C’è distanza tra il momento – già iconico – in cui Max Verstappen sorpassa Lewis Hamilton all’ultimo giro dell’ultima gara vincendo così un campionato di Formula 1 fino a quel momento (e cioè ben 21 corse) a pari punti, e un laboratorio all’interno di un dipartimento universitario? Forse sì, ma solo nella scala degli eventi.
Circa un’ora prima della revisione finale di questo articolo, in una pista ad Abu Dhabi si è infatti consumato un duello probabilmente destinato a rimanere nella storia. Se fosse una fiaba tradizionale Max Verstappen sarebbe il giovane eroe pronto a diventare re e Lewis Hamilton il leggendario veterano sovrano, immune finora a qualunque avversario: come in una fiaba, l’eroe e il re si sfidano a duello nel palpitante ultimo giro di pista dell’ultima gara del campionato di Formula 1. Alla partenza sono a pari punti e questo è un evento impensabile, ancora di più oggi, un’epoca in cui la Formula 1 ha perso popolarità proprio per la mancanza di spettacolarità, e cioè di competizione e di duelli. Max Verstappen e Lewis Hamilton si sono invece ritrovati a decidere tutto in pochissimi chilometri.
Un solo giro di pista, due uomini e due automobili, due opere di sintesi di tecnologia e costruzione fisica e mentale che combattono ad una velocità inumana per arrivare a mettere la ruota davanti l’una all’altra, sul traguardo. Nella fiaba così come ad Abu Dhabi succede quello che il destino aveva previsto: il sorpasso del giovane eroe, la fiera resa del vecchio re, il tripudio di milioni di appassionati che ritrovano per un istante quella narrazione epica che ha scolpito un immaginario uscito dallo sport e diventato cultura popolare. E cioè intrattenimento e progresso tecnologico insieme, in un duello che pare sceneggiato dal migliore tra gli autori di film.
Usciamo dalla fiaba e torniamo ora nel laboratorio del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara, dove ci aspetta Christian Falavena, team leader del progetto Ferrara Squadra Corse di Unife che vuole (ri)portare l’ateneo ferrarese nella Formula Sae. La Formula Sae è una competizione universitaria internazionale che prevede la progettazione e costruzione di auto da corsa, e la Ferrara Squadra Corse vuole tornare a correre le tappe europee gareggiando nella categoria Electric. Chiediamo a Falavena del pilota e lui sorride.
“Il pilota? Non lo abbiamo ancora deciso. È quel tipo di ruolo che tutti, quando entrano nel progetto, vorrebbero avere. Ci siamo detti di pensarci più avanti, quando nei prossimi mesi avremo l’auto pronta. Organizzeremo un circuito dove potremo fare i test (nella zona dell’aeroporto di Ferrara, ndr) e con l’idea di assegnare il posto al più veloce.” Ma poi aggiunge: “O forse: meglio fare la stessa prova con dei kart a noleggio!“. In fondo, distruggere l’auto per scegliere il pilota sarebbe rovinoso e controproducente.
Unife è entrata nel circuito Formula Sae dopo una lunga incubazione e un progetto finalmente annunciato a porte aperte: l’obiettivo è la tappa italiana del circuito europeo, ai Varano de’ Melegari, nel parmense, il prossimo luglio. Fanno parte del progetto una cinquantina di studenti della facoltà di Ingegneria, che hanno ora una piccola area dove progettare e realizzare la loro auto.
“L’università di Ferrara è stata la prima in Italia a partecipare alla competizione nel 2002 con un’auto il cui telaio è ancora utilizzato per delle prove di vibrazioni”, ci racconta Falavena. “Nel 2005 è nata l’auto che vediamo: ha percorso una sola gara, a Birmingham, dove ha vinto nella categoria della gestione dei costi del team.*(Nota: in fondo all’articolo è presente un approfondimento a seguito della segnalazione di un lettore, NDR)
“Dal 2007 si è fermato tutto, per diverse cause e tra queste il pensionamento del professore che aveva avviato il progetto. Nel 2019 ho notato questa macchina esposta nell’atrio della facoltà con il riferimento di un ragazzo, Mattia Rizzato. L’ho contattato e sono entrato nel progetto preliminare con alcuni altri ragazzi: all’inizio eravamo in cinque. Oggi siamo quasi 50 persone: Mattia si è laureato e mi ha ceduto il ruolo di team leader.”
