare: se si ha quell’energia lì dentro si può davvero raggiungere l’obiettivo. Si ha comunque sempre la paura di dire qualcosa di sbagliato, ma ce l’avevo più all’inizio, oggi sono passati di moda anche gli haters!”. Qualcuno si lamenta, come sempre, ma Riccardo deve parlare a tutti e lo fa con professionalità: niente contenuti troppo tecnici, che risulterebbero inaccessibili ad alcuni, un tono chiaro deciso e coinvolgente. Risposta pronta anche per coloro che non credono alla sincerità di chi recensisce prodotti a fronte di un regalo o di un compenso – e, badate bene, non si parla certo di migliaia di euro: “Chi dice che io parli sempre bene un po’ di tutto probabilmente non guarda l’intero video. Io ci metto sempre molto entusiasmo quando parlo, questo è vero, e quindi può sembrare che per me sia tutto molto bello, ma in realtà, ascoltando con attenzione, racconto sempre sia il bello che il brutto di ciò che recensisco. Non cambia il mio atteggiamento se vengo pagato per parlare di qualcosa o se decido di recensire un oggetto mio, che possiedo da 10 anni: dirò esattamente le stesse cose. Le stesse aziende sanno di non poter imporre nulla perché è facile risultare finti, la gente se ne accorge, soprattutto i follower che ti seguono da tempo – con attenzione – e ti conoscono bene. Se il prodotto che mi arriva è molto buono, e per recensirlo ricevo anche un compenso, sono ancora più felice di descriverne le qualità, e penso sia normale”.
Non è facile reggere i ritmi del social e della comunicazione, soprattutto 160.000 a uno (e specialmente quando si ha anche un altro lavoro: grazie al canale YouTube, e alla sua popolarità, Riccardo oggi si occupa anche di produzioni video e contenuti di altra natura). Capita che anche Riko debba prendersi una pausa per tornare con la giusta energia: “I miei follower si accorgono del mio stato d’animo, percepiscono ogni sfaccettatura. Questo canale deve rimanere un impegno genuino e io devo trovare contenuti interessanti da presentare a chi mi segue, anche da tanto tempo. Nei periodi un po’ più smorti oggi preferisco fermarmi e ripartire con le idee più chiare”.
Un rapporto così stretto con i follower si costruisce anche impiegando ore per leggere e rispondere ai commenti o alle e-mail. “Mi è capitato di fare degli screenshot di alcuni commenti bellissimi che mi hanno dato una gioia immensa. Mi arrivano anche delle email. C’è sempre chi mi ringrazia poi magari mi fa qualche domanda tecnica, oppure chi mi manda papiri per raccontarmi esperienze e spiegarmi in che modo io gli sono stato d’aiuto con i miei video; è la concretizzazione del mio lavoro. Quando sono lì tra un taglio e l’altro di una clip, o mi metto a registrare davanti alla videocamera, questi messaggi mi danno l’energia per fare qualunque cosa”.
Il progetto più soddisfacente in questi anni di attività? Riko non ha dubbi quando cita l’esperienza del campo estivo di softair per ragazzi. Da ben 10 anni, in Trentino, viene organizzato il Junior Softair Camp, un mese di campo specifico per giovani dai 13 ai 17 anni. Il softair dalla A alla Z, dalla teoria alla pratica. Oggi Riko è partner dell’organizzatore – ed ideatore, amico e collega – e accompagna i ragazzi nel verde a giocare, ma anche ad apprendere le tecniche base di gioco tra escursioni, focus su orientamento e mimetismo, e avventure.
Tutte le foto presenti nell’articolo sono tratte dal profilo Instagram @riko_airsoft
Questo è il canale YouTube di Riko.
1 commento
grande rikooo