Atlantide: nel mito di Antonioni, il film sulla Venezia nascosta domenica in Sala Estense
Domenica, 6 Aprile 2025

Atlantide: nel mito di Antonioni, il film sulla Venezia nascosta domenica in Sala Estense

Un film senza sceneggiatura, che osserva i ragazzi di Sant’Erasmo, nella laguna di Venezia, nel violento passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
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Atlantide, nelle parole del suo regista Yuri Ancarani, è la conclusione di un ciclo personale. Domenica sera il regista sarà in Sala Estense a Ferrara in un evento speciale, organizzato da Arci per parlare della sua ultima opera, presentata anche al Festival di Venezia nell’autunno scorso e in procinto di essere in promozione in altre nazioni, tra cui gli Stati Uniti, in particolare presto nel prestigioso Moma di New York.

Un film particolare già nelle intenzioni: Atlantide nasce per essere un film che guarda alla realtà, vuole gettare una luce profonda su un percorso che ha seguito i giovani dell’isola di Sant’Erasmo, nella laguna di Venezia.

un fotogramma dal film

Tre anni, senza una sceneggiatura, per avvicinarsi e costruire una storia che parla di gioventù e di un istante particolare: quell’istinto di autodistruzione che scorre nel flusso del passaggio tra adolescenza e età adulta. Ne abbiamo parlato con il regista stesso, pronto a raccontarci qualcosa della sua opera, cinque anni dopo il già ambizioso “The Challenge”.

In una intervista si spiegava come Atlantide abbia significati ancora da scoprire al suo interno. In questi mesi dalla presentazione al Festival di Venezia ad oggi, cosa è cambiato nel guardare al film?
Yuri Ancarani: All’interno del film ci sono delle simbologie che devono essere ancora scoperte, anche dall’autore stesso. La cosa che è emersa nel tempo è come Atlantide sia un film che parla ovviamente di Venezia, ma soprattutto del desiderio di autodistruzione dei giovani. Un desiderio che poi spesso ci si porta nella vita adulta, creando i cataclismi che viviamo ogni giorno: guerre, catastrofi ambientali. Tutti fenomeni generati da noi, uomini. Tutto parte dall’educazione dei giovani e Atlantide mostra cosa è quel piccolo momento dove un giovane sta per diventare adulto: un momento esplosivo molto forte, dove tutto succede, in tempi molto brevi e dove c’è questa spinta a superare il limite.

https://www.youtube.com/watch?v=0VSHU2QFhB0

Atlantide non ha una sceneggiatura. È vicino sia ad un film che ad un documentario, perché essenzialmente riprende la realtà, senza nulla di costruito. Quando è iniziato e quando è finito il film?
Il film è iniziato esattamente come inizia la pellicola. Le prime riprese sono esattamente quelle con cui inizia il film, quei ragazzi che si lanciano in acqua facendo tuffi dalla fermata del vaporetto. Noi in quel momento stavamo vivendo a Sant’Erasmo: una piccola isola che fa parte della laguna di Venezia, dove ci si muove con motorini o al massimo delle piccole Ape Piaggio, perché le strade sono veramente strette. Siamo passati di fronte ad una fermata e abbiamo visto questi ragazzi che correvano, ho acceso la camera ed è iniziato il film.

Avevamo studiato quello che succedeva nella cronaca a Venezia, questi incidenti, questi morti a causa dei pali di legno che galleggiano in acqua e ancora le storie di gang, gli atti di violenza. È qualcosa che non si conosce, ma che accade a Venezia, come in altre città e volevamo osservare questa realtà. La fine? Il protagonista avrebbe vissuto un grosso incidente dentro questi fatti di cronaca. Come arrivare a questo finale, l’ha identificato il protagonista stesso: quello che succedeva a Daniele Barison, il protagonista, è stato registrato e poi siamo arrivati alla conclusione, che non riveliamo ovviamente.

un fotogramma dal film

Quando una persona va al cinema a vedere Atlantide, cosa sta guardando di preciso? Un documentario? Un film?
Beh, quando qualcuno si trova davanti a qualcosa che non riesce a spiegare, vuol dire che si trova davanti qualcosa di nuovo. Noi abbiamo già digerito e capito il cinema per cinquant’anni, con le sue regole. Noi italiani siamo spesso nostalgici del passato: dobbiamo ricordarci, come popolo, che siamo pionieri. Il regista simbolo della vostra città (e il mio preferito) Michelangelo Antonioni, all’inizio non era stato molto compreso. Il fatto che questo film sia difficile da comprendere deve essere uno stimolo per i ferraresi, anche perché é un film estremamente comprensibile, pur se scritto con regole diverse dal solito.

