Siamo a Comacchio, un paese della costa emiliano romagnola conosciuto in tutto il mondo per la sua particolare conformazione geografica, il monumento dei Trepponti e la regina di casa, l’anguilla. È proprio di lei che si è parlato nella giornata di martedì 25 gennaio 2022 alla Manifattura dei Marinati di Comacchio, in occasione della presentazione di LIFEEL, il primo progetto – che durerà 50 mesi, da ottobre 2020 a dicembre 2024 – a sostegno del patrimonio delle biodiversità del bacino del Fiume Po e in particolare della conservazione dell’anguilla europea (Anguilla Anguilla), specie ormai in estinzione.
Il progetto, che vede come capofila la Direzione generale Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione Lombardia, ha come partner l’ente nazionale greco Hellenic Agricultural Organization DIMITRA, la Direzione generale Agricoltura caccia e pesca dell’Emilia Romagna, l’Università di Bologna, l’Università di Ferrara, il parco lombardo della Valle del Ticino, gli enti Parco del Delta del Po del Veneto e dell’Emilia Romagna e la società di consulenza GRAIA (Gestione Ricerca Ambientale Ittica Acque).
Ad aprire il convegno, in diretta video da Milano, è stata la dottoressa Marianna Garlanda, assistente tecnica e coordinatrice del progetto, che ha illustrato il perché si è reso necessario attuare un piano di recupero della specie. Sono seguiti gli interventi di Mattia Lanzoni, ricercatore in Ecologia del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della prevenzione all’Università di Ferrara, il professore del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie all’Università di Bologna Oliviero Mordenti, e Massimiliano Costa, direttore Ente per i parchi e la biodiversità Delta del Po Emilia-Romagna.
I diversi componenti del team che sta portando avanti gli studi per la salvaguardia dell’anguilla sono intervenuti per spiegare le teorie, le soluzioni ideate e i problemi riscontrati, che siano questi di carattere geofisico, naturale o legati all’incidenza umana. Hanno partecipato alla discussione, portando la loro esperienza e le loro conoscenze, anche il capovalle delle Valli di Comacchio Pier Carlo Farinelli e il Vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca dell’Emilia-Romagna Vadis Paesanti.
A presentare gli invitati e a moderare la discussione sono stati Aida Morelli, presidente Ente Parchi per la biodiversità del Parco del Delta del Po dell’Emilia Romagna e Giuseppe Castaldelli, professore del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’Università di Ferrara: hanno saputo gestire ottimamente sia gli interventi dal pubblico durante la tavola rotonda finale, sia il susseguirsi degli argomenti trattati.
Durante la conferenza sono state esaminate in primo luogo le minacce alla sopravvivenza dell’anguilla, collegate in gran parte all’attività umana negli ambienti in cui vive. Sono stati individuati quattro principali pericoli per questa specie e quindi quattro linee di intervento: la mancata tutela ottimale delle giovani anguille, chiamate cieche, nel loro ambiente riproduttivo; i canali utilizzati per gli spostamenti, che permettono loro di inseguire le giuste acque al fine di favorire riproduzione e crescita, in gran parte modificati dall’uomo creando sbarramenti invalicabili per le anguille che si ritrovano così bloccate nel loro ciclo vitale; le turbine degli impianti idroelettrici che uccidono gli esemplari di passaggio; infine la peggiore, a mio avviso, poiché dettata dall’avidità dell’uomo: la pesca sempre più intensiva, spesso caratterizzata da fenomeni di bracconaggio, sia delle cieche vendute a carissimo prezzo e trasportate illegalmente in paesi come Cina e Giappone, dove sono una prelibatezza, sia delle anguille già mature.
A fronte di queste grosse problematiche che ricadono sulla conservazione della specie Anguilla Anguilla, LIFEEL si è posta degli obiettivi da raggiungere al fine di salvaguardarne la riproduzione.
Secondo gli studiosi intervenuti al convegno è anzitutto necessario iniziare un processo di selezione dei migliori riproduttori in modo da avere maggiori possibilità di nascita di nuovi esemplari e una maggiore tutela di quelli esistenti, siano essi nati in cattività o in natura, oltre al rilascio in mare di esemplari già sessualmente maturi monitorati attraverso microchip e particolari radar, per capire il percorso che compiono e le acque che toccano.
Altra importante azione è la riapertura dei canali di passaggio che permettono alle anguille di spostarsi per riprodursi e crescere nei vari periodi dell’anno: l’anguilla è un pesce non stanziale, ma segue le correnti di acqua che, in base alla salinità e alla temperatura, gli permettono di svilupparsi.
Si, perché l’anguilla nasce nel Mar dei Sargassi come larva e solo in seguito attraversa l’Oceano Atlantico per arrivare nelle acque calme e calde del Delta del Po, dove cresce e risiede per circa 15 anni, fino al momento della maturazione sessuale, che la riconduce al suo luogo di nascita per accoppiarsi, generare nuova vita e infine morire.