“Siamo probabilmente l’unico team in Italia che non prevede un test d’ingresso per l’accesso, anche perché all’inizio trovare persone che volessero spendere tempo personale senza avere ancora la macchina davanti è stato complesso: quando invece i componenti diventano tangibili, cambia tutto e le persone vogliono partecipare. Un passaggio chiave è stato quando Unife ci ha ufficialmente riconosciuti: è stato aperto anche il corso denominato ‘Formula Sae’. È un insegnamento a scelta del terzo anno: lo studente riceve una mansione relativa alla progettazione dell’automobile anche in base alla propria passione o area di interesse (telaio, aerodinamica, motore e altri). Il metodo di insegnamento è il learn by doing, ovvero imparare facendo.“
Falavena ci spiega che la progettazione e l’intero progetto sono gestiti autonomamente dagli studenti. La squadra è divisa in reparti: reparto telaio, reparto aerodinamica, reparto elettronica e software, reparto power train (motore e batterie). Poi c’è il settore business (e cioè gestione economica, contratti con sponsor, ad esempio) e due persone che curano la comunicazione e i social media.
Ma con che strumenti e in che modo il team si occupa di realizzare la vettura?
“Il dipartimento di Ingegneria ci dà dei fondi che coprono parzialmente le spese e noi ci occupiamo degli sponsor e delle collaborazioni”, ci spiega. “Gli sponsor sono aziende, preferibilmente locali ma c’è anche, ad esempio, Siemens che ci fornisce i software gratuitamente come partner dell’università. Frigair è una azienda ferrarese che si occupa di radiatori per le auto di serie e ci aiuta attraverso il suo know how. La ferrarese Saf, ancora, produce le batterie e avendo aperto ora un reparto per le batterie al litio era interessata alla parte di sviluppo e ricerca.“
Per dare qualche cifra, si parla di quasi ventotto mila euro per il solo gruppo motori. Per il resto l’idea del team è di lavorare tra ricerca, sponsor e rapporti con le aziende per assegnare la produzione dei componenti alle aziende stesse, in cambio di collaborazione, pubblicità o progetti condivisi.
“Per dare l’idea: la carrozzeria sarà in fibra di carbonio e abbiamo rapporti con una azienda di Faenza dove andremo fisicamente: ci verrà insegnato come tessere il carbonio, dargli forma, stenderlo. Esperienze che in ambito accademico nudo e crudo non si imparano.”
La Formula Sae è molto seguita anche dalle aziende per valutare e intercettare sviluppi tecnologici e idee, o ancora per ricercare persone che abbiano sviluppato competenze specifiche. Dallara, l’azienda costruttrice di automobili da competizione, ad esempio, difficilmente assume persone che non abbiano partecipato alla Formula Student durante il percorso di studi. E il progetto del team di Falavena diventa così vincente anche per Unife: per le matricole la presenza della Formula Sae è uno degli elementi decisivi durante la scelta della sede universitaria. Studenti che prima sceglievano altre sedi per prendere parte alla competizione ora hanno a disposizione anche l’Università di Ferrara per prendere parte al progetto.
Falavena ci racconta anche della fortuna di poter utilizzare la camera anecoica, e cioè un grande ambiente capace di assicurare un elevato isolamento acustico realizzato all’interno dei laboratori del dipartimento di Ingegneria di Unife. Studenti da Modena e Parma sono venuti proprio qui, a Ferrara, per provare le macchine e capire le vibrazioni dei motori: avere un ambiente completamente isolato da qualunque suono, quale è la camera anecoica, permette infatti di capire quali vibrazioni e suoni produce la propria vettura, ed è un grosso aiuto per quanto riguarda l’insonorizzazione.