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Non aveva senso scrivere un film sugli adolescenti usando il classico codice degli adulti: questo ha creato un film nuovo e sinceramente mi fa molto piacere arrivi a Ferrara, la città del mio regista preferito. Siamo sempre stati i primi, noi italiani, a creare cose nuove e il cinema ha il dovere di continuare a proporre strade nuove. Lo stesso Antonioni tra gli anni Ottanta e Novanta già parlava di cinema digitale: amava gestire il colore nelle inquadrature, per lui il digitale che arrivava era un grande valore, mentre molti avevano paura di questi cambiamenti. Era una persona che sapeva guardare avanti, con coraggio. Uno sguardo avanti in cui mi riconosco: io lavoro interamente in digitale, usandone i vantaggi al massimo: mi ha permesso di girare nella notte più profonda senza luci (artificiali), tranne quella della luna.

Noi giravamo solo ed esclusivamente quando la luna era piena, per poter usare le riprese notturne della laguna di notte. La luna era il nostro lampione, il nostro unico lampione.

yuri ancarani

Il film ha una lavorazione che parte dal 2018 e si conclude nel 2021, un periodo in cui i ragazzi, che sono i protagonisti del film, si sono prima presi la ribalta con le proteste per l’ambiente e poi, con la pandemia, sono stati estromessi da tutta la conversazione generale. Questo ha influenzato Atlantide?
Quello che stava succedendo ha mostrato una mancanza. Tutti noi, adulti compresi, abbiamo sempre vissuto con la musica. Tutti parlano di concerti, discoteche, vita collettiva. A questi giovani è venuta a mancare: questo film trasmette molto questo bisogno che questa generazione non ha potuto sfogare. Questa generazione ha bisogno di sentire la musica, ad alto volume, come tutte quelle precedenti. Non è un caso che sia un film d’interesse proprio per i giovani stessi: è vero che i ragazzi non vanno più al cinema, ma il cinema consente di sentire migliaia di watt di musica. Per tanto tempo le discoteche sono state chiuse, ma i cinema erano ancora aperti. Atlantide appaga molto questo bisogno, e mette alla scrittura Sick Luke, un giovane trapper per la colonna sonora, insieme a Lorenzo Senni e Francesco Fantini, alle orchestrazioni: entrambi con risultati stupefacenti e fuori ruolo, fuori dal loro consueto ambito musicale. Quando non ci sono più stati concerti e discoteche, un fenomeno che le riprese del film hanno visto giorno dopo giorno, i ragazzi hanno cominciato ad ascoltare la tecno sui barchini dell’isola.

un fotogramma dal film

Questo percorso di realizzazione di Atlantide ha cambiato l’idea di costruzione di un film per il futuro?
Se ne parla ora perché questo è il film entrato in distribuzione, ma io ho sempre girato in questo modo. Atlantide conclude un ciclo decennale di produzione: è la conclusione di un percorso, la conclusione di un dittico, viene dopo The Challenge che guardava al mondo di un falconiere, in Qatar, realizzato con la stessa idea di cinema. Non so ancora cosa mi aspetta nel futuro, ma sicuramente la promozione ora si sposterà in altri paesi e oltreoceano: verrà presto presentato al Moma di New York.

C’è differenza tra come Atlantide viene accolto in Italia rispetto al resto del mondo?
Io sono soddisfatto del mio pubblico in Italia, è giovane e stimolante e mi incoraggia ad andare avanti verso una strada complessa, che non segue le logiche del mercato.

La cosa interessante all’estero è che il pubblico non ci crede: non crede che sia possibile che quello che mostro sia reale. Oggi Venezia è un brand, un cliché cosi radicato nelle vite delle persone, che è quasi impossibile vederla in un altro modo.

Paradossalmente abbiamo parlato di cinema verità e all’estero questo mi fa quasi passare per un ciarlatano: uno che si sta prendendo gioco del pubblico. È impossibile che questo film racconti una storia vera, dicono. Questo è una sensazione che sto vivendo nei contatti con gli Stati Uniti e altri paesi.

E questo spiega anche perchè Atlatide servisse, non si può pensare che Venezia sia solo una città dove le coppie vanno, per amore e basta, che la storia della città si concluda in quell’unico racconto.

ATLANTIDE
Alla presenza in Sala Estense del regista Yuri Ancarani

Domenica 27 febbraio ore 17.30

Sito del Cinema BoldiniSito del regista Yuri Ancarani

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