Un ulteriore accorgimento è quello del limitare il passaggio a ridosso delle turbine idroelettriche che le attira uccidendole. Bisogna anche controllare i livelli delle acque nelle valli attraverso speciali chiuse, in modo da permettere il passaggio dei raggi solari che fanno crescere e proliferare particolari alghe, principali nutrienti per le anguille. La parte più difficile però rimane la modifica del comportamento dei pescatori, che devono esser sensibilizzati sulla questione, ancora molto spinosa, del pescato controllato e limitato.
La tradizione culinaria comacchiese è infatti molto legata al consumo dell’anguilla, soprattutto nel periodo natalizio. Ogni anno, tra novembre e dicembre, alla Manifattura dei Marinati si dà luogo all’accensione dei fuochi dove vengono cotte le anguille, marinate e confezionate nelle tradizionali scatole gialle e rosse, quelle stesse scatole che anche Sofia Loren ha tenuto tra le mani nel film del 1961 La donna del fiume, come ci ricorda la celebre foto famosa in tutto il mondo.
Oltre al periodo natalizio, c’è un altro momento, meno conosciuto a livello turistico ma molto sentito tra i cittadini comacchiesi, che ogni anno viene atteso con grande gioia: “la sfamà dal pòpul” (la sfamata del popolo, in dialetto).
Perché questo nome? A partire dagli anni in cui il territorio comacchiese era governato dagli Estensi e poi dallo Stato Vaticano, quando ancora c’erano molte anguille – e molta fame anche! – si usava ‘concedere’, durante il periodo prenatalizio, diverse valli adiacenti a Comacchio – Valle Rillo, Valle Raibosola e Valle Fattibello: qui tutti potevano legittimamente andare a fiocinare e portare a casa il pesce per festeggiare il Natale. Durante la prima e seconda guerra mondiale invece cambiarono modalità: alle famiglie più indigenti veniva consegnato un biglietto con il quale potevano ritirare la loro ‘razione’ di anguille e passare le festività con il cibo sulla tavola.
Per riprendere questa tradizione, abbandonata per un periodo e ritrovata negli ultimi trent’anni, si è pensato di sostituirla con la vendita del pescato a prezzo calmierato presso la Manifattura dei Marinati, un evento organizzato dal Parco del Delta del Po in collaborazione con il Comune di Comacchio, finalizzato anche alla promozione dei prodotti ittici del territorio.
Purtroppo la continua pesca senza regole e la complicata riproduzione delle anguille per le motivazioni ben elencate durante la conferenza, han fatto sì che nell’anno 2021, per la prima volta dopo tanto tempo, non ci sia stata l’abbondanza di pescato che permettesse di vendere le anguille al pòpul. Si sono venduti solo cefali.
Il capovalle Pier Carlo Farinelli ha spiegato infatti che le anguille pescate quest’anno sono state solo in minima parte usate per la marinatura e le restanti rilasciate, per continuare il loro ciclo vitale nella speranza che si possano poi riprodurre.
Alla fine del convegno c’è stato il tempo per una tavola rotonda che ha visto partecipare vari esponenti della pesca locale e la consigliera comunale Sandra Carli Ballola: gli intervenuti hanno esposto i loro dubbi sul metodo scientifico adottato, perché più vicini alla posizione che vede tradizione, allevamento estensivo ed esperienza decennale come soluzione al problema.
Ho trovato molto interessante anche la presenza di una giovane comacchiese laureanda in Biologia all’Università di Padova, che si è interessata a una possibile collaborazione con il Parco del Delta del Po per poter applicare direttamente sul campo i suoi studi. Cosa mi ha lasciato questa esperienza?
Io sono di Comacchio, e sicuramente in me è sempre più viva la consapevolezza di abitare in luogo unico nel suo genere e che cela al suo interno una biodiversità senza eguali al mondo.
Vedere un tale interesse riguardo la salvaguardia dell’anguilla, una questione che vista da fuori può sembrare di secondaria importanza, è certamente degno di nota perché la salvaguardia delle specie animali è necessaria e fondamentale per mantenere l’equilibrio creatosi, e che spero si riesca a conservare grazie alle soluzioni proposte dagli studiosi.
Credo che la sensibilizzazione della popolazione maggiormente legata alla tradizione debba essere forte e costante perché purtroppo certe barriere, dettate spesso dall’indifferenza generale e dalla noncuranza delle generazioni future, portano ad azioni deleterie sul lungo periodo, come si è visto appunto oggi con l’anguilla.
Purtroppo questa situazione sta creando un danno, non solo biologico, ma anche economico al territorio comacchiese: i continui comportamenti deleteri hanno ormai distrutto e compromesso gli equilibri vallivi, equilibri che il progetto LIFEEL sta cercando di ricostruire. Questi territori devono essere considerati gioielli unici della natura, anche e soprattutto dagli abitanti del posto, perché la consapevolezza della straordinarietà delle Valli di Comacchio è ancora, purtroppo, troppo bassa e si tende a minimizzare la sua importanza a livello naturalistico, biologico e turistico.
Qui il sito web dedicato al progetto LIFEEL.