“Vogliamo arrivare a partecipare alla tappa italiana 2022 della Formula Ata (l’associazione italiana che fa riferimento a Formula Sae Student Germany, ndr) a Varano de’ Melegari, che poi è l’obiettivo di tutti i team italiani, nel luglio 2022.“
“Non vediamo l’ora di avere la macchina: ora abbiamo ordinato i motori. Nel nostro progetto ci sono quattro motori elettrici, uno per ogni ruota, con la potenza erogata su ogni ruota. Come accelerazione il record del mondo è stato fatto con i nostri stessi motori da una azienda tedesca: da 0 a 100 in 1,5 secondi, noi pensiamo di essere sui 2 secondi, anche perché in gara ci sono altri parametri da considerare. Puntiamo ad avere la macchina pronta per maggio, consapevoli che ci sarà poco tempo per lavorare: avremo al massimo due mesi di test prima della manifestazione, ed è sicuramente poco. Adesso si stanno facendo tutti i test al computer per capire la tenuta delle saldature. Le vetture vengono messe in una pista virtuale, con la possibilità di calcolare tutti i tempi e il comportamento previsto. Ovviamente i software sono all’avanguardia ma finché non metti davvero in moto l’auto non è chiaro cosa potrebbe andare storto.“
Scopriamo che la Formula Sae è inserita in un contesto di ricerca e non prevede la classica gara di velocità come ci si potrebbe immaginare. Ci sono prove dinamiche, come le prove tortuose o la prova di endurance, e prove statiche come impermeabilità della macchina, punto di ribaltamento, business plan, capacità di innovazione. La prova di endurance, l’ultima e la più attesa delle prove che consiste nel completare un circuito di circa 22 km, è forse la prova più complessa e non tutte le automobili riescono a portarla a termine.
Ma proprio perché si tratta di una competizione universitaria non si parla di gara in contemporanea e questo per preservare la salute dei piloti e ridurre i rischi durante la gara. È premiante quindi la capacità di progettare e gestire i costi, come un vero e proprio team.
Varano de’ Melegari non sarà forse Abu Dhabi enon ci sarà un duello in pista come quello che abbiamo visto pochi giorni fa nella Formula 1, ma abbiamo la sensazione che quando l’auto del progetto Ferrara Squadre Corse percorrerà il primo giro in pista le emozioni degli studenti Unife saranno assolutamente paragonabili. Gare diverse, auto imparagonabili, stessa stretta al cuore.
INFO:
Si può seguire il progetto del team Unife sui social Facebook, Instagram e Linkedin
*Aggiornamento del 25.12 h 2.00
A seguito della pubblicazione dell’articolo siamo stati contattati da Giovanni Pierantoni, architetto, che ci ha raccontato, precisando meglio la parte storica di inizio anni 2000 sulle origini della prima vettura Formula Student di Ferrara.
“L’idea di partecipare alla Formula Student nasce nel 2001 da alcuni studenti di ingegneria, che fondarono il Team V6MotorClub. L’attuale ingegnere Massimiliano Vitali, motore di tutta la nascita della Formula Student a Ferrara, insieme a Filippo Zucchini, Alessandro Sassi, Nicola Spisani, Marco Antonini, Melania Violentano e Giovanni Pierantoni decide di fare partire il progetto.
Dopo una visita in Inghilterra, nel 2002 si decise di partecipare al progetto nella classe 1 (quella delle vetture complete e funzionanti), esperienza ripetuta nel 2003 con la vettura presente nelle foto dell’articolo (unica università italiana in classe 1 all’epoca) e nel 2004 con risultati più che discreti e ottime collaborazioni con realtà locali come la ditta Battelli di Santa Bianca di Bondeno, che ospitò e fu di supporto nella reale costruzione della vettura.
Grazie a quella esperienza e allo sforzo di quel gruppo oggi è possibile ricevere crediti universitari riconosciuti, mentre allora era assolutamente impensabile: quel percorso consentì di far comprendere il valore di questo tipo di esperienza formativa, con il supporto anche del professore e ingegnere Massimiliano Vitali.
2 commenti
Buongiorno scrivo, molto molto rammaricato.
Rammaricato dal fatto che si legge “questa auto è nata nel 2005”.
Boiate, la storia della Formula Student presso l’università di Ferrara è nata prima.
Io come altri che appartenevano a V6 MotorClub dal 2002, 2003 e 2004 abbiamo partecipato.
Dirò di più quella carrozzeria l’ho disegnata io nel 2003 ed è stata riusata per edizione del 2004. Potete andare a vedere gli annuali ufficiali della Formula Student.
Carrozzeria che è stata stuprata e rovinata.
Se si raccontano le cose bisogna raccontare tutto. E dare la giusta importanza a chi prima di voi ha lavorato e voi grazie a loro raccogliete frutti.
Cordiali saluti
Piera.
Prego di cuore di essere contattato perché ci sono molte inesattezze nell’articolo e non tiene da conto i reali fondatori del progetto. Primo fra tutto l’ing. Massimiliano Vitali, Nicola Spisani, Paride Toselli, me e tanti altri che si sono fatti il mazzo e hanno consentito di farsi belli con il lavoro degli altri. Si chiama rubare. La prego di non costringermi ad andare per avvocati.